Italia

CEI, CARD. ANGELO BAGNASCO: LAVORO PRIORITÀ ASSOLUTA

«Il Paese, come il resto dell’Europa, è in sofferenza». È l’analisi del card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella prolusione tenuta oggi a Roma al Consiglio permanente dei vescovi italiani (testo integrale) . Secondo il cardinale, “con i provvedimenti adottati è stato portato al sicuro il Paese”, ma ora occorre “uscire dall’immobilismo; cominciare a fare manutenzione ordinaria del territorio; continuare nella lotta all’evasione fiscale; semplificare realmente alcuni snodi della pubblica amministrazione; dotarsi di strumenti pervasivi e stringenti nel contrasto alla corruzione e al latrocinio della cosa pubblica”. Soprattutto, è urgente “azionare tutti gli strumenti e investire tutte le risorse a disposizione – dello Stato, dell’imprenditoria, del credito, della società civile – per dare agli italiani, a cominciare dai giovani, la possibilità di lavorare: non solo per sopravvivere, ma per la loro dignità”. Nello stesso tempo, è necessario anche “rinnovare i partiti, tutti i partiti: non hanno alternativa se vogliono tornare – com’è fisiologico – ad essere via ordinaria della politica ed essere pronti – quando sarà – a riassumere direttamente nelle loro mani la guida del Paese”. “Dal governo sono attese soluzioni sospirate per anni”, ha proseguito il card. Bagnasco: “Come vescovi chiediamo di tenere insieme equità e rigore”, attraverso “segnali affidabili e concreti che devono arrivare dalla classe dirigente”. Il modello economico italiano “è stato ed è una prodigiosa combinazione tra famiglia, impresa, credito e comunità”: oggi, per i vescovi, “va reinterpretato e rilanciato, recuperando stima nelle imprese familiari e locali, a cominciare da quelle agricole e artigianali”. In concreto, “bisogna sapersi misurare con le mutazioni incalzanti che costringono a un pensare nuovo”, partendo dalla consapevolezza che “bene sommo è la persona che lavora”: per questo “vanno create le condizioni perché le opportunità di impiego non sfumino, e con esse le abilità manageriali e i capitali necessari all’impresa”. “Mentre la crisi perdura”, i vescovi chiedono che “sollecitamente si avvii la sospirata fase di ripresa e degli investimenti in grado di creare lavoro, che è la priorità assoluta”. “L’approccio finanziario, senza concreti e massicci piani industriali, sarebbe di ben corto respiro”, ha ammonito il card. Bagnasco: “Solamente ciò che porta con sé lavoro, e perciò coinvolge testa e braccia del Paese reale, ridà sicurezza per il presente e apre al futuro”. Di qui la necessità che “lo Stato e gli enti locali siano solventi e lungimiranti e gli istituti bancari non si chiudano in modo indiscriminato alle richieste di piccoli e medi imprenditori”, valutando “caso per caso, situazioni e persone, l’onestà insieme all’affidabilità, e alla quota di controllabile rischio senza il quale non può darsi alcun salto nella crescita”. “Siamo profondamente persuasi che i giovani di oggi siano in grado di dare una spinta decisiva al cambio di passo del nostro Paese”. Ecco perché “non si possono tradire: sono indispensabili oggi, non solo domani”. Parole di fiducia, quelle tributate ai giovani dal card. Bagnasco. Quella attuale, secondo il presidente della Cei, “è una strana congiuntura: i padri, lottando, hanno ottenuto garanzie che oggi appaiono sproporzionate rispetto alle disponibilità riconosciute ai loro figli”. “Nonostante la precarietà che sta segnando la loro giovinezza”, i giovani “non possono rinunciare a costruirsi come persone stabili, interiormente solide, capaci di idealità e dunque resistenti alle sfide”. Nella vita, in altre parole, “è indispensabile apprendere la cura più decisiva, quella di sé, che non ci si procura dinanzi allo specchio, con la ricerca spasmodica della visibilità, ma si conquista guardandosi dentro, facendosi magari aiutare da qualche maestro dell’anima”. Di qui l’appello del cardinale ai giovani: “Stiamo andando verso una società nella quale sempre di più conterà la formazione completa, e non solo dunque scolastica e professionale, la formazione cioè della vostra umanità. Con la vita non si può barare: vale assai più lo sforzo che il successo, conta più l’abitudine alla fatica che la rifinitura estetica. E comunque i veri vittoriosi sono i galantuomini, non i vincenti con l’imbroglio”. (Sir)