Vita Chiesa

Papa in Corea: Messa per la pace, «il perdono conduce alla riconciliazione»

Alla Messa ha partecipato anche la presidente della Repubblica di Corea, la signora Park Geun-Hye. Erano presenti nella cattedrale Myung Dong di Seoul anche un gruppo di cinque rifugiati nordcoreani. “Spero – ha detto uno del gruppo che preferisce rimanere nell’anonimato – che attraverso la visita del Papa, possa presto incontrare la mia famiglia. Spero che le preghiere del Papa possano favorire la strada verso la riunificazione tra il Sud e il Nord della Corea”. “Quando incontrerò il Papa – ha aggiunto – gli chiederò di ricordarsi sempre dei diritti umani violati in Nord Corea”. Alla Messa presenti anche 7 “comfort women”, donne vittime e schiave di abusi sessuali dei soldati giapponesi durante la seconda guerra mondiale. Prima di salire sull’altare, il Papa si è fermato a parlare con una di queste donne, oggi in sedia a rotelle. In Chiesa anche i familiari delle vittime dell’incendio avvenuto a Yongsan il 20 gennaio 2009 e un gruppo di lavoratori della Ssang Yong Motors che hanno perso il lavoro.

“Il dono divino della riconciliazione, dell’unità e della pace – ha affermato il pontefice – è legato alla grazia della conversione: si tratta di una trasformazione del cuore che può cambiare il corso della nostra vita e della nostra storia, come individui e come popolo”. Un invito alla conversione che “chiama anche i seguaci di Cristo in Corea ad esaminare la qualità del loro contributo alla costruzione di una società giusta e umana. Chiama ciascuno di voi – ha detto Bergoglio – a riflettere su quanto, come individui e come comunità, testimoniate un impegno evangelico per i disagiati, gli emarginati, per quanti non hanno lavoro o sono esclusi dalla prosperità di molti. Vi chiama, come cristiani e come coreani, a respingere con fermezza una mentalità fondata sul sospetto, sul contrasto e sulla competizione e a favorire una cultura plasmata dall’insegnamento del Vangelo”.

Chiave di volta di questo cammino di trasformazione è il perdono. Richiamandosi alle parole del Vangelo appena letto, quello in cui Pietro chiede al Signore: ‘Se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli?’, il Pontefice ha evidenziato come “queste parole vadano al cuore del messaggio di riconciliazione e di pace indicato da Gesù. Gesù – ha ribadito – ci chiede di credere che il perdono è la porta che conduce alla riconciliazione. Nel comandare a noi di perdonare i nostri fratelli senza alcuna riserva, Egli ci chiede di fare qualcosa di totalmente radicale, ma ci dona anche la grazia per farlo. Quanto, da una prospettiva umana, sembra essere impossibile, impercorribile e perfino talvolta ripugnante, Gesù lo rende possibile e fruttuoso attraverso l’infinita potenza della sua croce”. La croce di Cristo, secondo Papa Francesco, rivela il potere di Dio di colmare ogni divisione, di sanare ogni ferita e di ristabilire gli originali legami di amore fraterno”. “Ho fiducia che, in uno spirito di amicizia e di cooperazione con gli altri cristiani, con i seguaci di altre religioni e con tutti gli uomini e le donne di buona volontà che hanno a cuore il futuro della società coreana – ha concluso il Papa – voi sarete lievito del Regno di Dio in questa terra. Allora le nostre preghiere per la pace e la riconciliazione saliranno a Dio da cuori più puri e, per suo dono di grazia, otterranno quel bene prezioso a cui tutti aspiriamo”.

La preghiera spontanea di Papa Francesco per il “popolo sofferente per l’Iraq” e per il suo inviato personale in quelle terre, il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. È accaduto al termine della preghiera dei fedeli durante la Messa per la pace la riconciliazione celebrata stamattina nella cattedrale di Seoul. Dopo aver pregato per la pace nel mondo, per la Chiesa, per i luoghi di guerra, per coloro che soffrono la separazione e la divisione, per gli emarginati e i poveri, il Papa a braccio ha pregato “per il cardinale Filoni, che non è potuto venire, perché è stato inviato dal Papa al popolo sofferente dell’Iraq per aiutare i perseguitati e tutte le minoranze religiose che soffrono in quella terra, perché il Signore gli sia vicino nella sua missione”.