Europa

Attacco russo su Odessa. Il vescovo cattolico al Sir: “Non è una guerra, è terrorismo”

Odessa sotto attacco. Si contano i morti, i feriti. Viene colpita e distrutta dai missili russi anche la cattedrale ortodossa della Trasfigurazione, legata al Patriarcato di Mosca.

Per fortuna, l’icona di Kasperov della Madre di Dio, che è la patrona della città, è stata estratta dalle macerie. Centinaia di cittadini si sono recati davanti alla cattedrale ed hanno pregato davanti all’icona messa in salvo. Il vescovo cattolico fatica a trovare le parole per descrivere quanto sta accadendo: “Non è una guerra, questo è terrorismo”, dice. E il metropolita ortodosso Agafangel di Odessa usa parola molto dure di condanna: “Qualunque sia lo scopo della cosiddetta vergognosa ‘operazione militare speciale’, nulla può giustificare l’uccisione e la violenza”.

“Non è una guerra, questo è terrorismo. Colpiscono Odessa, distruggono le città. Cadono missili, missili, missili. Si contano morti e feriti. Questo è terrorismo. Chiedo preghiere, questo solo stiamo chiedendo”. Raggiunto telefonicamente dal Sir, mons. Stanislav Shyrokoradiuk, vescovo cattolico latino di Odessa, trova con difficoltà le parole per descrivere quanto sta accadendo in queste ore nella sua città. La notte del 23 luglio, a seguito di un attacco missilistico da parte dei russi, la Cattedrale ortodossa della Trasfigurazione di Odessa è stata distrutta. Si tratta di un monumento protetto dall’Unesco, così come tutto il centro storico di Odessa. Per fortuna, l’icona di Kasperov della Madre di Dio, che è la patrona di Odessa, è stata estratta da sotto le macerie della Cattedrale. Il vetro della teca dell’icona, che contiene l’immagine miracolosa, è danneggiato ma l’immagine, sebbene impolverata, non ha subito danni significativi. Nel video che è stato girato, si vede l’opera di salvataggio e centinaia di cittadini di Odessa che si sono recati davanti alla cattedrale distrutta per pregare davanti all’icona della Santa Madre di Dio.

Si contano purtroppo anche le vittime. A seguito dell’attacco del 23 luglio, il bilancio è salito a due morti e 22 feriti. Nella notte però tra domenica e lunedì, altre sei persone sono rimaste ferite sempre ad Odessa e un deposito di grano è stato colpito in un altro attacco, questa volta condotto con droni iraniani Shahed dalle forze armate russe contro il porto. “La nostra cattedrale, tutte le nostre chiese e i nostri fedeli stanno bene, grazie a Dio”, dice subito il vescovo Shyrokoradiuk, “ma ad Odessa ci sono problemi”. La Russia ha attaccato nuovamente la città nella notte. “Non possiamo fare niente. Dobbiamo solo pregare e aspettare il momento in cui sarà finita questa brutale guerra”. Il vescovo racconta di aver letto ieri le parole pronunciate ieri dal Papa che alla fine dell’Angelus ha ricordato la città di Odessa. “Grazie al Santo Padre”, dice il vescovo francescano, “grazie alle sue preghiere sempre per la martoriata Ucraina. Questo ricordo è molto importante per noi”. Sugli attacchi russi contro la città portuale, prende parola anche il vescovo di Kiev, mons. Vitaly Kryvytskyi, nativo di Odessa, che si trova in questi giorni in città. “Questa notte – scrive in un post su Facebook – a Odessa, era impossibile dormire. Era molto rumoroso, inquietante”. “Al mattino, mentre andavo alle funzioni religiose, ho visto case distrutte e cittadini che, insieme ai servizi di pubblica utilità, stavano lavorando per rimuovere le conseguenze dei bombardamenti notturni. E questo principalmente nel centro storico di Odessa, che è sotto la protezione dell’Unesco, dove ogni estate si recavano volentieri turisti da tutto il mondo”, in particolare – ricorda il vescovo – i russi che “ora stanno distruggendo ciò che hanno costruito i loro antenati”.
“Ora ci vorrà molto tempo prima che gli abitanti di Odessa superino il loro odio per i russi”. “Le cicatrici della guerra che l’aggressore sta causando, rimarranno iscritte nelle pagine della storia della sofferenza dell’intero popolo”.

Ma ad essere particolarmente sotto choc è la Chiesa ortodossa ucraina legata al Patriarcato di Mosca, a cui la cattedrale della Trasfigurazione appartiene. In città di fa fatica a capire. Armi russe che distruggono una chiesa rimasta fedele alla Chiesa russa. L’ipotesi più accreditata è quella di un tragico errore e dell’uso di missili sempre meno precisi.Il Metropolita Agafangel di Odessa usa parole molto dure di condanna. “I missili – si legge in una Dichiarazione diffusa dal servizio stampa della diocesi – hanno ferito il cuore di ogni cittadino di Odessa che, con il suo duro lavoro e la sua preghiera, ha ricostruito questo santuario, distrutto nel lontano 1936”. “Qualunque sia lo scopo della cosiddetta vergognosa ‘operazione militare speciale’ – prosegue il Metropolita –, nulla può giustificare l’uccisione e la violenza, la distruzione e la fuga forzata. Ancora non capiamo: da chi vogliono liberarci? Dalla vita? Questo è un vero genocidio del popolo ucraino. Questa è la follia di tutti coloro che danno ordini di bombardare l’Ucraina, di uccidere i nostri soldati e il nostro popolo”, ha osservato il gerarca. La diocesi ortodossa di Odessa rilancia con enfasi la decisione presa ieri dal Consiglio dei ministri italiano di aiutare “con le sue competenze uniche al mondo nel restauro” nella ricostruzione della cattedrale di Odessa e di altri tesori del patrimonio artistico dell’Ucraina. “Gli aggressori russi demoliscono i granai, privando di cibo milioni di persone affamate. Devastano la nostra civiltà europea, i suoi simboli sacri. Un popolo libero non si lascia intimidire, la barbarie non prevarrà”, si legge nella nota diffusa ieri da Palazzo Chigi rilanciata sul sito della diocesi di Odessa.