Lucca

Castellani racconta l’incontro con papa Francesco

Quali impressioni ha avuto nel colloquio con Papa Francesco? È davvero affabile come raccontano i mass-media?

È stato un incontro molto bello, con il tono di un ritrovarsi di un padre con i suoi figli, che fin da subito, con un gesto del papa, ha assunto un carattere familiare: infatti, dopo un primo saluto, un abbraccio fraterno, papa Francesco ci ha chiesto di avvicinarci con le seggiole, fino a quel momento schierate ad una certa distanza, lontananza che non favoriva il contatto e la familiarità. Un incontro che ha assunto subito lo stile dell’ascolto.

Nella visita ad limina apostolorum, alle soglie degli apostoli, non avviene soltanto l’incontro con il Papa, ma anche con i responsabili delle Congregazioni e dei Consigli Pontifici, che sono le strutture che collaborano con il Papa per la gestione pastorale della Chiesa. Quali sono i temi più emergenti che ha trattato?

Fra i vari temi, la ricerca di nuove soluzioni alla situazione di sofferenza delle famiglie che hanno perso l’unità, perché i coniugi sono divorziati o risposati; lo sforzo per un rinnovato impegno della comunità cristiana per l’iniziazione alla vita cristiana delle giovani generazioni, associato allo slancio missionario da ritrovare da parte dei fedeli laici, il tutto senza cadere nella tentazione del clericalismo che può affliggere sia i presbiteri che gli stessi laici; altro tema è stato quello della pastorale vocazionale che necessita – non solo da noi! – di un rinnovato slancio propositivo e dello sforzo per invitare le giovani generazioni a vivere la vita come vocazione totale e che prevede come risposta la famiglia, il ministero ordinato o la vita consacrata.

Quali aspetti della nostra diocesi, che soffrono criticità, avete affrontato nel dialogo?

Il profondo cambiamento dei nostri tempi si riflette anche sulla Chiesa locale: insieme al senso di disorientamento e insicurezza, siamo di fronte a una evidente perdita di fiducia in tutti gli ambiti, quindi anche in quello religioso. I punti di riferimento appaiono sempre meno forti; per questo, la Chiesa diventa il luogo in cui cercare risposte, dando così a qualcuno l’illusione di un «ritorno di religiosità». Senza dubbio, gli strumenti e i mezzi che abbiamo a disposizione sono poveri e inadatti al contesto culturale e relazionale odierno. La sussidiazione spesso non riesce a raggiungere i destinatari; il «personale», soprattutto i catechisti, non è sempre aggiornato; È urgente una pastorale missionaria per la Nuova Evangelizzazione. La partecipazione alla messa domenicale è normalmente attiva e consapevole, ma si sta assottigliando ulteriormente, attestandosi su fasce di età alte.

Il calo numerico dei preti induce a riscoprire il valore del laicato.

Vi sono presbiteri che ritengono l’importanza dell’apertura ai laici; altri li ritengono utili, ma facenti parte di una istituzione in mano al prete; altri ancora favoriscono il passaggio da una logica istituzionale a uno stile più partecipativo; una minoranza, infine, è attenta alle problematiche sociali e alla vita professionale dei laici. C’è uno scollamento sempre più vistoso tra le problematiche vissute dai laici e la vita parrocchiale. Ai laici manca di solito una visione d’insieme e una esplicita coscienza di Chiesa locale e si rileva a volte l’indifferenza e la critica per il clero. Minima è la presenza del laicato nella politica, nella cultura e nella professione. La famiglia risente delle insufficienti politiche familiari e della campagna contro i valori della famiglia e della vita. Aumentano gli aborti di donne provenienti da altre province e i divorzi; per questo, da anni, abbiamo un’attenzione particolare verso i «risposati».

Avete affrontato anche la questione economica?

Nella relazione sulla situazione della diocesi è compreso anche questo. Dal punto di vista patrimoniale ed economico, la diocesi è scarsamente fornita rispetto alle altre diocesi toscane; i beni immobili sono in cattive condizioni e richiedono pesanti interventi, per cui, a fronte di scarse entrate, abbiamo fatto ricorso all’ottopermille per la gestione ordinaria.

Dalla visita sono nati propositi per la pastorale diocesana?

L’incontro, anche alla luce dei primi interventi di papa Francesco, ha fatto scaturire in me, utilizzando le sue stesse parole, riflessioni e indicazioni per una rinnovata vitalità missionaria delle nostre comunità parrocchiali e per un rinnovato agire pastorale dei preti: «Pastorale dell’orecchio» – e queste sono proprio le sue precise parole nel nostro incontro – cioè un religioso e costante ascolto delle persone e delle sempre nuove situazioni che giorno per giorno ci troviamo ad affrontare. «Pastorale dei piedi», che vuol dire «camminare in avanti e verso le periferie esistenziali che segnano la vita dell’uomo ai nostri giorni». «Pastorale del cuore» – dico io – che emerge dal continuo invito a scrutare l’amore e la misericordia che Dio ha manifestato verso ogni persona ferita fisicamente o nella vita interiore o morale.

Avete parlato delle supposte origini lucchesi di Bergoglio?

L’incontro mi ha dato la possibilità di sussurrare al papa l’invito a visitare la nostra Chiesa locale, la nostra Città e il territorio della lucchesia, assicurandogli l’affetto e la preghiera di tutti noi, sentimenti scaturiti fin dall’annuncio della sua elezione a «Vescovo di Roma» che presiede, nella carità, l’unità di tutte le Chiese sparse nel mondo. Per la verità, le volte – e sono state diverse – in cui ho nominato la Città e la Diocesi di Lucca – considerate anche le notizie apparse sulla stampa locale di una ventilata provenienza della madre da famiglie del nostro territorio lucchese – devo confessare che da parte sua, come mi sarei aspettato, non ho notato alcuna reazione che manifestasse un seppur vago richiamo di conoscenza e di appartenenza verso la nostra Terra di lucchesia. A proposito di una possibile visita alla nostra Chiesa e alla nostra Città ho preso tuttavia diretto e preciso contatto con i suoi più stretti collaboratori, i quali mi hanno ovviamente consigliato di scrivere una precisa lettera d’invito al papa per chiedergli di venire nella nostra Diocesi. «Tentare non nuoce» mi ha detto il segretario «ma c’è un mondo intero che attende una visita del Santo Padre!». Per questo, da parte mia inoltrerò quanto prima – facendomi voce di tutta la popolazione della nostra terra di lucchesia e dopo confronto con il consiglio episcopale – la richiesta e l’invito al Santo Padre per venire a visitare il Volto Santo e a riconfermare nella fede la nostra comunità di discepoli del Signore: questo sarebbe davvero un grande dono, perché tutti abbiamo bisogno di riconfermarci sulla via di Dio, così come Gesù ce l’ha indicata nel suo vangelo!