Vita Chiesa

AGRIGENTO: FUNERALI VIETATI AL BOSS, L’ARCIDIOCESI «NON È IL PRIMO CASO»

«La nostra è la provincia più inquinata dalla mafia. La stragrande maggioranza dei nostri comuni ha infiltrazioni mafiose e noi agiamo tranquillamente come se nulla fosse o come se il problema non ci riguardasse». Era un richiamo forte e chiaro quello che l’arcivescovo di Agrigento mons. Francesco Montenegro rivolgeva, nella lettera Pastorale «Si avvicinarono a Lui» nel 2010, ai presbiteri della sua diocesi. Adesso arriva la decisione di non tenere la celebrazione eucaristica ma la semplice liturgia della Parola con la benedizione della salma per il presunto vice capo cosca della famiglia mafiosa di Siculiana (Agrigento), Giuseppe Lo Mascolo arrestato durante l’operazione Nuova Cupola morto a seguito di un ictus dopo l’arresto. «Quello che si è verificato a Siculiana – spiega oggi don Carmelo Petrone, direttore del settimanale diocesano L’Amico del Popolo – non è il primo caso. Già in altri Paesi della provincia si erano verificati casi simili ed i sacerdoti, sentito l’arcivescovo e il commissione diocesana hanno ritenuto opportuno procedere come nel caso di Siculiana».

La decisione relativa ai funerali di Siculiana si inserisce in quello che il magistero di mons. Montenegro nella diocesi di Agrigento, sempre forti sono state le dichiarazioni sulla mafia e la cultura mafiosa sia nelle lettere pastorali che nelle omelie, non ultima quella per il santo più amato dagli agrigentini, Calogero, domenica 1 luglio in cui ancora una volta l’arcivescovo ha condannato la mafia «che non è solo argomento da romanzi o da film, la mafia sono volti e storie vere». «Se la mafia esiste – diceva mons. Montenegro nel luglio dello scorso anno – è anche colpa nostra. La società cambierà se ciascuno di noi farà la sua parte se tutti saremo disposti a fare il primo passo». Una decisione che la Chiesa agrigentina, come dicevano questa mattina alcuni sacerdoti in Curia, «ha preso e continuerà a prendere».