Italia
Carcere, in Italia affollamento medio del 133%
Lo denuncia l’associazione Antigone nel XXI Rapporto sulle condizioni di detenzione, intitolato “Senza respiro” e presentato oggi a Roma

Nelle carceri italiane il tasso medio di affollamento è pari al 133%. Lo denuncia l’associazione Antigone nel XXI Rapporto sulle condizioni di detenzione, intitolato “Senza respiro” e presentato oggi a Roma. Al 30 aprile 2025 erano 62.445 le persone detenute nelle carceri italiane. A fronte di queste presenze la capienza regolamentare è di 51.280 posti, un dato addirittura in lieve calo rispetto alla fine del 2024, e dunque il tasso di affollamento ufficiale sarebbe del 121,8%. Però i posti non disponibili per inagibilità o ristrutturazioni sono almeno 4.500, e dunque il tasso medio effettivo di affollamento è almeno del 133%. Parliamo di tasso medio perché, si legge nel Rapporto, “delle 189 carceri italiane quelle non sovraffollate sono ormai solo 36, mentre quelle con un tasso di affollamento uguale o superiore al 150% sono ormai 58. A fine marzo 2023 erano 39″.
A San Vittore si tocca il 220%. Ad oggi gli istituti più affollati sono Milano San Vittore (220%), Foggia (212%), Lucca (205%), Brescia Canton Monbello (201%), Varese (196%), Potenza (193%), Lodi (191%), Taranto (190%), Milano San Vittore femminile (189%), Como (188%), Busto Arsizio (187%), Roma Regina Coeli (187%), Treviso (187%).
Tre le proposte di Antigone contro il sovraffollamento. “Sono poco più di 17mila i detenuti che devono scontare un residuo pena inferiore ai due anni. Con un atto generale di clemenza di soli 24 mesi il sistema tornerebbe a respirare”, la prima. “I consigli di disciplina in ciascun istituto – la seconda proposta – potrebbero riunirsi in forma straordinaria e sollecitare provvedimenti collettivi di grazia e di concessione di misure alternative per tutti coloro che hanno da scontare meno di due anni”. Antigone suggerisce infine di “prevedere un divieto di carcerazione, salvo casi eccezionali, se non c’è un posto regolamentare in carcere”.
91 suicidi nel 2024. Tra gennaio e maggio di quest’anno 33
Nel 2024 sono stati 91 i suicidi commessi da persone in carcere; tra gennaio e maggio 2025 sono almeno 33. Il numero 91 dei suicidi del 2024, spiegano gli estensori del report, è superiore agli 83 registrati dal Dap perché comprende anche i decessi per suicidio avvenuti in ospedale dopo il gesto compiuto in carcere. Sono almeno 62 i casi di suicidi avvenuti nei primi 6 mesi di detenzione, di cui almeno 14 nel primo mese e almeno 11 nella prima settimana. “L’ingresso in istituto – osservano i curatori del report – è tipicamente uno dei momenti più complessi della fase detentiva, dove invece di ricevere particolare sostegno la persone è nella maggior parte dei casi abbandonata, spesso in sezioni d’accoglienza chiuse e fatiscenti”. Il 2024 passa alla storia anche come l’anno con più decessi in carcere in generale (246). Crescono anche autolesionismo e tentati suicidi: nel 2024, rispettivamente del 4,1% e del 9,3%.
Tra gli istituti in cui si sono verificati più tentati suicidi Milano San Vittore, Napoli Secondigliano, Firenze Sollicciano e Roma Regina Coeli. Secondo l’Istituto superiore di sanità, nel 2021 il tasso di suicidi in Italia era pari a 0,59 casi ogni 10mila abitanti. Mettendo in relazione i due dati, evidenzia Antigone, “in carcere ci si toglie la vita ben 25 volte in più rispetto alla società esterna”. Sulla scorta dell’ultimo dato del Consiglio d’Europa, nel 2022 il tasso di suicidi nelle carceri italiane era più del doppio della media europea: 15 casi ogni 10mila detenuti a fronte di una media di 7,2 casi. Secondo i dati del Garante, nel 2024 rispetto al 2023 gli scioperi della fame e/o sete hanno registrato un aumento in termini assoluti del 35%; il rifiuto del vitto/delle terapie del 21%; l’astensione dalle attività del 7%.
