Vita Chiesa

Papa in Corea: «I martiri ci chiamano a mettere Cristo al di sopra di tutto»

(dall’inviato Sir a Seoul) – “L’esempio dei martiri ha molto da dire a noi, che viviamo in società dove, accanto ad immense ricchezze, cresce in modo silenzioso la più abbietta povertà; dove raramente viene ascoltato il grido dei poveri; e dove Cristo continua a chiamare, ci chiede di amarlo e servirlo tendendo la mano ai nostri fratelli e sorelle bisognosi”. Lo ha detto Papa Francesco che oggi alla Porta di Gwanghwamun, a Seoul, ha celebrato la messa di beatificazione di Paul Yun Ji-Chung e 123 compagni martiri, uno degli appuntamenti più attesi di tutto il viaggio papale in Corea del Sud. “Se seguiamo l’esempio dei martiri e crediamo nella parola del Signore – ha spiegato il Pontefice – allora comprenderemo la sublime libertà e la gioia con la quale essi andarono incontro alla morte”.

Ripercorrendo il sacrificio del beato Paul Yun Ji-Chung e dei suoi compagni, la cui testimonianza “continua a portare frutti anche oggi” in Corea e nella Chiesa, Papa Bergoglio ha ricordato come “oggi molto spesso sperimentiamo che la nostra fede viene messa alla prova dal mondo, e in moltissimi modi ci vien chiesto di scendere a compromessi sulla fede, di diluire le esigenze radicali del Vangelo e conformarci allo spirito del tempo. E tuttavia i martiri ci richiamano a mettere Cristo al di sopra di tutto e a vedere tutto il resto in questo mondo in relazione a Lui e al suo Regno eterno. Essi ci provocano a domandarci se vi sia qualcosa per cui saremmo disposti a morire”. L’esempio dei martiri – ha aggiunto Francesco – ci insegna l’importanza della carità nella vita di fede e può ispirare tutti gli uomini e le donne di buona volontà ad operare in armonia per una società più giusta, libera e riconciliata, contribuendo così alla pace e alla difesa dei valori autenticamente umani in questo Paese e nel mondo intero”.

“Un’occasione per costruire l’armonia e l’unità dei cattolici non solo coreani, ma anche del popolo coreano e di tutti gli altri popoli dell’Asia, attraverso lo scambio di fratellanza universale”. Così il cardinale Andrea Yeom Soo-jung, arcivescovo di Seoul, ha definito la beatificazione di Paolo Yun Ji-Chung e 123 compagni martiri celebrata oggi da Papa Francesco alla Porta di Gwanghwamun, nella capitale coreana, davanti a circa un milione di fedeli. Nel suo saluto al Pontefice, rivolto al termine della messa, il cardinale ha ricordato che “la Chiesa cattolica in Corea è cresciuta sul sangue dei martiri dimostrando di essere un buon esempio per la società coreana, promuovendo la giustizia e i diritti umani”. “La Chiesa coreana – ha concluso l’arcivescovo – cercherà sempre di essere luce e sale per l’evangelizzazione del mondo, e anche di essere una chiesa al servizio dei poveri, degli oppressi e gli emarginati, facendo loro sentire la gioia del Vangelo”.