Italia

Accoglienza migranti: Anci, attivi 877 progetti in 1.825 i Comuni. Con Sprar il 70% apprende un lavoro e impara l’italiano

Oggi la rete Sprar è costituita da 877 progetti territoriali di accoglienza, con 1.825 Comuni interessati. I posti di accoglienza sono 35.881, di cui 3.500 per minori stranieri non accompagnati e 734 per persone con disagio mentale o disabilità. Sono alcuni dei dati forniti oggi da Anci, l’Associazione nazionale Comuni italiani.

Secondo Anci, nel corso del 2017 nei 31.340 posti disponibili sono stati accolti 36.995 beneficiari, 2.117 i nuclei familiari composti da 6.346 persone in totale. I minori sono stati 4.584 di cui 3.127 senza famiglia (Msna – minori stranieri non accompagnati). Tra quelle accolte, 7.800 sono le persone con esigenze particolari perché vittime di tortura e di violenze, vittime di tratta di esseri umani, donne sole in stato di gravidanza, con problemi di carattere sanitario.

Anci sottolinea poi che il 70% delle persone uscite dallo Sprar nel 2017 (oltre 9.000) ha terminato il percorso di accoglienza avendo acquisito gli strumenti per una propria autonomia. Risultano 25.480 gli adulti che hanno frequentato almeno un corso di lingua, 15.976 un corso di formazione professionale e svolto un tirocinio formativo. 4.265 i beneficiari che hanno trovato un’occupazione lavorativa.

«Mentre abbiamo visto favorevolmente l’estensione delle aree per il Daspo urbano e la possibilità anche per la polizia locale di accedere al Ced interforze e alle banche dati delle forze dell’ordine e abbiamo valutato positivamente la possibilità di estendere il Daspo anche ad un anno da parte del questore e arrivare addirittura all’arresto nel caso di parcheggio abusivo in forma estorsiva, sulla parte immigrazione abbiamo fortissime perplessità», ha affermato il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, incontrando i giornalisti nella giornata in cui l’associazione diffonde i dati relativi agli Sprar sul territorio italiano.

Decaro spiega che le perplessità generano «perplessità» perché «vengono chiusi gli Sprar e si abbandona quel modello di accoglienza diffusa e si torna a concentrare in pochi posti la totalità degli immigrati presenti sul nostro territorio creando problemi all’accoglienza, all’integrazione e creando in alcuni casi, soprattutto nelle realtà più piccole, problemi di tensione sociale».

«Contemporaneamente – ha spiegato il presidente dell’Anci – eliminare la protezione umanitaria non cancellerà quelle persone dal nostro territorio, diventeranno soltanto degli irregolari perché non ci sono rapporti di reciprocità per riportarli nel Paese d’origine». «Quelle persone – il rischio evidenziato da Decaro – nella migliore delle ipotesi lavoreranno in nero e affitteranno i locali in nero; nella peggiore delle ipotesi occuperanno abusivamente degli immobili o presteranno mano d’opera a favore della criminalità organizzata, soprattutto in alcuni territori del nostro Paese». «Queste – rimarca il presidente dell’Anci – sono cose che abbiamo evidenziato più volte. Abbiamo una buona interlocuzione con il sottosegretario al ministero dell’Interno e speriamo di mitigare queste azioni che legittimamente un governo può decidere di attuare ma non può farlo sulle spalle delle nostre comunità, perché sono problemi di cui si dovranno occupare i sindaci».

«I dati presentati oggi confermano ancora una volta che la rete dei Comuni è, in termini di servizi, capacità di integrare, sostenibilità per le comunità residenti, di gran lunga la migliore esperienza che l’Italia abbia prodotto, oltre che una delle migliori d’Europa», ha dichiarato Matteo Biffoni, delegato dell’Anci per l’immigrazione. «Per questo – sottolinea – è del tutto comprensibile e condivisibile la preoccupazione che tanti Comuni hanno espresso in queste settimane a proposito del Decreto Salvini».

«Gli emendamenti definiti in Commissione immigrazione di Anci», continua Biffoni, «pur non intaccando l’impianto complessivo, potrebbero mitigare molto l’impatto critico della riforma, perché permetterebbero ai Comuni di continuare ad occuparsi dei casi più vulnerabili nell’ambito dello Sprar e non a esclusivo carico dei servizi locali». Secondo il delegato Anci, «ci sono ancora i margini per un miglioramento del testo in Parlamento e siamo fiduciosi in possibili aperture».