Mondo

Cancellare il debito estero, l’appello globale della Chiesa

Caritas internationalis ha lanciato a dicembre la campagna “Turn debt into hope”, sostenuta da 160 realtà nel mondo e rilanciata in Italia dalla campagna “Cambiare la rotta”. La Chiesa cattolica chiede ai leader del G20 e della Cop30 di cancellare il debito e riformare l’architettura finanziaria globale, per ridare dignità ai più poveri e contrastare l’ingiustizia climatica

Nel mondo 3,3 miliardi di persone vivono in Paesi che spendono maggiori risorse per pagare il debito che per investimenti nella sanità. Lo stesso accade per la scuola: almeno 2,1 miliardi di persone non possono accedere ad una educazione di qualità perché le loro nazioni sono intrappolate nella morsa del debito estero. Vivono soprattutto in Paesi del Sud del mondo, schiavi di un meccanismo economico e finanziario infernale che impedisce loro di vivere una vita degna e fruire di investimenti pubblici in ambito sociale e sanitario. Tutto per dover pagare interessi esosi a Paesi creditori del Nord del mondo, banche internazionali, investitori privati. Ben 54 Paesi destinano il 10% delle loro entrate fiscali per pagare gli interessi, cresciuti del 50% dal 2015. Tutto ciò si somma alla crisi climatica e al debito ecologico, che impedisce uno sviluppo sostenibile. In occasione del Giubileo della Speranza e dei 10 anni dell’enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco Caritas internationalis, tramite la sua rete di 160 organizzazioni nazionali, ha lanciato lo scorso 23 dicembre in tutto il mondo la campagna internazionale “Turn debt into hope” (“Trasformare il debito in speranza”), con iniziative e attività che stanno coinvolgendo oltre 100 partners in tutto il mondo. È attiva anche una petizione mondiale già firmata da oltre 106.000 persone. In Italia è stata rilanciata tramite la campagna “Cambiare la rotta” promossa da Caritas italiana e da un network di associazioni e movimenti cattolici.  Una lettera firmata da oltre 120 leader di diverse religioni è stata inviata ai ministri della finanza del G20 per chiedere la cancellazione del debito pubblico. Altri appuntamenti importanti durante i quali le reti cattoliche faranno pressione saranno la IV Conferenza sul finanziamento allo sviluppo a Siviglia a fine giugno ma soprattutto la Cop30 che si terrà dal 10 al 21 novembre a Belem, in Brasile. La Chiesa brasiliana è già fortemente coinvolta nell’iniziativa. Inoltre una Commissione di 33 membri presso la Pontificia Accademia delle scienze presenterà il 20 giugno un rapporto su come affrontare la crisi del debito e proporre riforme dell’architettura finanziaria internazionale.

“Dobbiamo trovare un rimedio alle cause profonde dell’ingiustizia. Il debito è una delle sfide che definiscono la nostra epoca. Papa Leone XIV condivide la stessa inquietudine di Papa Francesco e il desiderio di impegnarsi contro il debito” e “cambiare il nostro sistema economico”, ha detto Alistair Dutton, segretario generale di Caritas internationalis, durante un incontro on line organizzato il 28 maggio da Caritas internationalis e Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. “Sviluppo umano integrale significa che ogni persona deve poter vivere una vita degna”, ha ribadito suor Alessandra Smerilli, segretario del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, ricordando che questi temi sono al centro dei discorsi della Chiesa sulla giustizia sociale. “La campagna è importante per aumentare la consapevolezza nella Chiesa e nella società civile”, perché “quando la maggioranza delle risorse nazionali è implicata nel debito non rimane molto. I governi sono forzati a tagliare risorse su educazione, sanità, acqua, infrastrutture di base”. Inoltre “se un Paese deve pagare un debito enorme soffre le conseguenze più terribili del cambiamento climatico. Il debito finanziario ed ecologico concentra tutto al nord e taglia risorse al Sud, per cui le nazioni povere stanno pagando due volte. Riconoscere che il debito finanziario ed ecologico sono profondamente connessi è importante per essere consapevoli della necessità di un cambiamento”.

Le iniziative prese dalla Chiesa brasiliana sul tema del debito sono state raccontate dal card. Jaime Spengler, arcivescovo di Porto Alegre in Brasile e presidente del Celam, l’organismo che riunisce tutti gli episcopati dell’America Latina e dei Caraibi. “Il debito dei Paesi poveri minaccia la vita degli ultimi e dei più vulnerabili”, ha ricordato, citando problemi gravi nel continente latinoamericano come “la corruzione, il narcotraffico, gli attacchi e aggressioni alla casa comune” e la grave situazione di Haiti: “L’Onu e l’Organizzazione degli Stati americani si sono dimenticati di questa realtà violenta e triste”. “C’è un debito ecologico tra il Nord e il Sud – ha sottolineato il card. Spengler -, con squilibri commerciali e conseguenze in ambito ecologico dovuti ad un uso sproporzionato delle risorse naturali da parte di alcuni Paesi”.  “Dobbiamo costruire un patto tra Paesi e tra generazioni – ha affermato – per la remissione del debito pubblico e del debito ecologico. Parole e azioni devono essere parte di una grande conversione ecclesiale e sociale”. Per prepararsi alla Cop30 di novembre la Chiesa brasiliana ha organizzato piccole Cop regionali durante la campagna della fraternità che si svolge durante la Quaresima.

(foto: Caritas internationalis)

La Chiesa si sta muovendo anche a livello di comunità internazionale. “La crisi attuale del debito rappresenta un profondo fallimento”, ha affermato mons. Gabriele Giordano Caccia, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, e “non si può affrontare senza cercare la giustizia economica”: “Le nazioni che contribuiscono maggiormente al cambiamento climatico sono quelle più ricche e che hanno in mano il debito; perciò si crea un circolo vizioso di ingiustizia.

Dobbiamo chiederci che sistema finanziario vogliamo? Che protegga gli interessi di pochi o che promuova lo sviluppo umano di tutti?”.

“La minore crescita di un Paese peggiora la sostenibilità del debito”, ha spiegato Martin Guzmàn, docente alla Columbia University e membro della Pontificia Accademia delle scienze sociali: “La crisi sta peggiorando, l’economia globale sta creando maggiori problemi ai Paesi più poveri. Quando c’è incertezza globale il sistema favorisce le economie più avanzate. Perciò c’è urgente bisogno della remissione del debito”. Lucy Esipila, segretaria esecutiva di Caritas Africa, ha raccontato storie di bambini che non possono raggiungere i propri sogni per effetto del debito pubblico, che impedisce educazione di qualità, infrastrutture, sanità, accesso ai prodotti di base, mentre il continente africano è afflitto dall’estrattivismo e dallo sfruttamento delle risorse. Con il paradosso che “in Africa abbiamo il 65% di terra arabile ma importiamo l’85% del cibo”. Alfonso Apicella e Liam Finn, di Caritas internationalis, hanno spiegato agli oltre 300 partecipanti all’incontro come aderire alla campagna. Obiettivo: diffonderla nei 160 Paesi della rete Caritas.