Opinioni & Commenti

Caso «Avvenire», se la stampa perde la propria dignità

di Adriano Fabris

La vicenda che ha coinvolto Dino Boffo è chiaro esempio di una deriva che sempre più, purtroppo, sta caratterizzando da alcuni anni l’informazione in Italia. La stampa, le televisioni, sembrano non aver più, come scopo, quello di dare notizie, ma si fanno strumento di manovre e di interessi di altro tipo. Ciò che in precedenza, allo sguardo dei non addetti ai lavori, poteva forse risultare implicito, ora è assolutamente evidente.

Ci auguriamo che i lettori, i veri fruitori delle notizie, sappiano in questo caso esercitare l’opportuno discernimento critico. Ciò a cui tuttavia mi preme almeno accennare, a partire da questa triste vicenda, sono due aspetti di cui essa è indicativa.

Si tratta in primo luogo della questione dell’autonomia e della dignità del mestiere del giornalista; si tratta poi di una questione, più generale, di etica del giornalismo. È chiaro che, se l’informazione si fa esclusivamente strumento di esigenze diverse rispetto a quella di dare notizie, commenti, interpretazioni sulle vicende del nostro mondo, ciò che viene meno è proprio l’autonomia e la dignità del giornalista. Il quale trasforma la sua attività in qualcosa che è al servizio di altri interessi. Di più. Se il giornalista esercita in tal modo la sua professione, allora è comprensibile che il suo scopo possa essere quello di scoprire gli interessi che muovono i vari altri colleghi: ad esempio i direttori dei giornali concorrenti. Con la conseguenza di una guerra di tutti contro tutti, di una guerra di cui stiamo vedendo i cruenti esiti.

Ma poi, soprattutto, la questione qui in gioco è una questione etica. Si tratta più precisamente di un problema di etica dell’informazione. Niente di particolarmente astruso, nessuna pia illusione quando parliamo, qui, di etica. Solamente l’esercizio libero di alcune domande. Ad esempio: quali sono le motivazioni che spingono un giornalista a agire in un certo modo? Qual è la sua concezione di una buona informazione?

Queste sono, credo, le domande che i lettori, tanto più in questi giorni, si devono porre quando leggono un giornale. Cercando le motivazioni che stanno alla base di certi comportamenti. Cercando soprattutto le conseguenze a cui essi hanno condotto. Le conseguenze, in questo caso, sono chiare. Il risultato è stato raggiunto. Ma la dignità della nostra stampa, in Italia, è oggi ancora più a rischio.

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