Lettere in redazione

Caso «Avvenire», solidarietà al direttore Dino Boffo

Caro direttore, sul direttore di Avvenire Dino Boffo sono state pubblicate tante falsità. Di vero c’è soltanto un decreto penale (non sentenza) della procura di Terni emesso a seguito di una denuncia contro ignoti da parte di una ragazza che riceveva molestie telefoniche. Tale decreto disponeva il pagamento di una multa di 516 al dott. Boffo in quanto risultò che le telefonate partivano da un cellulare in suo uso. È noto che Boffo conosceva la ragazza e la sua famiglia in quanto impegnati in attività ecclesiali, quindi i soggetti avrebbero riconosciuto la sua voce. Non credo che il direttore di Avvenire sia stato talmente ingenuo da indirizzare telefonate oscene a quella ragazza per ben 6 mesi senza il timore di essere individuato o intercettato. Trovo invece credibile che quel cellulare sia stato usato da altre persone come Boffo ha sempre sostenuto.

David Salvadoriindirizzo emailA nome e per conto della Confraternita di Misericordia di Faella, esprimo tutta la nostra solidarietà al direttore Dino Boffo per il vile attacco gionalistico subito: vergognoso e ignobile che ferisce una persona corretta, moderata, rispettosa e competente. Giancarlo Guivizzani, governatoreMisericordia di Faella (Ar)Le dimissioni di Dino Boffo da direttore di Avvenire hanno provocato in me tanta amarezza e preoccupazione. Amarezza per il trattamento riservato, purtroppo con il concorso di qualche «fratello in Cristo», ad una degnissima persona certamente colpevole di avere fatto il suo dovere di giornalista. Preoccupazione per le conseguenze che l’apparente successo di certi spregiudicati giornalisti potrà far ricadere sulla Chiesa e sul Paese. Non accada che le esigenze temporali, sempre presenti e ben note ai corruttori, finiscano con il prevalere. Non si lasci ora campo libero a quanti si trovano a loro agio nel fango, pertanto in condizioni di grande vantaggio su quanti non lo sono. Se c’è da lottare e da soffrire, bisogna lottare e soffrire. Pier Giovanni BilleriCaro direttore, noi cristiani dovremmo distinguerci, fra l’altro, anche per la capacità di giudicare le cose secondo verità, liberi da ogni condizionamento, da ogni interesse, da ogni partigianeria. Di fronte agli scandali degli ultimi mesi, l’appartenenza politica non dovrebbe impedirci di censurare i comportamenti dell’uomo che ci governa (a maggior ragione perché egli ostenta fede e devozione alla Chiesa). Purtroppo mi sembra che le prese di posizione in questo senso siano state spesso incerte, improntate più alla cautela politica che alla franchezza evangelica. Il direttore dell’Osservatore romano Vian è arrivato al punto di accusare di scarsa prudenza e equilibrio il direttore di Avvenire, proprio nelle ore in cui Dino Boffo era oggetto della vergognosa campagna scatenatagli contro dal Giornale della famiglia Berlusconi (campagna che pare aver ottenuto, presso molti cattolici, lo sperato effetto di fare d’ogni erba un fascio). Ma con che coraggio ci proclamiamo seguaci di Colui che scacciò i mercanti dal tempio? Francesco MichelazzoFirenzeSarà un caso, ma dopo la richiesta di chiarimento da parte del Papa circa la vicenda giuridico omosessuale del direttore di Avvenire, Boffo ha dato le dimissioni. Appare evidente che le manifestazioni di solidarietà espresse da Ratzinger nei giorni scorsi a Boffo, non significavano, come molti commentatori hanno ipotizzato, un’assoluzione, ma dovuta carità cristiana. Se Boffo si fosse rivelato «innocente», non si capisce perché il presidente della Cei Bagnasco dopo aver gridato al killeraggio mediatico e al complotto laicista, di punto in bianco abbia accettato le sue dimissioni. Come ha spiegato Feltri all’indomani delle dimissioni, l’intento del Giornale non era di criticare i privati gusti sessuali di Boffo, ma molto più banalmente di far notare che non aveva le carte in regola per erigersi a moralizzatore e fustigatore di chicchessia. Scommettiamo che, dopo l’ora delle ipocrite indignazioni, gli «disgustati» occulteranno l’ex direttore di «Avvenire» sotto un imbarazzante velo pietoso? Gianni ToffaliQuanto è successo in questi giorni rappresenta la classica goccia che fa traboccare il vaso. Qualora la Chiesa italiana non avesse ancora capito che cosa in realtà circonda la figura del presidente del Consiglio in termini di potere economico , finanziario, mediatico, non vedo che cosa ancora occorra per far capire che siamo di fronte a veri attentati alla libertà di stampa. Credo che dette forze siano in grado di ricattare qualsiasi persona, qualsiasi redazione, che osi mettersi contro il pensiero unico. Aldo VaianiVaiano (Po)Perché Dino Boffo si è dimesso, nonostante la pubblica incondizionata solidarietà delle autorità ecclesiastiche, del mondo cattolico e di molti uomini