Vita Chiesa

BENEDETTO XVI IN PORTOGALLO: ILLUSORIO PENSARE CHE LA MISSIONE PROFETICA DI FATIMA SIA CONCLUSA

“Anch’io sono venuto come pellegrino a Fatima, a questa «casa» che Maria ha scelto per parlare a noi nei tempi moderni”. Così Benedetto XVI, nell’omelia della Messa sulla spianata del santuario di Fatima (testo integrale), che questa mattina ha aperto la terza e penultima giornata della sua visita in Portogallo. “Sono venuto a Fatima – ha spiegato il Papa – per gioire della presenza di Maria e della sua materna protezione”, perché “verso questo luogo converge oggi la Chiesa pellegrinante”; per pregare “per la nostra umanità afflitta da miserie e sofferenze”. Infine, “sono venuto a Fatima, con gli stessi sentimenti dei Beati Francesco e Giacinta e della Serva di Dio Lucia, per affidare alla Madonna l’intima confessione che «amo», che la Chiesa, che i sacerdoti «amano» Gesù e desiderano tenere fissi gli occhi in Lui, mentre si conclude quest’Anno Sacerdotale, e per affidare alla materna protezione di Maria i sacerdoti, i consacrati e le consacrate, i missionari e tutti gli operatori di bene”. Affidando idealmente “al cielo i popoli e le nazioni della terra” e in particolare quanti “vivono nella tribolazione o abbandonati”, Benedetto XVI ha espresso il desiderio di “trasmettere loro quella speranza grande” che “qui, a Fatima, si fa trovare in maniera più palpabile”. “Tra sette anni – ha osservato Benedetto XVI dalla spianata del santuario di Fatima – ritornerete qui per celebrare il centenario della prima visita fatta dalla Signora «venuta dal Cielo», come Maestra che introduce i piccoli veggenti nell’intima conoscenza dell’Amore trinitario e li porta ad assaporare Dio stesso come la cosa più bella dell’esistenza umana”. Dio, ha proseguito il Pontefice, “ha il potere di arrivare fino a noi, in particolare mediante i sensi interiori, così che l’anima riceve il tocco soave di una realtà che si trova oltre il sensibile e che la rende capace di raggiungere il non sensibile, il non visibile ai sensi”. A tale scopo, ha tuttavia ammonito, “si richiede una vigilanza interiore del cuore che, per la maggior parte del tempo, non abbiamo a causa della forte pressione delle realtà esterne e delle immagini e preoccupazioni che riempiono l’anima”. Secondo il Papa “la fede in Dio apre all’uomo l’orizzonte di una speranza certa che non delude; indica un solido fondamento sul quale poggiare, senza paura, la propria vita; richiede l’abbandono, pieno di fiducia, nelle mani dell’Amore che sostiene il mondo”. Di questa “speranza incrollabile e che fruttifica in un amore che si sacrifica per gli altri ma non sacrifica gli altri” sono “esempio e stimolo i Pastorelli, che hanno fatto della loro vita un’offerta a Dio e una condivisione con gli altri per amore di Dio”. “Si illuderebbe – ha poi avvertito il Papa – chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa. Qui rivive quel disegno di Dio che interpella l’umanità sin dai suoi primordi”. “L’uomo – ha osservato – ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo… Nella Sacra Scrittura appare frequentemente che Dio sia alla ricerca di giusti per salvare la città degli uomini e lo stesso fa qui, in Fatima, quando la Madonna domanda: «Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi, in atto di riparazione per i peccati con cui Egli è offeso, e d supplica per la conversione dei peccatori?»”. “Con la famiglia umana pronta a sacrificare i suoi legami più santi sull’altare di gretti egoismi di nazione, razza, ideologia, gruppo, individuo – ancora parole del Pontefice -, è venuta dal Cielo la nostra Madre benedetta offrendosi per trapiantare nel cuore di quanti le si affidano l’Amore di Dio che arde nel suo. In quel tempo erano soltanto tre, il cui esempio di vita si è diffuso e moltiplicato in gruppi innumerevoli per l’intera superficie della terra”, i quali “si sono dedicati alla causa della solidarietà fraterna”. “Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni – è l’auspicio conclusivo di Benedetto XVI – affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità”.“La sofferenza, vissuta con Gesù, serve per la salvezza dei fratelli”. Lo ha detto il Papa, salutando gli ammalati alla fine dell’Eucaristia sulla spianata del santuario di Fatima. “Fratello mio e Sorella mia – ha incoraggiato Benedetto XVI con parole della Spe salvi -, agli occhi di Dio hai «un valore così grande da essersi Egli stesso fatto uomo per poter com-patire con l’uomo”. “Con questa speranza nel cuore – ha proseguito -, potrai uscire dalle sabbie mobili della malattia e della morte e rimanere in piedi sulla salda roccia dell’amore divino” superando “la sensazione di inutilità della sofferenza”. “Le sorgenti della potenza divina sgorgano proprio in mezzo alla debolezza umana – ha spiegato Benedetto XVI -. E’ il paradosso del Vangelo. Perciò il divino Maestro, più che dilungarsi a spiegare le ragioni della sofferenza, ha preferito chiamare ciascuno a seguirlo, dicendo: «Prendi la tua croce e seguimi»… Vieni con me. Prendi parte, con la tua sofferenza, a quest’opera di salvezza del mondo… Man mano che abbracci la tua croce, unendoti spiritualmente alla mia Croce si svelerà ai tuoi occhi il significato salvifico della sofferenza. Troverai nella sofferenza la pace interiore e perfino la gioia spirituale”. “Accogliete – l’esortazione conclusive del Papa -questa chiamata di Gesù” ad essere “redentori nel Redentore”.Sir