Vita Chiesa

Papa Francesco: udienza, tanti oggi i cristiani perseguitati, anche con i guanti bianchi

Papa Francesco ha fatto oggi il suo ingresso in Aula Paolo VI, luogo dell’udienza generale di oggi, alle 9.20 circa, dopo aver ricevuto nella basilica di San Pietro i partecipanti al pellegrinaggio dell’Eparchia di Mukachevo di rito bizantino. Ad accoglierlo, 6mila fedeli che si sono assiepati soprattutto lungo le due transenne centrali, per poter salutare il Padre che ha percorso il corridoio a piedi fermandosi a salutare i bambini e a parlare con i ragazzi, molti dei quali gli hanno chiesto di firmare autografi. Non è mancata una sosta per sorseggiare il mate, la bevanda tipica argentina, e per fare l’ormai tradizionale scambio dello zucchetto.

«Gesù è stato odiato dagli avversari, Paolo uguale», ha detto, a braccio, il Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi si è soffermato sull’episodio di Paolo prigioniero davanti al re Agrippa, narrato negli Atti degli Apostoli. «La testimonianza di San Paolo è sempre più segnata dal sigillo della sofferenza», ha esordito Francesco: «Questa è una cosa che cresce col tempo nella vita di Paolo», ha aggiunto a braccio, spiegando che «Paolo non è solo l’evangelizzatore pieno di ardore, il missionario intrepido tra i pagani che dà vita a nuove comunità cristiane, ma è anche il testimone sofferente del Risorto». «L’arrivo dell’Apostolo a Gerusalemme, descritto al capitolo 21 degli Atti, scatena un odio feroce nei suoi confronti», ha raccontato il Papa: «Come fu per Gesù, anche per lui Gerusalemme è la città ostile. Recatosi nel tempio, viene riconosciuto, condotto fuori per essere linciato e salvato in extremis dai soldati romani. Accusato di insegnare contro la Legge e il tempio, viene arrestato e inizia la sua peregrinazione di carcerato, prima davanti al sinedrio, poi davanti al procuratore romano a Cesarea, e infine davanti al re Agrippa». «Luca evidenzia la somiglianza tra Paolo e Gesù, entrambi odiati dagli avversari, accusati pubblicamente e riconosciuti innocenti dalle autorità imperiali», ha proseguito Francesco: «E così Paolo è associato alla passione del suo Maestro, e la sua passione diventa un vangelo vivo. Paolo è chiamato a difendersi dalle accuse, e alla fine, alla presenza del re Agrippa II, la sua apologia si muta in efficace testimonianza di fede».

«Oggi nel mondo, in Europa, tanti cristiani sono perseguitati e danno la vita per la propria fede, oppure sono perseguitati con guanti bianchi, cioè lasciati da parte, emarginati», ha detto, ancora a braccio, il Papa, che nella catechesi di oggi ha fatto riferimento, fuori testo, all’udienza concessa prima dell’udienza generale, nella basilica di San Pietro, all’eparchia di Mukachevo di rito bizantino. «Come sono stati perseguitati, questa gente, quanto hanno sofferto per il Vangelo, ma non hanno negoziato la fede», ha esclamato a braccio. «Il martirio è l’aria della vita di una comunità cristiana», ha proseguito ancora fuori testo: «Sempre ci sono i martiri tra noi, e questo è un segno che siamo sulla strada di Gesù». «È una benedizione del Signore che ci sia nel popolo di Dio qualcuno, qualcuna, che dia questa testimonianza di martirio», ha commentato il Santo Padre.

La fede per San Paolo non è «una teoria, un’opinione su Dio e sul mondo», ma «l’impatto dell’amore di Dio sul suo cuore, è amore per Gesù Cristo», ha spiegato il Papa. «Cristo Risorto lo ha reso cristiano e gli ha affidato la missione tra le genti, perché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ottengano il perdono dei peccati e l’eredità, in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in Cristo», ha ricordato il Papa. «Paolo ha obbedito a questo incarico e non ha fatto altro che mostrare come i profeti e Mosè hanno preannunciato ciò che egli ora annuncia», ha commentato Francesco: che «il Cristo avrebbe dovuto soffrire e che, primo tra i risorti da morte, avrebbe annunciato la luce al popolo e alle genti». «La testimonianza appassionata di Paolo tocca il cuore del re Agrippa, a cui manca solo il passo decisivo: ‘Ancora un poco e mi convinci a farmi cristiano!», ha proseguito il Papa, sottolineando il fatto che Paolo «viene dichiarato innocente, ma non può essere rilasciato perché si è appellato a Cesare. Continua così il viaggio inarrestabile della Parola di Dio verso Roma». «Paolo incatenato finirà qui a Roma», ha detto Francesco a braccio: «A partire da questo momento, il ritratto di Paolo è quello del prigioniero le cui catene sono il segno della sua fedeltà al Vangelo e della testimonianza resa al Risorto». «Le catene sono certo una prova umiliante per l’apostolo, che appare agli occhi del mondo come un malfattore», ha fatto notare il Papa: «Ma il suo amore per Cristo è così forte che anche queste catene sono lette con gli occhi della fede». «Paolo ci insegna la perseveranza nella prova e la capacità di leggere tutto con gli occhi della fede», ha concluso il Santo Padre: «Chiediamo oggi al Signore, per intercessione dell’apostolo, di ravvivare la nostra fede e di aiutarci ad essere fedeli fino in fondo alla nostra vocazione di cristiani, di discepoli del Signore».

Fuori programma oggi in Aula Paolo VI. Dopo la catechesi e prima dei saluti in lingua italiana che come di consueto concludono l’appuntamento del mercoledì dei fedeli, il Papa ha applaudito divertito ad un’esibizione del Circo di Mosca, il «Great Moscow State City», i cui giovani artisti e giocolieri hanno eseguito sul palco acrobazie ed evoluzioni, che Francesco ha seguito con interesse e visibilmente apprezzato. Alla fine l’artista più giovane, autrice degli esercizi con il maggiore livello di difficoltà, ha abbracciato calorosamente il Papa e gli ha offerto una delle forcine che servono per raccogliere i capelli durante i numeri acrobatici. Poi, dopo il saluto con gli altri circensi, la bimba biondissima, occhi azzurri color del cielo, è tornata ad abbracciare il Santo Padre mettendosi fiera al suo fianco per guadagnarsi, in solitaria, un’altra «photo opportunity»

«Imparare a guardare la vita dall’alto, dalla prospettiva del cielo, vedere le cose con gli occhi di Dio, attraverso il prisma del Vangelo». È l’invito del Papa, che salutando i pellegrini polacchi ha citato la memoria della Beata Vergine Maria di Loreto, celebrata domenica scorsa, e ha ricordato l’inizio dell’anno giubilare a lei dedicato, «come patrona dei piloti e di coloro che viaggiano in aereo». Il Giubileo Lauretano, iniziato l’8 dicembre, si concluderà il 10 dicembre del 2020. Salutando, infine, i fedeli italiani, Francesco ha citato la memoria di Santa Lucia, che ricorre venerdì prossimo, e si è riferito al Natale imminente: «Auguro a tutti voi che la luce del Bambino Gesù, ormai all’orizzonte, invada con la sua benedizione la vostra vita».