Vita Chiesa

Papa a Palermo: Messa al Foro Italico, «non si può credere in Dio ed essere mafiosi»

«C’è da scegliere tra amore o egoismo». «La vita va amata e difesa, è il primo dono di Dio! Quel che porta alla sconfitta è amare la propria vita, amare il proprio. Chi vive per il proprio perde», anche se «sembrerebbe il contrario». Nell’omelia della Messa al Foro Italico di Palermo, il Papa si è soffermato sul binomio sconfitta e vittoria, declinato secondo il mondo o secondo il Vangelo. «Chi vive per sé, chi moltiplica i suoi fatturati, chi ha successo, chi soddisfa pienamente i propri bisogni appare vincente agli occhi del mondo. La pubblicità ci martella con questa idea, eppure Gesù non è d’accordo e la ribalta», la denuncia di Francesco: «Secondo lui chi vive per sé non perde solo qualcosa, ma la vita intera; mentre chi si dona trova il senso della vita e vince». «C’è da scegliere: amore o egoismo», l’invito del Papa: «L’egoista pensa a curare la propria vita e si attacca alle cose, ai soldi, al potere, al piacere. Allora il diavolo ha le porte aperte. Fa credere che va tutto bene ma in realtà il cuore si anestetizza. Questa via finisce sempre male: alla fine si resta soli, col vuoto dentro. È come il chicco di grano del Vangelo: se resta chiuso in sé rimane sotto terra solo. Se invece si apre e muore, porta frutto in superficie». «Ma voi potreste dirmi», l’obiezione: «Donarsi, vivere per Dio e per gli altri è una grande fatica per nulla, il mondo non gira così: per andare avanti non servono chicchi di grano, servono soldi e potere». «Ma è una grande illusione», la risposta di Francesco: «Il denaro e il potere non liberano l’uomo, lo rendono schiavo. Vedete: Dio non esercita il potere per risolvere i mali nostri e del mondo. La sua via è sempre quella dell’amore umile: solo l’amore libera dentro, dà pace e gioia. Per questo il vero potere, il potere secondo Dio, è il servizio. E la voce più forte non è quella di chi grida di più, ma la preghiera. E il successo più grande non è la propria fama, ma la propria testimonianza».

«Oggi siamo chiamati a scegliere da che parte stare: vivere per sé o donare la vita». È netta e senza mezzi termini l’alternativa posta dal Papa alle decine di migliaia di palermitani e siciliani che oggi si sono radunati tra il sole e il mare al Foro Italico. «Solo dando la vita si sconfigge il male», ha affermato Francesco nell’omelia: «Don Pino lo insegna: non viveva per farsi vedere, non viveva di appelli anti-mafia, e nemmeno si accontentava di non far nulla di male, ma seminava il bene, tanto bene. La sua sembrava una logica perdente, mentre pareva vincente la logica del portafoglio. Ma padre Pino aveva ragione: la logica del dio-denaro è perdente». «Guardiamoci dentro», l’invito del Papa: «Avere spinge sempre a volere: ho una cosa e subito ne voglio un’altra, e poi un’altra ancora, sempre di più, senza fine. Più hai, più vuoi: è una brutta dipendenza. Chi si gonfia di cose scoppia. Chi ama, invece, ritrova se stesso e scopre quanto è bello aiutare, servire; trova la gioia dentro e il sorriso fuori, come è stato per don Pino». «Venticinque anni fa come oggi – ha proseguito Francesco ricordando il giorno dell’uccisione del primo martire caduto per mano della mafia – quando morì nel giorno del suo compleanno, coronò la sua vittoria col sorriso, con quel sorriso che non fece dormire di notte il suo uccisore, il quale disse: ‘c’era una specie di luce in quel sorriso’. Padre Pino era inerme, ma il suo sorriso trasmetteva la forza di Dio: non un bagliore accecante, ma una luce gentile che scava dentro e rischiara il cuore. È la luce dell’amore, del dono, del servizio». «Abbiamo bisogno di tanti preti del sorriso, di cristiani del sorriso, non perché prendono le cose alla leggera, ma perché sono ricchi soltanto della gioia di Dio, perché credono nell’amore e vivono per servire», l’appello del Papa: «È dando la vita che si trova la gioia, perché c’è più gioia nel dare che nel ricevere«

