Chiesa Italiana

Cei, Zuppi: pace è priorità. Apprensione su fine vita

La relazione al Consiglio permanente della Cei, in corso a Roma

Card. Zuppi, presidente della Cei

Pace. È la parola che il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha scelto come “priorità” da indicare alla Chiesa italiana, nell’introduzione con cui ha aperto i lavori del Consiglio permanente della Cei, in corso a Roma fino al 20 marzo. “I conflitti di cui l’umanità si sta rendendo protagonista in questo primo quarto del XXI secolo ci mostrano la fatica di essere fratelli, abitanti della casa comune”, l’analisi del cardinale, che ha messo l’accento sulle “conseguenze di ‘non scelte’, di rimandi colpevoli, di occasioni perdute. È la fraternità stessa a essere messa in dubbio, la possibilità di convivere senza dover competere o addirittura eliminare l’altro per poter vivere. E se è messa in discussione la fraternità, lo è sempre anche l’individuo!”. “Possiamo ancora accettare che solo la guerra sia la soluzione dei conflitti? Ripudiarla non significa arrestarne la progressione o dobbiamo aspettare l’irreparabile per capire e scegliere?”, le domande incalzanti di Zuppi, che facendo gli auguri a Papa Francesco per gli undici anni dall’inizio del ministero petrino, che si celebrano domani, ha ricordato che la pace è una delle “parole-chiave” del suo pontificato: “In questo tempo di conflitti, di divisioni, di sentimenti nazionalisti, di odi, di contrapposizioni, il servizio della Chiesa per l’unità brilla come una luce di speranza. E tale servizio, che coinvolge i vescovi e tutte le comunità, si fa proprio partendo dal ministero del vescovo di Roma, il Papa”. Di qui l’impegno ad essere “artigiani di pace, tessitori di unione in ogni contesto, pacifici nelle parole e nei comportamenti, ammoniti anche a dire ‘pazzo’ al prossimo, per imparare ad amare il nemico e renderlo di nuovo quello che è: fratello. Ascoltiamo la voce di quanti soffrono, delle vittime, di quanti hanno visto violati i diritti elementari e rischiano che le loro grida si perdano nell’indifferenza o nell’abitudine”. Pace che diventa preghiera ma anche solidarietà: “Ad esempio, con l’Ucraina, mediante la diffusa accoglienza per le vacanze estive ai bambini orfani o vittime – lo sono tutti – di quella catastrofe che è la guerra”. “In questa stessa prospettiva vivremo durante la prossima Assemblea generale una giornata di preghiera, digiuno e solidarietà”, ha annunciato il presidente della Cei: “Invitiamo le nostre comunità ad accompagnare già dalle prossime settimane questo nuovo momento di unione e vicinanza verso quanti stanno soffrendo per i conflitti in corso. Allo stesso tempo, rinnoviamo l’appello alla partecipazione alla Colletta per la Terra Santa che si raccoglie il Venerdì Santo”.

Apprensione su fine vita

Parlando dell’Italia, Zuppi ha affermato che negli ultimi anni la condizione degli anziani “è diventata una vera e propria emergenza”. Il presidente della Cei, ha ricordato che “l’Italia è tra i Paesi più longevi al mondo e questo ha diverse conseguenze: l’avanzare dell’età è spesso inversamente proporzionale alla capacità di svolgere le attività quotidiane in autonomia, tanto da rendersi necessario un supporto esterno. Per gli anziani e le loro famiglie questo significa iniziare un iter faticoso e complesso per capire a quali servizi si può accedere e a chi ci si debba rivolgere per ricevere risposte a tanti interrogativi. La pandemia ha portato alla luce la situazione di scarsa assistenza e di solitudine in cui vivono milioni di anziani”. “Serve un nuovo welfare, che sostenga questa grande fascia della popolazione, soprattutto quella non autosufficiente”, la proposta del presidente della Cei, secondo il quale “è necessario continuare a lavorare – società civile, enti ecclesiali e Istituzioni – per concretizzare la riforma delineata con la legge delega del marzo 2023 e a non tradire le attese di persone, famiglie e operatori”. I vescovi italiani guardano, infine, “con apprensione alla tematica del fine vita”: “Ogni sofferente, che sia in condizioni di cronicità o al termine della sua esistenza terrena, deve sempre essere accompagnato da cure, farmacologiche e di prossimità umana, che possano alleviare il suo dolore fisico e interiore”. “Le cure palliative, disciplinate da una buona legge ma ancora disattesa, devono essere incrementate e rese nella disponibilità di tutti senza alcuna discrezionalità di approccio su base regionale, perché rappresentano un modo concreto per assicurare dignità fino alla fine oltre che un’espressione alta di amore per il prossimo”, la tesi del presidente della Cei: “La piena applicazione della legge sulle disposizioni anticipate di trattamento, inoltre, è ulteriore garanzia di dignità e di alleanza per proteggere la persona nella sua sofferenza e fragilità”.

Preoccupazione per il Paese

“Suscita preoccupazione la tenuta del sistema Paese, in particolare di quelle aree che ormai da tempo fanno i conti con la crisi economica e sociale, con lo spopolamento e con la carenza di servizi”, il grido d’allarme a nome della Chiesa italiana: “Non venga meno un quadro istituzionale che possa favorire uno sviluppo unitario, secondo i principi di solidarietà, sussidiarietà e coesione sociale. Su questo versante, la nostra attenzione è stata costante e resterà vigile, nella consapevolezza che il Paese non crescerà, se non insieme”. Preoccupazione, inoltre, per “i segnali che giungono, in modo inedito, dal mondo giovanile”: “Non dimentichiamo – le parole di Zuppi – che ha sofferto più di altre generazioni le conseguenze psicologiche e sociali della pandemia e mostra ora diversi sintomi di un disagio esistenziale segnato da un futuro avvolto nell’incertezza e da un presente avaro di punti di riferimento”. “La Chiesa in Italia avverte questa fatica dei ragazzi e dei giovani e desidera farsi carico della loro attesa di sentirsi ascoltati e capiti nelle istanze, nei sogni e nelle sofferenze che esprimono in forme non sempre lineari ma che vanno accolte come segnali per ritrovare il filo di un dialogo”, ha assicurato il presidente della Cei: “La loro è una presenza in continuo cambiamento che esprime domande profonde e una ricerca di autenticità e di spiritualità cui occorre offrire una risposta credibile, non vittimista ma vicina, non precaria ma stabile, sapendo andare oltre incomprensioni, pregiudizi e schemi interpretativi non più attuali”.

Appello al voto

Un appello a votare “scegliendo responsabilmente i deputati che rappresenteranno i nostri valori e lavoreranno per il bene comune nel prossimo Parlamento europeo”. A lanciarlo è stato il card. Matteo Zuppi, in vista delle elezioni di giugno, definite “una grande occasione di partecipazione popolare”, ha fatto suo l’appello dei vescovi europei che, in un recente documento sulle prossime elezioni, affermano: “Il progetto europeo di un’Europa unita nella diversità, forte, democratica, libera, pacifica, prospera e giusta è un progetto che condividiamo e di cui ci sentiamo responsabili. Siamo tutti chiamati a portarlo avanti anche esprimendo il nostro voto e scegliendo responsabilmente i deputati che rappresenteranno i nostri valori e lavoreranno per il bene comune nel prossimo Parlamento europeo”.