liberi? Non sono in grado di rispondere a tale domanda, ma ritengo che Boffo avrebbe dovuto rimanere al suo posto. Non posso pensare che Boffo sia colpevole dei reati di cui lo accusa Vittorio Feltri dalle colonne del quotidiano il Giornale. Se veramente Boffo si fosse macchiato delle presunte ingiurie e molestie, consumate dall’agosto 2001 al gennaio 2002, la Cei e la proprietà di Avvenire avrebbero chiesto le sue dimissioni. In caso contrario avrebbero commesso una grave inadempienza. Constato comunque che l’attacco contro Dino Boffo è posteriore alla defenestrazione di Enrico Mentana da Mediaset e soprattutto segue i critici editoriali di Avvenire sulla condotta di Silvio Berlusconi. Stigmatizzare personaggi potenti comporta la defenestrazione e l’emarginazione, mentre elogiare i vincitori implica onori e vantaggi. Mi domando allora se la Chiesa italiana voglia essere una Chiesa profetica o semplicemente una Chiesa istituzionale; se il laicato cattolico voglia salire sul carro del vincitore di turno od operare a tutto campo per il bene comune sociale secondo verità e giustizia. Anche se nell’immediato la profezia è ignorata e contrastata dal potere dominante, alla fine la verità profetica trionferà. Fabiano D’ArrigoLuccaCaro direttore, dopo la pubblicazione da parte di Feltri su il Giornale da lui diretto della cosidetta «nota informativa» contenente accuse infamanti contro il direttore dell’Avvenire e che la Procura di Terni ha definito falsa, dispiace che certi giornali. con una certa linea editoriale, compresa La Nazione non ne abbiano parlato, insistendo solo sul decreto penale relativo all’ammenda per telefonate anonime partite da un suo cellulare, probabilmente usato da qualcuno che voleva incastrarlo. Ma Feltri è andato oltre insinuando una lotta di poteri all’interno della Chiesa interpretando i tentativi di dialogo della Santa Sede come una presa di distanza dai vescovi. Una cosa vergognosa. Credo che la base cattolica abbia capito, ma sarebbe opportuno una maggiore informazione da parte dei parroci nei riguardi dei fedeli ogni qualvolta la Chiesa viene ingiustamente attaccata da più fronti. Fabio Cecchiindirizzo emailLa Presidenza dell’Azione cattolica di Pisa,  nella seduta del 1° settembre, preso atto della diffamatoria campagna di stampa ai danni di Dino Boffo, direttore di Avvenire, esprime tutta la stima e l’apprezzamento per il servizio svolto, da lui personalmente e dalla testata da lui diretta. Sottolinea, altresì, la necessità di proclamare ed esigere sempre e da tutti la coerenza tra vita privata e pubblica, base irrinunciabile sia della convivenza civile, sia di una prassi politica che possa educare e stimolare alla partecipazione, in particolare, le giovani generazioni. La Presidenza di Azione cattolicadi Pisa Diamo spazio, questa settimana, ad alcune tra le tante lettere arrivate sul «caso Avvenire» (lo chiamiamo così, non ci piace chiamarlo «caso Boffo»). Non le abbiamo selezionate. Le abbiamo prese così come sono arrivate. Altre, le pubblicheremo nei prossimi numeri. Qualcuna, casomai, l’abbiamo un po’ accorciata soltanto per motivi di spazio. Ma qui, in questa pagina, ognuno deve sentirsi libero di esprimere la propria opinione, purché non sia offensiva per nessuno e rimanga nei confini di un dibattito civile e costruttivo di cui sentiamo una profonda necessità proprio di fronte a vicende come quelle vissute in questi giorni.Per quanto ci riguarda, come Toscana Oggi, la nostra posizione è chiara: noi stiamo con Dino Boffo. Il che significa prima di tutto solidarietà ad una persona che è stata massacrata per secondi scopi. Lui ha parlato di «killeraggio». Noi parliamo di «cecchinaggio». Il killer ti spara guardandoti negli occhi, il cecchino ti spara alle spalle. Dopo di che stiamo con una politica e con un giornalismo che riscoprano la loro funzione di servizio al bene comune e non siano armi per guerre personali o di parte. Il primo fronte non è il nostro. Possiamo solo sollecitare i politici (troppi dei quali parlano solo attraverso insulti) a retrocedere da una deriva preoccupante nella quale hanno finito per trascinare anche la stampa, la quale però ha colpe proprie, anche solo per il fatto di essere gregaria. Ma questo è il nostro fronte ed è per questo che abbiamo dedicato gran parte del giornale ad un’analisi di quello che è successo in questi giorni sulla stampa e ad una riflessione su come si possa uscire da una situazione in cui giornali, radio e tv sembrano non aver più come scopo quello di dare notizie, ma – come scrive Adriano Fabris in prima pagina – si fanno strumento di manovre e di interessi d’altro tipo. Povocando – come afferma il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Toscana, Massimo Lucchesi – una barbarica resa dei conti che rischia di affossare la democrazia. Andrea Fagioli