Toscana

Caritas e Migrantes: approcci diversi obiettivi comuni

La delegazione regionale della Caritas, alla presenza del Vescovo delegato Riccardo Fontana, e quella di Migrantes con il delegato regionale monsignor Franco Agostinelli e il direttore regionale don Angelo Chiasserini, si sono riunite il 28 aprile scorso.Nell’aprire i lavori della giornata, monsignor Fontana ha commentato alcuni passi del Vangelo di Luca (Lc24,35-48), «i due discepoli ritornati da Emmaus avevano riconosciuto Gesù dallo spezzare il pane  e sconvolti credevano di aver visto un fantasma, dopo che Gesù ebbe dato segnali di presenza fisica, prese e mangiò una porzione di pesce arrostito, aprì loro la mente per comprendere le Scritture. In realtà l’espressione usata nella traduzione “fantasma” quasi a rappresentare una visione non reale e per certi versi apparente, in realtà non dà ragione al vero significato voluto dall’evangelista, che voleva richiamare l’esigenza di superare l’apparenza, un richiamo alla comunità cristiana di andare oltre e di essere testimoni della Verità». Oggi noi e l’intera comunità ha un’opportunità rappresentata dalla Carità che ci permette di essere confermati nella fede, la Carità che non riguarda solo la Caritas ma coinvolge tutta la comunità ecclesiale e parrocchiale chiamata a fare testimonianza e in cui convergono vita spirituale, missione pastorale e dimensione culturale.

Fontana nel suo intervento ha posto l’attenzione su alcuni aspetti che riguardano l’immigrazione che da un lato non può più essere considerata un emergenza e dall’altro ci pone di fronte a un interrogativo: le istituzioni  chiedono spesso interventi alle Diocesi, tramite le Caritas rispettive, in ordine ai servizi. Quali risposte dare perché non risultino «deleghe» da parte delle istituzioni?

Diversi interventi hanno sottolineato come la Regione Toscana, rispondendo all’emergenza determinatasi nel Mediterraneo, abbia saputo coniugare le esigenze di accoglienza e di solidarietà con la sostenibilità attraverso l’inserimento di piccoli gruppi all’interno delle comunità toscane e come sia stato centrale il ruolo del volontariato, nella fase sia di individuazione delle sedi e che delle modalità organizzative. La Caritas ha potuto sperimentare, come d’altro canto avvenuto in altre circostanze, la collaborazione con altre organizzazioni: enti locali, misericordie , pubbliche assistenze, testimoniando con la propria specificità uno stile basato sulla capacità di tessere relazioni, coinvolgere i migranti e la comunità locale non come semplici utenti di un servizio o spettatori ma partecipi di un percorso di integrazione.

L’esperienza ci permette di dire che il rapporto con le istituzioni locali deve essere rafforzato, «quando veniamo coinvolti – ha affermato il direttore della Caritas di Firenze, Alessandro Martini – è perché ci vengono riconosciute delle capacità» pertanto è vitale recuperare la nostra funzione pastorale e chiedere di essere coinvolti non solo nella fase di accoglienza ma anche di programmazione, definizione delle priorità e intervento.La presenza della Migrantes ha permesso anche di approfondire alcuni aspetti legati alle possibili sinergie tra le due organizzazioni che con modalità diverse hanno però lo stesso obiettivo. A questo proposito è stata stimolante l’immagine usata da don Emanuele, responsabile diocesano di Pisa, «la Caritas ha nel tempo strutturato con i migranti un rapporto asimmetrico dettato dalla ricerca di soddisfare un bisogno, la Migrantes è invece in grado di strutturare rapporti simmetrici, fondati sulla dignità dell’essere umano», proprio questa differenza se coniugata in un programma di attività e di incontri annuali potrebbe veder rafforzata l’attività della Chiesa nel suo complesso». «La Migrantes – ha concluso monsignor Agostinelli – ha una funzione principalmente pastorale e culturale per favorire il dialogo fondato sull’inclusione pastorale, sociale e scolastica affinchè gli stranieri possano essere accolti».

L’importante incontro si è chiuso con l’impegno di presentare a breve un documento redatto dalle due organizzazioni, alla Conferenza episcopale toscana sui temi dell’immigrazione definendo una serie di modalità che favoriscano un coinvolgimento delle parrocchie e delle comunità locali nell’accoglienza dei cittadini immigrati.