Vita Chiesa

«Campo scuola story»: le emozioni dei tempi eroici

Sono passati quarant’anni da quando l’Azione cattolica inaugurava, in Toscana, la stagione dei campi scuola regionali. Un’età «pioneristica» che ha dato il via alle varie esperienze diocesane. Mons. Icilio Rossi, attualmente vicario generale della diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza, ricorda quel periodo.

di Icilio Rossi

Non è per nulla facile racchiudere in poche righe, la storia che 3700 giovani hanno scritto con la loro partecipazione ai Campi Regionali che, prima fra tutte, l’Azione cattolica ha organizzato a partire dagli anni ’70 e ’80!

Campitello di Fassa, Carbonin, La Mendola, Soraga, Sappada, Passo Falzarego: sono località che balzano nei ricordi di tanti giovani che incontro tuttora, attestanti l’importanza dell’esperienza vissuta, determinante, in moltissimi casi, del loro futuro di cristiani e di laici impegnati.

Alcune linee portanti dell’esperienzaA distanza di anni dobbiamo avere il coraggio e la sincerità di ammettere che Qualcuno e non la nostra sapienza, ci ha guidato nel proporre itinerari forti e proposte decise.Intanto c’è da dire che si è tentato di lavorare per la costruzione dell’identità personale e questa, inserita il più possibile dentro la storia e la cultura di ogni giovane. Attestano ciò, le lunghe, approfondite relazioni nel campo e fuori, sì da determinare una costante nel cammino formativo. Tale itinerario educativo tendeva a creare lo sviluppo della capacità del giovane di partecipare alla vita sociale, ecclesiale in modo autonomo e critico.Ma tutto questo esigeva la conoscenza di un sistema etico di riferimento, per cui dalla preghiera all’ascolto della Parola di Dio, dallo studio (gruppi) al silenzio riflessivo personale, il Campo offriva dei momenti che a distanza di anni, sono ancora capaci di meravigliarci, tanto erano seguiti con fedeltà e serietà con orari severi quotidiani! L’ultimo campo-scuola, ad esempio (anno 1982), portava questa tematica impegnativa: «La contemplazione in una società secolarizzata» (Maritain). Vari collegamentiLa possibilità di accogliere, del dare fiducia al giovane, di confrontarsi o scontrarsi con lui, passa attraverso l’esistenza di una comunicazione autentica e possibilmente vissuta dalla parte che la propone. Eravamo convinti, noi animatori che su questa comunicazione si fonda ogni azione si fonda ogni azione educativa volta alla trasmissione sia dei contenuti che dei valori, dato che sono importanti i criteri e la qualità dei contenuti stessi, ma più importante è la qualità della relazione umana che si instaura tra educatore ed educando! Tutto questo diventa ancora più valido, se porta con sé una testimonianza vissuta. Proprio per questo, ricordo che non abbiamo organizzato un campo senza la presenza certa di sacerdoti, persone consacrate, uomini impegnati anche notoriamente nel sociale!

Quante amicizie sono nate da tali rapporti, sia pure nella reciproca libertà di scelta di vita ma sempre nello spirito di integrazione e di complementarietà!

Quanto mai significativo è stato anche il rapporto con i Centri Diocesani Vocazioni! È stato in questo periodo infatti, che si sono diffusamente maturate le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata.

Coscienza ecclesialeMancherei gravemente se non spendessi due righe a favore di quanto ho appena accennato e cioè relativamente alla proposta formativa al senso di Chiesa e all’appartenenza a questa, sì da sentirla come parte indispensabile alla formazione spirituale. A questo proposito, alcune espressioni ricorrenti ai campi-scuola sono diventate proverbiali! Di queste: «La Chiesa, la parrocchia ideale è quella reale» e poi: «Non c’è completezza di formazione spirituale se alla coscienza personale non si uniscono la coscienza sociale ed ecclesiale».

Eravamo, infatti, (…ma la storia si ripete!) in tempi in cui il criticare preti, la Chiesa rappresentava lo scoglio presso il quale si infrangevano, sia pure ingiustamente, i tentativi dei giovani alla partecipazione.

Profonda riconoscenzaMi si chiede un ricordo di questa esperienza: tale ricordo mi è dato di riviverlo anche con una certa frequenza, quando, trovandomi parroco a Pienza, meta di tanti turisti, mi sento abbracciare dai giovani di un tempo (…anche loro!) i quali mi dichiarano che sono stati segnati da quella proposta! E così, da parte di giovani diventati sacerdoti, da ragazze ora consacrate, da uomini e donne impegnate nel mondo del sociale e della politica.

Questo è veramente bello e motiva la nostra profonda riconoscenza a Colui che è capace di cose grandi!

Vorrei, da queste pagine, salutare i 3700 giovani e le loro famiglie e dire loro: grazie!