Prato

Calano le offerte in chiesa

La crisi economica che imperversa, la scarsa partecipazione alla vita parrocchiale o semplicemente lo spopolamento di una zona della città. Sono molte le spiegazioni che i sacerdoti della diocesi provano a dare del fenomeno (spesso recente, in molti altri casi risalente agli ultimi dieci anni, con fasi alterne) del calo delle offerte in denaro dei fedeli nelle singole realtà parrocchiali.

Calo che, nella maggior parte delle parrocchie, non si verifica solo nelle donazioni dei fedeli raccolte durante le funzioni, ma anche per le offerte derivanti dalle benedizioni del periodo pasquale, effettuate casa per casa. La fotografia della situazione attuale delle parrocchie della nostra diocesi, indipendentemente dal quartiere e dal Vicariato di appartenenza, mostra dunque un calo piuttosto generalizzato delle offerte che si attesta tra il 5 e 20 per cento, con una maggiore concentrazione nella fascia alta della percentuale indicata. In alcuni casi, fortunatamente non numerosi, i cali registrati raggiungono la percentuale del 50 per cento. La diminuzione delle donazioni dei fedeli si è acuita negli ultimi tre anni: si tratta di una situazione, quella del calo delle offerte, che ha iniziato a pesare sulle singole realtà parrocchiali negli ultimi dieci anni e che, nella maggior parte dei casi, è divenuta particolarmente significativa negli anni recenti, in concomitanza con l’inasprimento della crisi economica. Il calo registrato è dunque una realtà, graduale ma continua. La discesa può essere lenta, può avere fasi improvvise di rialzo, ma la tendenza generale risulta, a detta della maggior parte dei sacerdoti della diocesi, quella di una lenta diminuzione delle offerte dei fedeli. Casi isolati e rari nel panorama generale sono le parrocchie che hanno registrato nel 2016 un lieve aumento delle donazioni, fatto che può essere spiegato con il recente arrivo di un nuovo sacerdote.

«Credo – afferma don Jean-Jacques Ilunga, parroco di San Paolo a Stagnana – che si debba riconsiderare, in generale, l’idea di parrocchia: ormai le persone, specialmente i giovani, non hanno un senso di appartenenza ad una singola realtà. Una volta sposati si spostano e la messa, se vi partecipano, la “prendono” dove capita. La popolazione invecchia, i parrocchiani più anziani a poco a poco se ne vanno, e con loro una buona fetta di fedeli». «I fedeli che partecipano alla funzione domenicale – spiega don Marco Pratesi, parroco di Santa Maria del Soccorso – tendono a diminuire. Nel quartiere la popolazione è composta per la maggior parte da anziani, e in più mancano i giovani che permettano un ricambio generazionale». Ancora don Michele Dattoli, parroco di Sant’Andrea a Iolo: «Certamente si sente il peso della crisi. Molti fedeli che conosco si sono ritrovati da un giorno all’altro senza lavoro. In questa situazione come si può chiedere ai parrocchiani di essere generosi nelle offerte? Io li capisco». Un’altra difficoltà per le parrocchie relativamente alla raccolta di offerte è rappresentata dal forte aumento della popolazione straniera, che è del tutto estranea alla vita parrocchiale. «Ormai qui in centro, – afferma il canonico Emilio Riva – molti appartamenti sono vuoti, e dove vi sono persone, si tratta di stranieri, che non solo non partecipano alla vita parrocchiale, essendo spesso di un’altra confessione o religione, ma che nemmeno aprono la porta quando andiamo a bussare per il giro delle benedizioni pasquali. È chiaro che, di conseguenza, la presenza alle funzioni è diminuita, e con essa le offerte». «Da noi- spiega il canonico Luigi Provenzi, coparroco di San Domenico – la situazione è critica: il centro storico viene sempre più abbandonato dai fedeli, mentre il degrado e la criminalità hanno la meglio. Ormai è da anni che siamo in difficoltà con le offerte, non è certo una novità, e le ragioni credo che siano evidenti a tutti».

Serena Travaglini