Vita Chiesa

Papa nelle Filippine: a Palo, «Fare di più per i poveri»

L’edificio – attualmente in fase di completamento – è intitolato al Papa, che lo ha benedetto oggi, ed è finanziato dal Santo Padre, attraverso il Pontificio Consiglio Cor Unum. Nella residenza arcivescovile di Palo, Papa Francesco ha incontrato alcuni superstiti del tifone Yolanda, che avrebbero dovuto pranzare con lui: 30 familiari di persone che hanno perso la vita nella catastrofe del novembre 2013. Dall’episcopio, con diverse ore di anticipo sul programma, il Santo Padre si è trasferito in automobile alla cattedrale di Palo appena restaurata perché semidistrutta dal tifone. Qui avrebbe dovuto avere un incontro con sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi e altri superstiti del tifone ma il Papa ha potuto rivolgere loro solo un breve saluto ed ha consegnato il discorso che avrebbe dovuto leggere. «Oggi, da questo luogo che ha sperimentato una sofferenza e un bisogno umano così profondi – si legge nel testo -, chiedo che si faccia di più per i poveri».

«Soprattutto – ha detto – chiedo che i poveri dell’intero Paese vengano trattati in maniera equa, che la loro dignità sia rispettata, che le scelte politiche ed economiche siano giuste ed inclusive, che le opportunità di lavoro e di educazione vengano accresciute e che siano rimossi gli ostacoli all’attuazione dei servizi sociali. Il criterio con cui trattiamo i poveri sarà quello con il quale verremo giudicati». Il Papa ha chiesto a tutti, «e a quanti sono responsabili del bene della società, di riaffermare l’impegno per la giustizia sociale e il riscatto dei poveri, sia qui sia in tutte le Filippine». «Questa casa di preghiera», ha detto, «si erge come segno eloquente dell’immenso sforzo di ricostruzione, che voi e i vostri vicini avete intrapreso dopo la devastazione causata dal tifone Yolanda. È anche un memoriale per tutti noi del fatto che, anche nei disastri e nelle sofferenze, il nostro Dio opera continuamente, facendo nuove tutte le cose». Il Papa ha ricordato le sofferenze dei familiari delle vittime. Ma ha anche ringraziato «per quanti hanno faticato in questi mesi per portare via le macerie, per visitare i malati e i morenti, per confortare i sofferenti e per seppellire i morti». «La loro bontà ed il generoso aiuto giunto da moltissime persone di tutto il mondo – ha affermato – sono un segno reale che Dio non ci abbandona mai!».