Lettere in redazione

Anche in Italia si impiantano peace-maker

Alcuni anni fa mio padre subì un brevissimo arresto cardiaco, e dopo alcuni giorni di degenza in ospedale gli fu impiantato un peace-maker. Successivamente effettuò diversi controlli, e recentemente gli è stato sostituito il dispositivo (in anestesia totale: un intervento parecchio laborioso). Il tutto gratuitamente, e presso l’Ospedale di Livorno.

Sarò ingenuo e scontato, ma mi domando perché Berlusconi, per fare (così si è letto) quello che ha fatto mio padre, è andato addirittura negli Usa? Allora le esortazioni dell’allora Presidente del Consiglio ad avere fiducia nel nostro Paese erano solo un incentivo a spendere il più possibile! Mi sento, ancora una volta, deluso e tradito da coloro che dovrebbero dare il buon esempio.Antonio PacentiLivorno Sulla decisione di Silvio Berlusconi di farsi operare a Cleveland (Usa) può aver pesato il parere dei suoi medici di fiducia (del «San Raffaele» di Milano). Non mi sembra ci se ne debba scandalizzare più di tanto, essendo una pratica molto diffusa tra i «potenti». Certo, se per un «ricco» è una decisione del tutto legittima, per un politico lo è un po’ meno, perché al di là delle intenzioni, finisce per delegittimare almeno un po’ la sanità italiana, che invece sarebbe stata in grado di curarlo al meglio. Se vogliamo a tutti costi trovare un aspetto positivo nella vicenda è che in questo modo Berlusconi non ha pesato sul Sistema sanitario nazionale (e quindi su tutti noi) pagandosi di tasca propria l’intervento (o facendosi coprire dalla sua assicurazione privata…). Non le sembri cosa da poco visto che il boss della mafia Bernardo Provenzano – da latitante e super-ricercato – si fece operare in Francia a spese della Asl.Claudio Turrini