Prato

Chinatown, porte chiuse al prete cinese

«Un euro l’ora? Ma è incredibile, non avevo mai sentito dire di una cosa del genere». È sorpreso e indignato don Francesco Saverio Wang, cappellano della comunità cattolica cinese di Prato, non appena appresa la notizia del connazionale sfruttato che ha trovato la forza di alzare la testa e denunciare i propri datori di lavoro.«Ho sentito purtroppo di cinesi che lavorano per 3 o 4 euro all’ora ma una paga così bassa è davvero scandalosa. Anche se devo dire – aggiunge il sacerdote – che solitamente i cinesi non vengono pagati a ora ma bensì a cottimo, per questo sono costretti a lavorare per molte ore al giorno, più stoffa o camice producono più guadagnano». Don Francesco Saverio è la guida spirituale di quasi duecento fedeli. Ogni domenica si ritrovano presso la parrocchia dell’Ascensione al Pino dove hanno un centro pastorale tutto per loro. Nella vostra comunità siete a conoscenza di casi come questo?«Sì, sappiamo che ci sono nostri connazionali che lavorano dieci o dodici ore al giorno. Sono situazioni difficili da gestire e da far emergere, non si può protestare, altrimenti il datore di lavoro li licenzia». Fu proprio dalle pagine di Toscana Oggi che don Wang, a novembre 2011, denunciò il caso di alcuni suoi «parrocchiani» che rischiarono il licenziamento per aver partecipato a un ritiro spirituale, tra l’altro di domenica. «Non solo, c’è anche chi si è assentato per ragioni di malattia ed è stato cacciato dal posto di lavoro, questo non è giusto!», accusa il sacerdote, che deve far fronte a connazionali che lamentano di non poter denunciare gli abusi altrimenti, «a subire le conseguenze sarebbero non solo chi contesta, ma anche i familiari che lavorano nello stesso posto».Si dice che la comunità cinese sia chiusa verso l’esterno ma la comunicazione al suo interno trova le stesse difficoltà? Per spiegare la situazione don Wang fa l’esempio delle benedizioni nelle case. Anche per il prete cinese questo è tempo di portare «l’acqua santa» alle famiglie. Nel suo caso quelle della cosiddetta Chinatown nella zona di via Pistoiese e dintorni. «Non mi apre la porta quasi nessuno – dice don Francesco Saverio – qualcuno addirittura non mi risponde neanche al citofono, eppure in casa ci sono, me ne accorgo». E perché? «In alcuni appartamenti, che sulla carta dovrebbero essere abitati da nuclei di quattro persone, convivono anche in dieci. E siccome sanno di essere fuori regola non aprono a chi non conoscono, neanche ai cinesi». I suoi connazionali riconoscono la sua figura di sacerdote cattolico? «Chi è buddista sa che sono un prete e per questo non vogliono la benedizione, ma la maggior parte è atea e non è nemmeno a conoscenza di cosa significhi essere cristiani cattolici, non hanno mai visto un prete, nemmeno cinese! Non hanno la minima idea del senso di una benedizione. Ed è difficile farglielo capire».