Toscana

Banche, con stop al credito c’è rischio criminalità e usura

di Ennio Cicali

Peggiora la qualità del credito in Toscana, rallentano i prestiti a famiglie e imprese: il recente rapporto sull’economia regionale di Banca d’Italia evidenzia che la tendenza dei volumi dei prestiti alle imprese, dopo il forte rallentamento degli anni precedenti, ha registrato una riduzione in valore assoluto, con diversa intensità secondo i settori produttivi e delle dimensioni dell’azienda. In particolare sono le piccole imprese a subire una riduzione importante delle erogazioni creditizie –3.1%. Questa tendenza appare ulteriormente aggravata con i dati a marzo 2012, con riduzioni ancora più marcate, stavolta anche nei confronti delle grandi imprese.

Secondo Bankitalia, dal secondo semestre 2011 si è verificato il calo degli impieghi alle imprese da parte dei primi cinque gruppi bancari rispetto alle altre banche. Si tratta di un fenomeno da monitorare attentamente, da collegare a quanto emerge da un’indagine Irpet che ha evidenziato una maggiore percezione del deterioramento delle condizioni di accesso al credito per le aziende clienti di banche non aventi sede in Toscana.

I problemi maggiori riguardano la liquidità delle imprese di costruzioni, della subfornitura e del contoterzismo caratterizzate da debolezza contrattuale di fronte all’allungamento dei tempi di pagamento. Il 44% degli imprenditori intervistati prevede un peggioramento delle condizioni di gestione della liquidità per l’anno in corso e solo il 3% ha aspettative di miglioramento. L’esigenza predominante di finanziamento è risultata il fabbisogno di capitale circolante per il 54% degli intervistati.

Più ci si addentra nei meandri della crisi, più cresce l’esigenza di capire dove si va a parare e, soprattutto, come attrezzarsi per uscirne vivi. Parte da qui l’analisi della Fiba-Cisl Toscana (il sindacato regionale dei bancari) che chiede il ritorno del sistema creditizio all’economia reale.

La situazione del settore creditizio in Toscana è allarmante, con una dinamica peggiore rispetto alle altre regioni di riferimento (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna). Preoccupa il quadro tracciato dal segretario regionale Fiba-Cisl, Stefano Biondi. L’incremento del rapporto sofferenze-impieghi, passato dal 2,79% del 2008 all’8% del 2012 con prospettive negative anche per il futuro. Senza contare che dal 2008 i ricavi delle banche sono andati riducendosi fino a toccare la soglia del 15%. Se le perdite sui prestiti bancari prima della crisi si attestavano intorno al 7%, nel 2011 hanno raggiunto l’impressionante quota del 18%. Aumenta dell’1,7% l’incidenza delle procedure fallimentari che riguardano le imprese toscane, arrivando a 24,1% per ogni 10 mila imprese attive, superiore al dato nazionale che è del 22,9 per cento.

La crisi rischia di rivelarsi una ghiotta opportunità per l’economia illegale e l’usura, visto che la malavita organizzata dispone di ingenti capitali e di grande liquidità. «Il sistema produttivo della Toscana – afferma Biondi – potrebbe finire in parte nelle mani della criminalità, come è accaduto in Lombardia, visto che anche qui i segnali sono allarmanti». Nel 2011 le operazioni sospette sono cresciute del 7,7%, con punte del 58,1% a Lucca e del 41,9% a Grosseto. La Fiba-Cisl chiede più vigilanza e attenzione da parte degli operatori, delle imprese e anche dei semplici cittadini; occorrono anche norme sui pagamenti in contanti, movimento degli assegni, appalti e subappalti, per una totale tracciabilità della «filiera del denaro».

La situazione creditizia in Toscana è particolarmente difficile non solo a causa della crisi generale, ma soprattutto a causa di una gestione aziendale troppo spesso spregiudicata. Emblematico, secondo Biondi, il caso del Monte dei Paschi di Siena. La vicenda Mps, con la perdita nel 2012 del 71%, e la scalata ad Antonveneta, secondo il segretario Fiba-Cisl, è avvenuta nella totale assenza delle istituzioni che vedevano, ma non agivano. «La Fondazione ha perso il Monte dei Paschi, Siena ha perso la maggioranza – sostiene Biondi – si tratta, a questo punto, di sperare di trovare qualcuno che metta i soldi per salvare il salvabile, ma non in Toscana e tantomeno a Siena».

Tutto il settore del credito mostra da anni i segni di una debolezza, generata dall’incapacità di fare sistema per l’emergere continuo di particolarismi, soggettività e poteri locali per cui non si è riusciti a costruire una realtà di riferimento e di gestione regionale. Intanto il sistema produttivo fatto in gran parte di piccole e medie imprese, spesso di qualità, ma senza un volano finanziario adeguato, è impossibilitato a reggere i mercati iper competitivi e speculativi, di questo ne soffrono anche tutti i cittadini e i lavoratori. Anche il settore delle banche di credito cooperativo è in difficoltà. Infatti, spiega Biondi, essendo le più radicate sul territorio, sono spesso l’ultima spiaggia per le aziende in difficoltà, specie per le più piccole.

«A livello regionale si potrebbero fare molte cose, l’istituzione deve farsi governo dei processi in atto, realizzare normative al fine di rendere possibile la tracciabilità della filiera del denaro e si dovrebbe avere un osservatorio proattivo recuperando magari gli aspetti positivi di quelli predisposti all’inizio della crisi da Tremonti presso le prefetture – è la conclusione di Biondi – Osservatorio che non si limiti a monitorare e incrociare i dati ma faccia osservazione di comportamenti reali permettendo ai cittadini, alle imprese, alle associazioni dei consumatori, ai sindacati ma anche ai lavoratori bancari di segnalare tutti i comportamenti anomali o sospetti, uno strumento dotato di operatività e possibilità di intervento diretto anche nelle situazioni concrete. Questa sarebbe anche una grande azione per la legalità e per liberare il territorio e l’economia dalla presenza di capitali corrotti».