Vita Chiesa

Prato, gli auguri del vescovo: «Troppe divisioni in città, serve più unità»

I segni della crisi economica, la difficoltà di un dialogo tra persone provenienti da luoghi differenti, il rischio di deterioramento dei valori etici e sociali hanno appesantito e continuano ad appesantire il cammino dell’intera comunità pratese. La perdita del lavoro, accompagnata talvolta da quella di ogni prospettiva, getta persone e intere famiglie in una sorta di buio, in tenebre dalle quali pare che non ci sia via d’uscita. Oggi, come nel passato più recente, Prato è ben lontana e diversa da quella che venne dipinta come “isola felice”.

Il territorio pratese – ne sono fermamente convinto a due anni dal mio arrivo in questa diocesi – dispone però delle forze e della capacità per reagire, per ritrovare la via di un cammino che, oggi più che mai, deve essere all’insegna dell’unità. Troppe divisioni, su troppi piani, rappresentano del resto altre ombre, altre tenebre.

Sono parole – buio, ombre, tenebre – che stridono allorché vengono accostate al Natale. Capisco bene i sentimenti che un padre e una madre di famiglia provano, che qualsiasi persona prova, quando con il lavoro viene meno e sembra calare il buio, portando con sé ogni prospettiva. Il mio invito è: non arrendetevi ma aprite la porta alla speranza e alla luce. E lo dico particolarmente ai giovani, che porto nel cuore.

Penso a quella Luce che da oltre 2000 anni ha assunto, nelle sembianze di un Bambino, i caratteri dell’uomo. Una Luce che, come ci ricorda Giovanni nel Prologo del quarto Vangelo, non potrà essere mai spenta. Una Luce, però, che gli uomini di ieri e di oggi debbono sapere accogliere e servire.

Ecco. Non mancano gli esempi buoni, la carità, l’impegno disinteressato per gli altri. Impegno che, ripeto, è oggi più che mai necessario e che deve essere coeso, unito, lontano dalle troppe differenze e diffidenze che in tanti ambiti caratterizzano oggi la nostra realtà locale.

Il giorno dopo il Natale la città e la diocesi festeggiano il proprio patrono, Santo Stefano primo martire: lo affermo con forza, in questa occasione solenne: a Prato c’è bisogno di maggiore unità, unità vera e fattiva, a partire da quella Luce che oggi, e per secoli, si diffonde da Betlemme.

Che questo Natale dei pratesi sia un Natale di luce, di speranza in un nuovo futuro, pervaso dai valori dell’accoglienza, del dialogo e della carità cristiana. Questa nostra comunità dispone di persone di buona volontà e di risorse per far risplendere la luce e scacciare le tenebre. Lo ha dimostrato e lo dimostra. Lavoriamo tutti, allora, nella stessa direzione, che è quella del bene comune.

Lavoriamo per restituire un futuro a tutti. Lo abbiamo detto, il mese scorso, aprendo i Forum di idee per Prato, nel corso di un incontro inequivocabile nel titolo «Essere per fare. Quali valori per un orizzonte di speranza?».

Il Natale ci ricorda chi siamo figli di un Dio che si è fatto come noi per amarci e salvarci, rendendoci così pienamente uomini. C’è dunque bisogno di essere, prima di fare e per fare. Se sapremo interrogarci su chi siamo, su come siamo legati l’uno all’altro, allora sapremo anche fare e fare bene. Nell’interessi di tutti e di ognuno. È questo il mio augurio per il Natale e per la festa di Santo Stefano.

+ Franco Agostinelli, Vescovo