Vita Chiesa

Card. Zuppi: fine vita, no a leggi regionali

Il presidente della Cei a Firenze per un'incontro sulla Costituzione all'Università

il presidente della Cei cardinale Maria Matteo Zuppi

“Non ha molto senso che ci siano delle soluzioni regionali, c’è bisogno di una indicazione nazionale”. Il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, ha commentato la legge regionale toscana sul suicidio medicalmente assistito che è stata impugnata dal governo. Il presidente della Cei è intervenuto oggi a una iniziativa dell’Università di Firenze sulla Costituzione. “Dare per scontata la Costituzione, con quello che comporta, con quello che significa, è sempre pericoloso perché non è mai scontata” ha affermato. Di democrazia, ha detto, “ce n’è poca in giro: noi siamo un’isola, dove comunque ci possiamo permettere di avere anche il lusso di sprecarla, ed è molto pericoloso”. Zuppi ha messo in guardia dai rischi di dittature: “L’idea che andrà tutto bene, che da noi non è possibile, che comunque troveremo le forze, io non la darei mai per scontata”, “abbiamo la storia che ce lo ricorda, che ci insegna anche la fragilità e la debolezza, per esempio, della democrazia. E ripeto, nel mondo non ce n’è tanta. E poi ha tanti nemici, anche i nuovi nemici”.  Secondo Zuppi “il ‘come è stato possibile?’ era una delle domande che si è fatta quella generazione che in Germania, in pochissimi anni, si è fatta abbindolare da un gruppo di banditi, da chi ha messo in moto quello che è successo: e questo ci deve preoccupare”. Zuppi ha parlato anche delle guerre in corso: “Non ci sono, non ci devono mai essere morti né di serie A o di serie B: e non abituiamoci ai bollettini di morti, perché quando diventa una statistica, quando diventa un numero, non lo capiamo più”. “La guerra in Ucraina – ha affermato – l’ho capita quando sono andato a Bucha; la capisco moltissimo quando mi capita, e capiterà penso anche a molti di voi, di parlare con una donna, perché ci sono moltissime donne ucraine che lavorano, che vivono con i nostri anziani, e che quando parlano del loro paese cominciano a piangere”. Per Zuppi “se muore un bambino di freddo, e ne sono morti due una settimana fa, non possiamo accettare di abituarci a questo”.