Vita Chiesa

Papa in Bulgaria, alle autorità: «Ogni religione rifiuti violenza e coercizione»

«Sono lieto di trovarmi in Bulgaria, luogo d’incontro tra molteplici culture e civiltà, ponte tra l’Europa dell’est e quella del sud, porta aperta sul vicino oriente; una terra in cui affondano antiche radici cristiane, che alimentano la vocazione a favorire l’incontro sia nella regione sia nella comunità internazionale». È il saluto del Papa alla Bulgaria, nel suo primo discorso, rivolto alle autorità, alla società civile e al Corpo diplomatico, nella piazza Atanas Burov, pronunciato subito dopo l’incontro privato con il presidente della Repubblica di Bulgaria, Rumen Radev, durato circa mezz’ora. «Qui la diversità, nel rispetto delle specifiche peculiarità, è vista come un’opportunità, una ricchezza, e non come motivo di contrasto», l’omaggio del Papa, nella «storica piazza che porta il nome dello statista Atanas Burov, che subì i rigori di un regime che non poteva accettare la libertà di pensiero».

Poi il saluto al patriarca Neofit, che Francesco incontrerà subito dopo, «ai metropoliti e ai vescovi del Santo Sinodo, e a tutti i fedeli della Chiesa Ortodossa Bulgara». «Rivolgo un affettuoso saluto ai vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e a tutti i membri della Chiesa Cattolica, che vengo a confermare nella fede e ad incoraggiare nel loro quotidiano cammino di vita e testimonianza cristiana», ha proseguito il Papa, rivolgendo il suo «cordiale saluto ai cristiani delle altre comunità ecclesiali, ai membri della comunità ebraica e ai fedeli dell’Islam», riaffermando «la forte convinzione che i veri insegnamenti delle religioni invitano a restare ancorati ai valori della pace; a sostenere i valori della reciproca conoscenza, della fratellanza umana e della convivenza comune», come recita il documento sulla fratellanza umana recentemente siglato ad Abu Dhabi.

Ogni religione aiuti alla concordia. «Approfittiamo dell’ospitalità che il popolo bulgaro ci offre affinché ogni religione, chiamata a promuovere armonia e concordia, aiuti la crescita di una cultura e di un ambiente permeati dal pieno rispetto per la persona umana e la sua dignità, instaurando vitali collegamenti fra civiltà, sensibilità e tradizioni diverse e rifiutando ogni violenza e coercizione», il primo appello di Francesco, secondo il quale «in tal modo si sconfiggeranno coloro che cercano con ogni mezzo di manipolarla e strumentalizzarla».

Il ricordo di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. «La mia visita odierna intende idealmente riallacciarsi a quella compiuta da San Giovanni Paolo II nel maggio 2002 e si svolge nel grato ricordo della presenza a Sofia, per circa un decennio, dell’allora Delegato Apostolico Mons. Angelo Giuseppe Roncalli». Fin dall’inizio del suo primo discorso in Bulgaria, il Papa ha citato quello che in questa terra, a stragrande maggioranza ortodossa, dove i cattolici sono l’1%, è chiamato da tutti «il Papa bulgaro». «Questi portò sempre nel cuore sentimenti di gratitudine e di profonda stima per la vostra azione, al punto da affermare che, dovunque si fosse recato, la sua casa vi sarebbe stata sempre aperta, senza bisogno di dire se cattolico o ortodosso, ma solo: fratello di Bulgaria», ha sottolineato Francesco. «San Giovanni XXIII lavorò instancabilmente per promuovere la fraterna collaborazione tra tutti i cristiani e con il Concilio Vaticano II, da lui convocato e presieduto nella sua prima fase, diede grande impulso e incisività allo sviluppo dei rapporti ecumenici», ha ricordato il Papa: «È sulla scia di questi provvidenziali avvenimenti che, a partire dal 1968 – dunque da ormai cinquant’anni – una Delegazione ufficiale bulgara, composta dalle più alte autorità civili ed ecclesiastiche, compie ogni anno una visita in Vaticano in occasione della festa dei Santi Cirillo e Metodio. Essi evangelizzarono i popoli slavi e furono all’origine dello sviluppo della loro lingua e cultura e soprattutto di abbondanti e duraturi frutti di testimonianza cristiana e di santità». «Siano benedetti i Santi Cirillo e Metodio, compatroni d’Europa, che con le loro preghiere, il loro ingegno e la loro concorde fatica apostolica ci sono di esempio e rimangono, a distanza di più di un millennio, ispiratori di dialogo fecondo, di armonia, di incontro fraterno tra le Chiese, gli Stati e i popoli!», ha esclamato Francesco tributando un omaggio ai patroni bulgari: «Possa il loro fulgido esempio suscitare numerosi imitatori anche ai nostri giorni e far sorgere nuovi percorsi di pace e di concordia!».

