Italia

Centenario don Milani, Zuppi a Barbiana: “obbedientissimo prete della sua Chiesa”

Il cardinale Zuppi è intervenuto, a Barbiana, all’apertura del centenario di don Lorenzo Milani, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “La scuola popolare di S. Donato a Calenzano prima, e quella di Barbiana poi – ha affermato -, sono stati un vero e proprio laboratorio educativo senza precedenti nella storia del Novecento in Italia. Don Lorenzo si è rivelato uno straordinario formatore di coscienze. La sua idea di educazione ha avviato processi. «Vedeva i ragazzi come potevano essere», non solo come erano di fatto. La periferia di Calenzano e Barbiana sono diventati patrimonio dell’umanità e riserva civica di democrazia per il nostro Paese. Scuola, lavoro, economia, politica e società si tengono insieme. Se i frutti di don Lorenzo li vediamo ancora oggi è perché il cardine della sua pedagogia è stato quello di accompagnare le persone ad assumersi responsabilità nella vita, a non accettare fossero prigionieri del consumismo, passivi e catturati dal tanto, offerto per non pensare”.

Zuppi ha parlato delle tante Barbiana di oggi, “nascoste nelle case delle periferie o nei campi profughi, dove accettiamo crescano migliaia di bambini senza futuro”.

“Nei suoi scritti – ha detto ancora – ritorna spesso il riconoscimento di una scoperta essenziale: i poveri lo hanno convertito. Da qui il suo impegno perché si superasse l’atavico pericolo che la povertà e la ricchezza venissero tramandate di generazione in generazione. Mettere i poveri al centro della vita trasforma la storia: Gesù Cristo ce lo ha insegnato con chiarezza e il priore di Barbiana li ha semplicemente messi al centro. Non si è Chiesa se non si è di tutti, ma particolarmente dei poveri, e, solo perché dei poveri, è di tutti”.  La Chiesa, ha aggiunto, “ha faticato a comprendere il messaggio di don Milani. Grazie a papa Francesco, che il 20 giugno 2017 è salito qui per pregare sulla sua tomba e per raccoglierne l’eredità a nome di tutta la Chiesa, oggi avvertiamo l’importanza di farci illuminare dalle parole, dai gesti e dagli scritti di don Lorenzo”.

“Don Lorenzo – ha concluso – ha trasformato un esilio in un esodo, ha preso per mano la Chiesa, rivendicando il suo servizio agli ultimi non come gesto di affermazione personale, ma come servizio ecclesiale. La sua testimonianza non appartiene al passato. Ci interpella e ci mette in cammino verso il futuro, senza tutte le sicurezze, ma con la vera risposta che è la passione evangelica e umana capace di generare vita. Coi giovani si scrive il presente e si cammina verso il domani. Della Chiesa e della società”.