Vita Chiesa

Terra Santa: padre Patton riconfermato Custode, “continuare sulla strada del dialogo”

Continuare il dialogo intrapreso in questi anni con le altre comunità cristiane e con le altre fedi, Islam e Ebraismo, perché questa è la strada che può portare davvero frutti di bene. “Il mio desiderio – ha aggiunto il Custode – è che in questo triennio, magari anche prima, possa finire la guerra in Siria così da poter andare a visitare padre Hanna Jallouf e padre Louai Bsharat, nella Valle dell’Oronte perché sono le uniche fraternità che in questi sei anni non sono riuscito ad andare a trovare. Più che una visita sarà un vero e proprio pellegrinaggio perché so quanto i cristiani e i frati stanno soffrendo in quella situazione”. Il pensiero di padre Patton è anche per l’Ucraina: “Quando vedo le immagini di Kiev penso che in Siria hanno fatto le prove generali”. Poi un auspicio: “vedere la fine delle altre guerre dimenticate ancora in corso nel mondo. E se non proprio la pace almeno l’aurora della pace”. Davanti al Custode tre anni di servizio e di missione, che si aggiungono agli oltre 8 secoli di presenza francescana in Terra Santa. “Sono molto legato a un passo della prima lettera ai Corinzi in cui san Paolo scrive che alcuni seminano, altri raccolgono, ma è Dio che fa crescere. Ho la consapevolezza che raccolgo ciò che chi mi ha preceduto ha seminato, e ciò che io semino verrà raccolto da altri dopo di me. Se non c’è l’azione della grazia di Dio i nostri sforzi sono inutili”.

In un’intervista al Christian Media Center (Cmc) della Custodia di Terra Santa, padre Patton ha poi detto di interpretare il suo servizio innanzi tutto come “un servizio ai frati. Io sono un frate e il mio primo compito come Custode riguarda il custodire la vita e la vocazione dei frati della Custodia. Si tratta di aiutare i frati a vivere la propria vocazione francescana in questo contesto molto particolare che è il contesto mediorientale”. Tra le cose da completare in questo triennio, il Custode ha annoverato “la seconda fase dei lavori per il restauro del pavimento del Santo Sepolcro, che è un progetto comune con il patriarcato greco e armeno” che fa il paio con il restauro, condotto sempre con la Chiesa greca e armena, dell’Edicola del Santo Sepolcro. Dobbiamo lavorare sapendo che il nostro servizio è prima di tutto un servizio alle persone, poi anche un servizio ai Luoghi, è un servizio che sta dentro la Storia, ma è un servizio che è possibile solo con la grazia di Dio”. “Sappiamo – ha ricordato – che oggi i bisogni sono tantissimi, non siamo ancora usciti da una pandemia terribile, che ha messo in ginocchio l’umanità intera, vediamo che le guerre continuano, anzi ne cominciano di nuove, e quelle che vengono in qualche modo rialimentate. Ecco noi ci sentiamo in dovere di stare in questi luoghi che sono i luoghi che portano la memoria del mistero dell’incarnazione e della redenzione, siamo qui per pregare perché gli effetti della incarnazione e redenzione raggiungano il mondo intero. L’effetto più grande portato dal Cristo nel suo morire in croce e nel suo risorgere – ha concluso – è il dono della pace”.