Vita Chiesa

BENEDETTO XVI IN BENIN HA CONSEGNATO ALL’AFRICA L’ESORTAZIONE POSTSINODALE: RICONCILIAZIONE, GIUSTIZIA E PACE

L’Esortazione apostolica postsinodale “Africae munus” (testo integrale), che il Papa ha firmato oggi, durante la visita alla basilica dell’Immacolata Concezione di Maria di Ouidah, è il documento redatto da Benedetto XVI sulla base delle 57 Proposizioni finali del secondo Sinodo speciale per l’Africa (ottobre 2009), dedicato a riconciliazione, giustizia e pace. Il testo pontificio è suddiviso in due parti: la prima analizza le strutture portanti della missione ecclesiale nel continente, che ha l’obiettivo di giungere alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace; la seconda indica gli ambiti di apostolato della Chiesa,

Formare le coscienze. Partendo dal presupposto che “l’Africa ha bisogno di sentire la voce di Cristo che proclama oggi l’amore per l’altro, anche per il nemico”, l’Esortazione apostolica invita alla riconciliazione con Dio e con il prossimo, via necessaria alla pace. Il Papa sottolinea inoltre che sebbene la costruzione di un ordine sociale giusto competa alla sfera politica, la Chiesa ha il dovere di formare le coscienze degli uomini e delle donne, educandoli alla “giustizia divina”. Giustizia che ad esempio implica l’adoperarsi per porre fine alla “confisca dei beni a scapito di popoli interi”, definita “inaccettabile perché immorale”. “Un’attenzione preferenziale – raccomanda il Pontefice – deve essere riservata al povero, all’affamato, al malato, al prigioniero, al migrante disprezzato, al rifugiato o allo sfollato”. Facendosi eco “del grido silenzioso degli innocenti perseguitati o dei popoli i cui governanti ipotecano il presente e il futuro in nome di interessi personali”, la Chiesa “contribuisce a forgiare lentamente ma solidamente la nuova Africa”.

Famiglia, donne, bambini, vita. In particolare Benedetto XVI chiede impegno a difesa della famiglia, “santuario della vita” e “cellula vitale della società e della Chiesa”, su cui pesano minacce come la distorsione della nozione di matrimonio, la svalutazione della maternità, la banalizzazione dell’aborto, la facilitazione del divorzio e il relativismo di una ‘nuova etica'”. Dal Papa l’invito a “combattere” e “denunciare” ogni “atto di violenza contro le donne”, che “apportano un grande contributo alla famiglia, alla società e alla Chiesa”, e contro i bambini, “dono di Dio” e “fonte di speranza e rinnovamento”. La Chiesa è in prima linea nell’affrontare le pandemie; con riferimento all’Aids Benedetto XVI afferma la necessità di “una risposta medica e farmaceutica”, ma soprattutto “etica”, ed indica l’astinenza sessuale, il rifiuto della promiscuità e la fedeltà coniugale come strumenti di prevenzione fondati su “un’antropologia ancorata al diritto naturale e illuminata dalla Parola di Dio”. Centrale l’attenzione del Papa per il dialogo, che deve essere ecumenico perché “un cristianesimo diviso resta uno scandalo”, ed interreligioso nella sua declinazione con le “religioni tradizionali africane” e con l’Islam. Benedetto XVI ribadisce al riguardo l’importanza di “perseverare nella stima dei musulmani,” anch’essi monoteisti.

Chiesa e società. Nella seconda parte dell’Esortazione, Benedetto XVI invita anzitutto i vescovi alla santità e all’unità con “il Successore di Pietro”. Le diocesi siano “modelli quanto al comportamento delle persone, alla trasparenza e alla buona gestione finanziaria”. Ai sacerdoti chiede “testimonianza di vita pacifica”; ai seminaristi di farsi “apostoli presso i giovani”; ai laici di vivere la “santità nel mondo” e dotarsi di “una solida conoscenza della Dottrina sociale della Chiesa”. Scuole, università e istituzioni cattoliche devono “tessere nella società legami di pace e di armonia” e ricercare la “verità che trascende la misura umana”. Alle istituzioni sanitarie cattoliche il Papa chiede di “vedere in ogni malato un membro sofferente del Corpo di Cristo” e di impegnarsi “a favore della vita”. La Chiesa inoltre “deve essere maggiormente presente nei media” per renderli non solo “strumento di diffusione del Vangelo”, ma anche di “formazione dei popoli africani” alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace.

Proposte operative. Proprio per favorire riconciliazione, giustizia e pace, riprendendo alcune Proposizioni finali del Sinodo l’Esortazione apostolica indica alcune proposte operative. Anzitutto incrementare la lectio divina e l’apostolato biblico, poiché “la Parola di Dio” rigenera “la comunione fraterna”; quindi celebrare “un Congresso eucaristico continentale” per “testimoniare i valori fondamentali di comunione in tutte le società africane”. “Per incoraggiare la riconciliazione” Benedetto XVI raccomanda “vivamente” di celebrare “ogni anno in ogni Paese africano un giorno o una settimana di riconciliazione, particolarmente durante l’Avvento o la Quaresima”. In accordo con la Santa Sede, il Secam (Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar, ndr) “potrà contribuire alla realizzazione” di un “Anno della riconciliazione a livello continentale”. Rammentando che l’evangelizzazione è da intendersi sia come “missio ad gentes”, sia come “nuova evangelizzazione”, il Papa rilancia “l’appello alla speranza”, “ultima parola del Sinodo”, ed auspica che nel continente africano “ciascuno diventi sempre più apostolo della riconciliazione, della giustizia e della pace”. “Possa – conclude – la Chiesa cattolica in Africa essere sempre uno dei polmoni spirituali dell’umanità”.