«Volete vivere anche voi così? Volete dare la vita, senza aspettare che gli altri facciano il primo passo? Volete fare il bene senza aspettare il contraccambio, senza attendere che il mondo diventi migliore? Volete rischiare per il Signore?». Con questi interrogativi incalzanti il Papa ha additato alle decine di migliaia di fedeli accorsi l’esempio di «3P». «Don Pino sapeva che rischiava, ma sapeva soprattutto che il pericolo vero nella vita è non rischiare, è vivacchiare tra comodità, mezzucci e scorciatoie», l’analisi di Francesco: «Dio ci liberi dal vivere al ribasso, accontentandoci di mezze verità. Dio ci liberi da una vita piccola, che gira attorno ai ‘piccioli’. Ci liberi dal pensare che tutto va bene se a me va bene. Ci liberi dal crederci giusti se non facciamo nulla per contrastare l’ingiustizia. Ci liberi dal crederci buoni solo perché non facciamo nulla di male». «Signore, donaci il desiderio di fare il bene», la preghiera del Papa: «Di cercare la verità detestando la falsità; di scegliere il sacrificio, non la pigrizia; l’amore, non l’odio; il perdono, non la vendetta. Agli altri la vita si dà, non si toglie». «Non si può credere in Dio e odiare il fratello», ha ammonito Francesco citando le letture del giorno: «Chi dice ‘Io amo Dio’ e odia suo fratello è un bugiardo’. Un bugiardo, perché sbugiarda la fede che dice di avere, la fede che professa Dio-amore». «Dio-amore ripudia ogni violenza e ama tutti gli uomini», ha ricordato Francesco: «Perciò la parola odio va cancellata dalla vita cristiana; perciò non si può credere in Dio e sopraffare il fratello».

«Non si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è mafioso non vive da cristiano, perché bestemmia con la vita il nome di Dio-amore». Il Papa ha dedicato la parte centrale dell’omelia della messa dedicata a padre Pino Puglisi alla lotta alla mafia. «Oggi abbiamo bisogno di uomini di amore, non di uomini di onore; di servizio, non di sopraffazione; di camminare insieme, non di rincorrere il potere», ha ammonto Francesco: «Se la litania mafiosa è: ‘Tu non sai chi sono io’, quella cristiana è: ‘Io ho bisogno di te’. Se la minaccia mafiosa è: ‘Tu me la pagherai’, la preghiera cristiana è: ‘Signore, aiutami ad amare’». «Perciò ai mafiosi dico: cambiate! Fratelli e sorelle», l’appello del Papa, 25 anni dopo il grido di Giovanni Paolo II dalla valle dei templi di Agrigento e quattro anni dopo le parole pronunciate a Sibari: «Smettete di pensare a voi stessi e ai vostri soldi, convertitevi al vero Dio di Gesù Cristo! Altrimenti, la vostra stessa vita andrà persa e sarà la peggiore delle sconfitte». «Non si può seguire Gesù con le idee, bisogna darsi da fare», l’altro appello rivolto ai siciliani, sulla scorta di don Pino, che amava ripetere: «Se ognuno fa qualcosa, si può fare molto». «Quanti di noi mettono in pratica queste sue parole?», ha chiesto il Papa alla folla del Foro Italico: «Oggi, davanti a lui domandiamoci: ‘Che cosa posso fare io? Che cosa posso fare per gli altri, per la Chiesa?. Non aspettare che la Chiesa faccia qualcosa per te, comincia tu. Non aspettare la società, inizia tu! Non pensare a te stesso, non fuggire dalla tua responsabilità, scegli l’amore!».

L’unico populismo possibile. «Senti la vita della tua gente che ha bisogno, ascolta il tuo popolo. Questo è l’unico populismo possibile, l’unico populismo cristiano». Dal palco del Foro Italico, al termine dell’omelia, il Papa – pur senza riferimenti diretti – non si è sottratto ai temi politici di stretta attualità. «Sentire e servire il popolo, senza gridare, accusare e suscitare contese», l’invito: «Così ha fatto padre Pino, povero fra i poveri della sua terra. Nella sua stanza la sedia dove studiava era rotta. Ma la sedia non era il centro della vita, perché non stava seduto a riposare, ma viveva in cammino per amare. Ecco la mentalità vincente. Ecco la vittoria della fede, che nasce dal dono quotidiano di sé. Ecco la vittoria della fede, che porta il sorriso di Dio sulle strade del mondo. Ecco la vittoria della fede, che nasce dallo scandalo del martirio. ‘Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici’. Queste parole di Gesù, scritte sulla tomba di don Puglisi, ricordano a tutti che dare la vita è stato il segreto della sua vittoria, il segreto di una vita bella. Oggi scegliamo anche noi una vita bella».

(Testo integrale dell’omelia)