Vita Chiesa

ASSISI, INCONTRO INTERRELIGIOSO; CARD. POUPARD: LA PACE RICHIEDE AMORE E FIDUCIA RECIPROCA

Le religioni, “spesso accusate di fomentare l’odio e di causare violenza”, “ben lontano dall’essere un problema sono invece parte della soluzione auspicata per portare armonia e pace nella società”. Lo ha ribadito oggi il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso e del Pontificio Consiglio della cultura, nell’assemblea inaugurale dell’Incontro interreligioso in corso ad Assisi, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio.

Le religioni, ha sottolineato, “lanciano un invito a pensare e uno stimolo a volere la pace, per lottare con coraggio contro le ideologie che rendono gli uomini nemici fra loro: il fanatismo rivoluzionario, l’odio di classe, l’orgoglio nazionalista, l’esclusivismo razziale, gli egoismi commerciali, gli individualismi di persone o gruppi gaudenti e indifferenti ai bisogni altrui”. “Come un bambino fragile e minacciato – ha detto -, la pace richiede molto amore. Ci vuole, dunque, un impegno costante ed un’azione perseverante per trasformare la mentalità e gli atteggiamenti e creare un’autentica cultura di pace ispirata dall’amore. Viviamo senza dubbio in un’ora drammatica della storia del mondo. E’ necessario, dunque, unire l’intelligenza, il coraggio e la sensibilità di tutti per accrescere lo slancio di amore e di pace nel mondo. Bisogna ricostruire la fiducia reciproca. Che non si acquista per mezzo della forza e neppure si ottiene con belle dichiarazioni, ma bisogna meritarla con gesti e fatti concreti scaturiti dall’amore”.

Per il card. Poupard sono tre le sfide che chiamano oggi in causa ogni credente: “approfondire la propria tradizione religiosa, non in maniera selettiva, ma nella piena fedeltà alla propria tradizione religiosa”; “incontrare i fedeli di altre tradizioni religiose in uno spirito di reciproco rispetto, fiducia ed amicizia”; combattere insieme “per la promozione della dignità di ogni persona attraverso l’impegno nella giustizia”. Lavorare insieme alle altre religioni “per la promozione dell’armonia e della pace è un compito concreto per i credenti”, ha aggiunto: “Infatti, gli antichi pregiudizi, la insufficiente conoscenza, la mancanza di comprensione delle credenze e delle pratiche delle altre religioni e il timore dell’altro, dovuto a tendenze egocentriche dell’uomo, hanno spesso dominato le relazioni umane”.

Il cardinale ammette che “il dialogo interreligioso non è sempre un obiettivo facile” ma è “importante non abbandonare la speranza e non attendere che arrivi una crisi per cominciare a costruire relazioni amichevoli fra credenti di diverse religioni”. Inoltre, ha precisato, il dialogo “non è e non deve essere considerato come un segno di debolezza da parte del credente. La ragione dell’impegno nel dialogo interreligioso non è l’ignoranza o l’insoddisfazione verso la propria tradizione religiosa. Al contrario, ci si avvicina ad un altro credente perché si è fermamente radicati nella propria tradizione religiosa”. Sir