Opinioni & Commenti

Cattolici al voto con il dubbio del «trilemma»

di Alberto Migone

L’ Italia vive un tempo di malessere e di incertezza. Ci giocano indubbiamente le difficoltà di ordine economico che toccano, pur in misura diversa, un gran numero di persone. Ma c’è soprattutto una diffusa sfiducia che investe un po’ tutti i settori a cominciare dalla politica, che appare sempre più lontana dai problemi della gente.

È questo il clima in cui domenica e lunedì andremo a votare e l’auspicio è che non prevalga l’astensione. E sarebbe molto negativo sia perché il voto resta pur sempre un diritto-dovere, ma soprattutto perché per noi, gente comune, è l’unica possibilità che abbiamo per incidere.

Ma come orientarsi nella scelta al di là dei proclami e degli appelli che hanno reso questa campagna elettorale, almeno nella sua fase finale, simile ad un supermercato in cui si fanno o meglio si promettono… sconti per tutti?

C’è intanto un dato, a nostro parere positivo: l’attuale fase politico-elettorale si è in gran parte modificata, rispetto alle passate elezioni.

La decisione del Partito democratico di correre da solo ha spinto le altre forze a dar vita o ad un nuovo soggetto politico – è il caso del Partito della libertà, che raggruppa Forza Italia e Alleanza nazionale – oppure al confluire elettoralmente di più partiti ed è il caso della Sinistra arcobaleno, che aggrega Rifondazione comunista, Comunisti italiani e Verdi, e dell’Unione di centro, che ingloba il partito di Casini e il movimento di Pezzotta e Tabacci.

Questa scomposizione-riaggregazione, avvenuta sotto l’incalzare delle elezioni anticipate e per questo non priva di ambiguità, potrebbe preludere a un positivo superamento dei due Poli contrapposti, con quel perentorio o di qua o di là, che metteva a disagio molti.

Ora invece le forze che concorrono alla rappresentanza parlamentare sono – al di là di liste che meritano rispetto – prevalentemente quattro e questo dà una maggiore possibilità di scelta, anche agli elettori cattolici, ai quali – secondo il sociologo Giorgio Campanini – «si pone oggi di fatto un trilemma, dare fiducia cioè – … in rigoroso ordine alfabetico! – o al centro-destra o al centro-sinistra o all’unione di centro».

È un orientamento condivisibile con alcune precisazioni però, che attengono al Pd e al Pdl. E riguardano sia le alleanze stipulate – rispettivamente la Lega di Bossi e la Lista Di Pietro, di cui è difficile condividere la cultura – ma soprattutto il confluire nelle due liste di movimenti e personaggi per così dire ingombranti e che li ripropongono, in buona parte, come contenitori omnicomprensivi: penso a Emma Bonino e ai radicali nel Pd e nel Pdl a persone che portano opzioni anche antitetiche, da Dini alla Mussolini, da Capezzone a Giovanardi.

L’abolizione del voto di preferenza impedisce quindi a un elettore cattolico di selezionare all’interno della lista prescelta quei candidati – e sono tanti ma non sempre ai primi posti – che danno piena garanzia di serietà, competenza, amore al bene comune intero e non parziale e costringe a un tutto o niente, a ratificare cioè quelle che sono nomine fatte dalle segreterie dei partiti. E questo fa indubbiamente problema.

L’Unione di centro non è «la novità autentica di queste elezioni», ma è pur sempre «qualcosa di nuovo», anche se, va detto con tutta chiarezza, non è stata capace di liberarsi di «qualcosa di vecchio», a cominciare da alcune candidature, decisamente discutibili. È però idealmente e culturalmente omogenea, ha – senza pretesa alcuna di bollino blu – una chiara ispirazione cristiana e si colloca al centro con l’intento di rimodellare il sistema politico italiano.

Per questo non pochi cattolici pensano che meriti attenzione, anche elettorale, soprattutto in vista della Costituente di centro presieduta da Savino Pezzotta, fissata subito dopo il voto, che potrebbe coinvolgere anche altre forze politiche.

Come si vede neppure il trilemma di Campanini scioglie tutti i dubbi. Ma può aiutare per uno voto coerente e efficace.