Lettere in redazione

Berlusconi da Santoro, la politica dov’era?

Campagna elettorale senza i grandi temiHo assistito al dibattito tra un noto giornalista televisivo e un personaggio politico, come hanno fatto milioni di telespettatori. Poi ho letto i commenti: opinioni diverse e variegate, Ma ricordo quanto accadeva ai tempi della cosiddetta «prima repubblicana», fino agli anni Ottanta e noto una sostanziale e sostanziosa differenza: oggi il dibattito riguarda le vicende personali dei contendenti mente allora i temi erano i lavori e le opere pubbliche fatti e soprattutto da fare. Anzi, su quelle fatte c’era un certo ritegno perché era fresca la memoria di un precedente regime che si vantava sempre molto delle sue realizzazioni. Oggi si deve parlare di ferrovia veloce (TAV). Quando si potrà ampliare a quattro corsie il tratto appenninico dell’Autostrada del Sole? Quando si farà il raccordo Prato–Signa? Oppure c’era la scelta fra l’uso predominante della energia nucleare o di quella naturale, come petrolio o metano. E se si vuole parlare di tasse occorre allora per compenso parlare anche di quello che si definisce «salario reale», in altre parole di quei servizi che lo stato ci dà con i proventi delle imposte: servizi sanitari, infrastrutture (strade, ferrovie, scali marittimi e aerei, scuole. Ma sembra che almeno una buona parte della politica attuale si tenga lontana da questi temi. Nereo Liverani Firenze Berlusconi? Un clown che ha causato disastriBerlusconi, per nascondere o almeno minimizzare le conseguenze dei disastri da lui stesso provocati, è ricorso all’arte in cui indubbiamente primeggia: quella del clown. Lo ha fatto intervenendo, su «La7», alla trasmissione «Servizio Pubblico» di Santoro. Tanta è stata la sua abilità che gli aspetti per lui più negativi, quali il discredito in cui ha gettato l’Italia nel mondo e l’aver portato il Paese sull’orlo del baratro, sono passati in secondo piano. Se fossero emersi, come meritavano, lo avrebbero finito di travolgere. Non si è parlato, per esempio, né di evasione fiscale, né di corruzione, né di inadeguata politica economica, né di regole e leggi assoggettate spesso e volentieri ai suoi personalissimi interessi. Fenomeni letali, dilagati in modo particolare sotto i suoi governi. Fenomeni che, tutt’ora, minano il futuro dell’Italia e degli italiani. Così, trasferendo da Arcore a «Servizio Pubblico» quel «burlesque» di cui è indubbiamente maestro, è riuscito ad evitare danni forse irreparabili per la sua disperata campagna elettorale. Bisogna riconoscerlo: ci ha saputo fare. Onore al merito! Questo, però, non ha impedito, né impedisce, che la maggioranza degli italiani continui a ritenerlo quello che è realmente. La sua capacità di rintontire di bugie la gente non arriva a far dimenticare la situazione in cui, sopratutto per demerito suo, è finita l’Italia e le «lacrime e sangue» che siamo stati e siamo costretti a versare. Pier Giovanni Billeriindirizzo email «Servizio pubblico», trasmissione da cabaretA tutto c’è un limite. Rispetto ai seri problemi in cui si dibatte il Paese (decrescita economica, ingente debito pubblico, crisi industriale, disoccupazione crescente, demografia «zero») non si può accreditare e accettare, come contributo al normale dibattito elettorale e politico, trasmissioni «cabarettistiche» come quella di Santoro e Berlusconi andata in onda qualche giorno fa su La7. Più simile ad un gossip che ad un programma di «servizio pubblico» (come si chiama il programma), l’avvenimento televisivo, strategicamente programmato e preannunciato, ha riportato in scena un confronto a beneficio del conduttore e del suo interlocutore caratterizzato da provocazioni predisposte ed accettate reciprocamente per esaltare curiosità e spettacolo, confortati dallo share di ascolto. Ne è scaturito un servizio grossolano, privo di stile, teso a disprezzare e demolire (da parte dell’ex presidente del Consiglio, con interventi da «piazzista») quanti nelle varie posizioni istituzionali e sociali sono impegnati a tentare di  riportare efficienza e competitività al «sistema Paese», a cominciare dai sacrifici di cui si sono caricati la maggioranza dei cittadini, per evitare un tracollo e riconquistare credibilità in Europa e nel mondo. Forse saremo costretti ad assistere nuovamente, nel periodo elettorale, a queste sconvenienti trasmissioni, tese a concedere spazi e contese strumentali per l’auditel, mentre c’è bisogno di ascoltare  dibattiti e proposte per superare la crisi, cambiare il Paese e ridare fiducia a chi imprende e lavora. Arrigo CanzaniSesto Fiorentino

Bisogna riconoscere che la trasmissione di Santoro in cui è stato ospite Silvio Berlusconi (giovedì 10 gennaio, su La7) è stata un successo dal punto di vista televisivo con 8.6 milioni di telespettatori e uno share del 33,5%. Numeri da finale di Sanremo. Ed è stata un successo anche per l’ex-premier che nelle ultime apparizioni televisive era apparso un po’ in difficoltà. Questa volta, invece, portato da Santoro sul terreno che gli è più congeniale, che è quello dello spettacolo per fare audience, ha mostrato tutte le sue capacità di grande comunicatore, abile come non mai a «rigirare le frittate» e a schivare le bordate. E i veri temi della politica, dove sono andati a finire?, chiedono giustamente i nostri lettori. Lì non c’erano. Ma temo che rimarranno assenti o comunque molto sottovalutati anche nei futuri dibattiti, non solo con Berlusconi ma anche con gli altri leader politici. Colpa anche di una pessima legge elettorale che costringe a metter su grandi coalizioni, divise al loro interno su moltissime questioni. Allora meglio non toccare questi temi e limitarsi a vuoti messaggi pubblicitari: «Votate per noi perché siamo i migliori».

Claudio Turrini