Nei 17 Ipm 611 minori, per metà stranieri non accompagnati
Al 30 aprile 2025 sono 611 (di cui 27 ragazze) i giovani detenuti negli istituti penali per minori (Ipm) italiani. Alla fine del 2022 le presenze erano 381 e a fine 2024 raggiungevano le 587 unità, con una crescita del 54% in due anni. I giovani detenuti stranieri – per quasi l’80% provenienti dal Nord Africa, quasi sempre minori stranieri non accompagnati – costituiscono il 49,9% del totale delle presenze. “Crescita che – osservano i curatori del report – sarebbe ancora maggiore se non fosse per la facilitazione introdotta dal Decreto Caivano a trasferire in chiave punitiva gli ultra-diciottenni del circuito minorile a carceri per adulti, con la conseguenza di interrompere bruscamente il percorso educativo del ragazzo e di affaticarne enormemente il recupero. Tali trasferimenti sono stati 189 nel corso del 2024, l’80% in più rispetto ai 105 del 2022”.
Molte le proteste che hanno avuto luogo nelle carceri minorili nel corso dell’ultimo anno, a causa delle degradate condizioni di vita interna: tra queste il sovraffollamento in 9 Ipm su 17. A Treviso si sfiora il doppio delle presenze rispetto ai posti disponibili, il Beccaria di Milano e l’Ipm di Quartucciu a Cagliari hanno un tasso di affollamento del 150%, Firenze supera il 147%. Aumentato vertiginosamente l’uso di benzodiazepine e antipsicotici nelle carceri minorili. A Torino, nel 2024, la spesa è aumentata del 64% rispetto al 2022; a Nisida l’aumento è del 352% in tre anni; a Pontremoli di oltre il 1.000%. Al Beccaria di Milano nel 2023 l’utilizzo di antipsicotici e benzodiazepine è stato di 8,3 volte superiore rispetto a Bologna e 3,3 in più di Firenze. Antigone riferisce di visite “durante le quali ci siamo imbattuti in intere sezioni di ragazzi addormentati in orari che dovrebbero essere dedicati alle attività scolastiche o di altro tipo”.
2.703 donne detenute, 11 bambini in cella con le madri
Sono 2.703 le donne detenute nelle carceri italiane al 31 marzo 2025, il 4,3% della popolazione detenuta complessiva, percentuale sostanzialmente stabile nei decenni. Sono 766 le straniere, soprattutto da Romania, Nigeria e Marocco. Con la chiusura del carcere di Pozzuoli nel giugno 2024 a causa del terremoto, sono oggi solo tre le carceri interamente femminili: Rebibbia a Roma (375 presenze per 272 posti, il carcere femminile più grande d’Europa), Giudecca a Venezia (102 presenze per 112 posti) e la piccola Casa di reclusione femminile di Trani (34 presenze per 32 posti). Oltre l’80% delle detenute è ospitato in sezioni femminili all’interno di carceri a prevalenza maschile, che attualmente sono 46, che spesso comportano l’assenza di ogni attività organizzata.
Al 30 aprile erano 11 i bambini che vivevano in carcere con le loro 11 madri detenute, di cui 9 straniere. Di essi, 3 nell’Icam (Istituto di custodia attenuata per detenute madri, ndr) di Milano, 3 in quello di Venezia, 1 in quello di Torino; 3 nel carcere di Rebibbia e 1 in quello di Perugia.
“Il cosiddetto decreto legge sicurezza emanato dal governo ad aprile – si legge nel report – ha cancellato l’obbligo del rinvio dell’esecuzione della pena per donne incinte o con prole inferiore a un anno di età, che da oggi potranno dunque entrare in carcere aumentando il numero di bambini dietro le sbarre. Si introduce inoltre per la prima volta la possibilità che il bambino venga sottratto alla madre: il decreto prevede che la donna sottoposta alla custodia cautelare in un Icam possa venire trasferita in chiave punitiva in un carcere ordinario senza suo figlio quando la sua condotta non è considerata adeguata”.