Migrazioni e «inverno demografico». Sono le due sfide più urgenti che la Bulgaria si trova ad affrontare, secondo il Papa. «Ora, in questo frangente storico, a trent’anni dalla fine del regime totalitario che ne imprigionava la libertà e le iniziative – ha detto Francesco – la Bulgaria si trova ad affrontare le conseguenze dell’emigrazione, avvenuta negli ultimi decenni, di più di due milioni di suoi concittadini alla ricerca di nuove opportunità di lavoro». «Nel medesimo tempo la Bulgaria – come tanti altri Paesi del vecchio continente – deve fare i conti con quello che può essere considerato come un nuovo inverno», ha proseguito il Papa: quello demografico, che è sceso come una cortina di gelo su tanta parte dell’Europa, conseguenza di una diminuzione di fiducia verso il futuro». «Il calo delle nascite, dunque, sommandosi all’intenso flusso migratorio, ha comportato lo spopolamento e l’abbandono di tanti villaggi e città», il ritratto di Francesco. La Bulgaria, inoltre, «si trova a confrontarsi con il fenomeno di coloro che cercano di fare ingresso all’interno dei suoi confini, per sfuggire a guerre e conflitti o alla miseria, e tentano di raggiungere in ogni modo le aree più ricche del continente europeo, per trovare nuove opportunità di esistenza o semplicemente un rifugio sicuro».

Poi le parole rivolte al presidente bulgaro, incontrato poco prima in privato: «Conosco l’impegno con cui i governanti di questo Paese, da anni, si sforzano di creare le condizioni affinché, soprattutto i giovani, non siano costretti a emigrare». «Vorrei incoraggiarvi a continuare su questa strada – l’appello –  a compiere ogni sforzo per promuovere condizioni favorevoli affinché i giovani possano investire le loro fresche energie e programmare il loro futuro personale e familiare, trovando in patria condizioni che permettano una vita degna». «E a voi, che conoscete il dramma dell’emigrazione, mi permetto di suggerire di non chiudere gli occhi, il cuore e la mano – come è nella vostra tradizione – a chi bussa alle vostre porte», l’altro appello rivolto alla società civile: «Il vostro Paese si è sempre distinto come un ponte fra est e ovest, capace di favorire l’incontro tra culture, etnie, civiltà e religioni differenti, che da secoli hanno qui convissuto in pace. Lo sviluppo, anche economico e civile, della Bulgaria passa necessariamente attraverso il riconoscimento e la valorizzazione di questa sua specifica caratteristica. Possa questa terra, delimitata dal grande fiume Danubio e dalle sponde del mar Nero, resa fertile dall’umile lavoro di tante generazioni e aperta agli scambi culturali e commerciali, integrata nell’Unione europea e dai solidi legami con Russia e Turchia, offrire ai suoi figli un futuro di speranza. Dio benedica la Bulgaria, la conservi pacifica e accogliente e la renda prospera e felice!».