Vita Chiesa

Seminari toscani, progetto formativo unitario: preti che sappiano coniugare fede e vita

 Un volumetto di 56 pagine che raccoglie i frutti di un cammino di comunione ecclesiale, con alcune puntualizzazioni che riguardano ad esempio i criteri di discernimento per l’ammissione al seminario, in cui oltre all’orientamento vocazionale, alla fede e all’esperienza di vita ecclesiale si richiede anche «una personalità sufficientemente sana, capace di soddisfacenti relazioni, di responsabilità e di fedeltà ai doveri». Viene introdotta in maniera anche la fase propedeutica di un anno o due che precede l’ingresso in seminario, già sperimentata con successo in questi anni con una bella collaborazione tra diocesi. Al centro del documento, l’idea di formare preti che siano prima di tutto uomini di fede, ma anche uomini capaci di costruire relazioni fraterne nella comunità.Monsignor Manetti, che percorso è stato seguito per arrivare a questo risultato?«In seguito alle visite apostoliche ai Seminari della Toscana, compiute dai vescovi Carlo Bresciani e Luigi Renna tre anni fa, si è instaurato un dialogo tra la nostra Conferenza episcopale, specialmente nella persona del presidente il cardinale Giuseppe Betori, e la Congregazione per il clero in cui si è rafforzata la scelta di proseguire il cammino della comunione ecclesiale delle nostre diocesi nella cura della formazione dei seminaristi, da cui era già scaturito il progetto regionale della fase propedeutica con buoni risultati. Nella prospettiva di una riorganizzazione dei nostri seminari nel segno di questa comunione abbiamo deciso di scrivere insieme un progetto formativo unico per tutta la regione. I rettori di tutti i seminari toscani si sono chiusi tre giorni in un convento per offrire ai vescovi una bozza, da quest’ultimi poi elaborata fino ad arrivare a questo testo. Intanto c’è già una bella concretizzazione nella creazione del Seminario Interdiocesano di Pisa a opera di sei diocesi».Nel documento vengono stabiliti rigidi criteri di discernimento per l’ammissione al seminario. Ci sono, da questo punto di vista, novità rispetto al passato?«La novità consiste in un discernimento più approfondito sull’aspirante seminarista. Non è più possibile riservare questa fase al primo biennio, come suggeriva il documento della Cei del 2006. I tempi di assimilazione da parte dei seminaristi delle proposte educative si sono infatti dilatati e bisogna partire con una comunità già epurata dalle criticità più importanti che permetta di sfruttare al meglio il tempo a disposizione. Quindi bisogna risolvere i problemi più grossi prima di entrare in seminario. Come dire: una buona comunità fa un buon seminario».Quale figura di prete ci si aspetta che possa uscire dai seminari? Con quali caratteristiche fondamentali?«L’obiettivo del Progetto Formativo è stato così espresso dai rettori: “formare pastori con spirito missionario e soprattutto uomini di fede, aiutando i candidati a coniugare fede e vita, con senso di responsabilità ecclesiale e stima della lealtà verso gli impegni liberamente assunti”. Su questa proposizione si è costruito l’impianto del documento. Un prete che sia uomo di preghiera, evangelizzatore prima di tutto attraverso la testimonianza della propria vita, possibilmente non sovraccarico di impegni, innamorato di Cristo e della gente, servo leale della verità e consapevole del proprio essere».Formazione spirituale, teologica, umana, pastorale: come trovare un equilibrio tra questi quattro aspetti?«La distinzione delle quattro aree formative è funzionale all’ottimizzazione degli interventi educativi. In pratica è imprescindibile l’unificazione interiore del candidato in modo che la sua accondiscendenza alla proposta formativa sia autentica e non formale. Per questo abbiamo indicato chiaramente il principio unificante nella sequela Christi, strutturando questo capitolo secondo la parola evangelica che la descrive: “Se qualcuno vuol venire dietro a me (formazione spirituale) rinneghi se stesso (formazione umana) prenda la sua croce (formazione pastorale) e mi segua (formazione teologica)».