Vita Chiesa

BENEDETTO XVI IN BENIN, UN ROSARIO CON I BAMBINI E L’INCONTRO CON I VESCOVI

Nel suo secondo giorno di viaggio in Benin, il Papa, nel pomeriggio, dopo la visita al Foyer “Pace e gioia” delle Missionarie della Carità presso la parrocchia S. Rita a Cotonou, ha incontrato i bambini nella parrocchia stessa e, di sera, i vescovi del Benin nella nunziatura apostolica di Cotonou.

Parlare con Gesù. Il Pontefice ha invitato i bambini “a parlare di Gesù agli altri. Egli è un tesoro che bisogna saper condividere con generosità. Nella storia della Chiesa, l’amore di Gesù ha riempito di coraggio e di forza tanti cristiani e anche dei bambini come voi! Così, san Kizito, un ragazzo ugandese, è stato messo a morte perché voleva vivere secondo il Battesimo che aveva ricevuto. Kizito pregava. Aveva capito che Dio è non solo importante, ma che è tutto”. Il Santo Padre ha spiegato l’importanza della preghiera esortando i piccoli a “trovare ogni giorno un luogo calmo in cui mi raccolgo davanti a una croce o ad una immagine sacra per parlare a Gesù e ascoltarlo”. “Restare così un po’ di tempo con Gesù – ha chiarito -, Gli permette di riempirmi del suo amore, della sua luce e della sua vita!”. L’amore ricevuto nella preghiera occorre donarlo poi a genitori, amici, a tutti. Benedetto XVI ha invitato anche i piccoli di chiedere ai genitori di pregare con loro. Poi tirando fuori un rosario dalla sua tasca, ha spiegato che “il rosario è come uno strumento che si può utilizzare per pregare”. Insieme ai presenti ha recitato “un’Ave Maria per i bambini del mondo intero, specialmente per quelli che soffrono la malattia, la fame e la guerra”.

Rinnovamento spirituale. La celebrazione del Giubileo del centocinquantesimo anniversario dagli inizi dell’evangelizzazione in Benin “dev’essere per le vostre comunità e per ciascuno dei loro membri l’occasione di un profondo rinnovamento spirituale”, ha detto il Papa ai vescovi. “È il volto crocifisso e glorioso di Cristo che ci deve guidare tutti, così da testimoniare il suo amore al mondo – ha affermato il Pontefice -. Questo atteggiamento richiede una conversione costante per dare nuova forza alla dimensione profetica del nostro annuncio. A coloro che hanno ricevuto la missione di guidare il popolo di Dio, spetta di suscitarla e di aiutare a discernere i segni della presenza di Dio nel cuore delle persone e degli avvenimenti”. L’incontro con Cristo “dev’essere saldamente radicato nell’accoglienza e nella meditazione della Parola di Dio. Infatti, la Scrittura deve occupare un posto centrale nella vita della Chiesa e di ogni cristiano. Vi incoraggio dunque a fare della sua riscoperta una sorgente di rinnovamento costante, affinché essa unifichi la vita quotidiana dei fedeli e sia sempre più al cuore di ogni attività ecclesiale”.

Coscienza missionaria. Per il Santo Padre, “questo anno giubilare dev’essere per la Chiesa nel Benin un’occasione privilegiata per ridare vigore alla sua coscienza missionaria. Lo zelo apostolico che deve animare tutti i fedeli deriva direttamente dal loro battesimo, e pertanto essi non possono sottrarsi alla responsabilità di confessare la loro fede in Cristo e nel suo Vangelo dovunque si trovino, e nella loro vita quotidiana”. Quanto ai vescovi e ai sacerdoti, “essi sono chiamati a risvegliare questa coscienza nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle comunità e nei diversi movimenti ecclesiali”. Un ruolo essenziale giocato nell’attività missionaria delle diocesi è giocato “dai catechisti”, ha sottolineato. “La Chiesa – ha ribadito Benedetto XVI – deve dunque andare verso tutti. E vi incoraggio a proseguire i vostri sforzi in vista di una condivisione del personale missionario con le diocesi più sprovviste, sia che ciò avvenga nel vostro Paese, o in altri Paesi dell’Africa o in continenti più lontani. Non abbiate paura di suscitare vocazioni missionarie di sacerdoti, di religiosi e di religiose e di laici!”.

Messaggio di speranza. “Perché il mondo creda in questa Parola che la Chiesa annuncia – ha osservato il Papa -, è indispensabile che i discepoli di Cristo siano uniti tra loro. Guide e pastori del vostro popolo, voi siete chiamati ad avere una viva coscienza della fraternità sacramentale che vi unisce e dell’unica missione che vi è affidata, così da essere effettivamente segni e promotori di unità nelle vostre diocesi”. Con i sacerdoti, “un atteggiamento di ascolto, di attenzione personale e paterna deve prevalere affinché essi, coscienti del bene che volete loro, vivano con serenità e sincerità la loro vocazione sacerdotale”. Di qui l’invito “ad aiutare i sacerdoti e i fedeli a riscoprire anch’essi la bellezza del sacerdozio e del ministero sacerdotale”. “Le difficoltà incontrate, che talvolta possono essere serie, non devono mai dar motivo di disperare, ma al contrario – ha avvertito il Pontefice – diventare incitamenti a suscitare nei sacerdoti e nei vescovi una profonda vita spirituale che riempia il loro cuore di un amore sempre più grande per Cristo e di uno zelo traboccante per la santificazione del Popolo di Dio. Un rafforzamento dei legami di fraternità e di amicizia tra tutti sarà pure un sostegno importante, che permette di progredire nella ricerca di una crescita spirituale e umana”. “Incontrandovi questa sera – ha concluso -, vorrei lasciare a ciascuno di voi un messaggio di speranza. Nel corso di questi ultimi 150 anni, il Signore ha fatto grandi cose in mezzo al popolo del Benin. Siate certi che Egli continua ad accompagnarvi giorno per giorno nel vostro impegno a servizio dell’evangelizzazione”. (Sir)