Italia
A 30 anni dalla strage di via D’Amelio. Parla Claudio Fiore, nipote di Paolo Borsellino: “La fede lo aiutava anche a essere quella persona gioiosa e cordiale che ho sempre conosciuto”
Claudio, tra la morte di Giovanni Falcone e l’attentato a tuo zio Paolo corrono 57 giorni. Che ricordi hai di quelle settimane e com’era il clima in famiglia?Ai funerali, celebrati nella chiesa parrocchiale di Santa Luisa di Marillac, proprio di fronte alla sua abitazione c’era davvero tutta Palermo… Mi accorsi di non essere solo a vivere quel dolore. Il confronto con quelli che erano stati i 57 giorni precedenti è quasi impietoso, nel senso che nelle settimane successive all’attentato a Falcone, ricordo che lo zio Paolo aveva il volto particolarmente provato, con una fatica dettata soprattutto dal dolore di quello che aveva dovuto vivere: era stato l’ultimo a vedere Giovanni Falcone in vita, che gli era morto praticamente tra le braccia in ospedale. Era consapevole che da lì a poco sarebbe toccata anche a lui la stessa sorte. Allora in quei 57 giorni cominciò a lavorare a testa bassa; diceva spesso: “Non ho più tempo, devo fare presto!”. Quando poi seppe dell’arrivo a Palermo del tritolo a lui destinato, paradossalmente, mi sembrò che cominciasse quasi a essere più sereno. Erano giorni estremamente concitati e complicati, non era più facile incontrarlo come prima. Vedevo anche mia madre Rita molto tesa rispetto a tutto quanto ci stava capitando… La mamma, come intuendo il peggio, non perdeva occasione per fare visita al fratello, almeno quando le circostanze glielo permettevano. In quei giorni critici si era poi intensificata la nostra attenzione rispetto ai movimenti sospetti sotto casa; io abitavo proprio in via D’Amelio dove era l’appartamento dei miei genitori e dove in quel periodo viveva anche mia nonna Pia, la mamma dello zio Paolo. Qualsiasi cosa notassimo, auto o persone sospette, lo segnalavamo immediatamente. In quell’ultimo periodo, per motivi di sicurezza, lo zio non ci faceva quasi mai sapere prima quando ci sarebbe venuto a trovare.