Vita Chiesa

VESCOVI EUROPEI: UN DOCUMENTO PER UNA STRATEGIA FAMILIARE

Rimettere la famiglia al centro delle politiche comunitarie; ampliare il dibattito nelle sedi dell’Unione per dar vita a una vera strategia su questo fronte, in stretto collegamento con gli obiettivi sociali, oltre che economici, della “strategia di Lisbona”. Sono queste le linee di fondo del documento “Una strategia familiare per l’Unione europea”, presentato quest’oggi a Bruxelles nella sede della Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea). Monsignor Noel Treanor, segretario generale Comece, ha introdotto i lavori, cedendo poi la parola a Stefan Lunte, assistente del segretario generale, che ha spiegato il contenuto del corposo documento. È quindi seguito un intervento di Jerome Vignon, direttore della Politica sociale della Commissione europea, che ha fornito un primo commento al testo dei vescovi.

Dopo un’introduzione di taglio sociologico e politico, tesa a inserire le realtà familiari nel quadro continentale (calo demografico, rapporti fra le generazioni, condizioni di anziani e minori, problemi delle coppie), il documento elenca sei “obiettivi globali” che vengono indicati all’Ue: migliorare l’integrazione delle persone anziane nella società mediante il sostegno alle loro famiglie; promuovere regolamenti e politiche più giuste e più favorevoli ai bambini; promuovere provvedimenti in materia di matrimonio e di educazione dei minori; favorire legami più stretti fra le generazioni; promuovere il sostegno dello Stato alle famiglie che abbiano bisogni particolari; favorire le associazioni che operano per la tutela della famiglia.

“Se è vero che l’esistenza di un forte capitale umano e sociale come condizione sine qua non per la crescita è un’idea esplorata nel contesto della strategia di Lisbona, non si fa alcuna menzione significativa della famiglia nei documenti associati a tale strategia”. Benché la famiglia “sia al centro delle relazioni sociali”. Si muove da questa constatazione il documento “Una strategia familiare per l’Unione europea” presentato oggi a Bruxelles dalla Comece. La Commissione degli episcopati dell’Unione europea afferma che le politiche dell’Ue in questo campo dovrebbero focalizzarsi sulla promozione di famiglie più stabili e di condizioni che permettano alle coppie di avere il numero di figli che esse desiderano. Ciò avrebbe un impatto positivo “su un’altra questione politica urgente per l’Europa: la tendenza deficitaria della demografia continentale, cui l’aumento del numero di bambini per famiglia sarebbe una risposta diretta”.

Il testo della Comece non manca di arricchire le proprie argomentazioni con riferimenti di tipo statistico e sociale, utili per delineare la realtà dei nuclei familiari oggi nei paesi dell’Unione. La “strategia” delineata dalla Comece sottolinea come la famiglia possa essere alla base del benessere dei suoi singoli componenti, dai genitori ai figli, dagli anziani alle persone che ruotano complessivamente attorno al nucleo familiare. Il Segretariato della Comece si è detto disponibile a un confronto aperto con le istituzioni Ue sul documento e i temi da esso sollevati.

Dall’Unione europea i vescovi della Comece si attendono politiche di sostegno per la famiglia, così come “la famiglia può essere un fondamento e a suo volta un sostegno per l’Europa”. Stefan Lunte ha ricordato anche la necessità di valorizzare i legami di coppia fondati sul matrimonio. Al contempo si è ricollegato al recente rapporto di Caritas Europa, che segnala diversi problemi che incombono oggi sulle famiglie dei paesi Ue. Una situazione che potrebbe aggravarsi con l’allargamento a est, dove le condizioni sociali sono spesso più delicate ed esposte a disagio e povertà.

Al testo che la Comece ha steso per “incoraggiare l’Ue a fare della famiglia una priorità”, ha fornito un primo commento Jerome Vignon, direttore della Politica sociale della Commissione europea. “Questo testo – ha affermato il funzionario Ue – non parte dalla dottrina della Chiesa, ma muove le sue osservazioni da una attenta analisi della realtà e da una opportuna sottolineatura dei problemi che interessano da vicino le famiglie, fornendo poi un’interpretazione e alcuni suggerimenti concreti”. Vignon ha parlato di “famiglie in condizioni precarie”, “fragili”, cui dedicare un’attenzione “trasversale” nell’ambito delle politiche comunitarie. Lo stesso Vignon ha quindi ricordato come non si possa dimenticare la pluralità di visioni che si hanno nei 25 paesi dell’Unione attorno al concetto stesso di famiglia, tanto che “sarebbe più opportuno parlare di famiglie o di modelli familiari”. Ma “è giusto che la Chiesa, con la sua autorità morale”, faccia sentire la propria voce e fornisca “chiare indicazioni in questo campo”. Nello spirito del “dialogo strutturato tra le Chiese e l’Ue”, Vignon ha infine formulato “la speranza che nel processo di costituzionalizzazione in corso nell’Unione, questo documento dei vescovi sia considerato come un contributo utile e propositivo”. Sir