Prato

«Cinque anni di soddisfazioni e la fatica di far quadrare i conti»

«In cassa ci sono 53 milioni di euro, ma sono intoccabili a causa del patto di stabilità, così, per riuscire a trovare gli 8 milioni necessari per pagare le imprese che stanno lavorando sulla 325 e nella ristrutturazione delle scuole superiori pratesi, la Provincia è costretta a vendere alcuni pezzi pregiati del suo patrimonio immobiliare. Termina con questo paradosso il mandato di Lamberto Gestri alla guida della Provincia di Prato, ma soprattutto si chiude una storia iniziata venti anni fa con la conquista di un ente, e di una indipendenza da Firenze, fortemente voluto dai pratesi.Presidente, tracciamo un bilancio di questi cinque anni«Sono stati anni intensi e anche pieni di soddisfazione, mi è piaciuto molto fare il presidente della Provincia e l’ho fatto con una dedizione totale. È stato però un periodo quanto mai complicato e travagliato, soprattutto negli ultimi tre anni quando la questione dell’eliminazione delle province dal panorama delle istituzioni locali ha messo a repentaglio la stabilità dell’ente. Abbiamo subito tagli pesanti che si sono abbattuti in modo sproporzionato rispetto al montante della spesa delle Province».In che senso?«Lo Stato ha tagliato in modo lineare 445 milioni di euro di trasferimenti, la stessa cifra è stata tolta a Province, Comuni e Regioni. Però la spesa totale delle Province è di 3 miliardi, dei Comuni è 28 e delle Regioni è 80. Per noi il taglio è stato molto più pesante da digerire. Tre anni fa la Provincia di Prato aveva una spesa di 13 milioni di euro, quest’anno possiamo spendere al massimo 450mila euro».Voi cosa avete tagliato?«Il decreto Del Rio ci ha detto di tagliare il costo dei servizi. Molte Province hanno potuto rinunciare al parco macchine oppure a incarichi esterni, per noi, che non abbiamo mai avuto niente di tutto questo, il risultato è stato quello di avere meno soldi per le prestazioni e i servizi, quindi per gli appalti e i fornitori. La situazione è drammatica».Quanto dovete pagare ancora e a chi?«Entro la fine dell’anno dobbiamo pagare 8 milioni di euro per tutti i lavori che abbiamo fatto nel ripristino degli argini del Bisenzio e sull’Ombrone, su tutto il reticolo idraulico, sulle frane, per la risistemazione della 325 e delle scuole. Sono soldi che devono avere le imprese che hanno lavorato per noi. E dire che l’avanzo di amministrazione del 2013 è proprio di 8 milioni, se ci facessero usare quelli non avremmo problemi, invece non possiamo».Come troverete i soldi?«Siamo stati costretti a fare una manovra di bilancio molto forte per mettere in equilibrio i conti e anche per trovare il contributo di 2 milioni di euro da dare allo Stato. Abbiamo tagliato la spesa corrente per 970mila euro, è aumentata la Tefa (il tributo per l’esercizio delle funzioni ambientali) e poi abbiamo deciso di mettere in vendita alcuni immobili per avere capacità di pagamento».Quali immobili metterete in vendita?«Sono tre, uno è Palazzo Novellucci, poi i fondi dove si trovano i negozi al piano terra di Palazzo Banci Buonamici e il primo e secondo piano di Palazzo Gori. I primi due contiamo di venderli senza troppi problemi, per Palazzo Gori vogliamo proporlo in permuta alle imprese che stanno facendo i lavori nelle scuole».In questi cinque anni qual è la scelta che le ha dato maggiori soddisfazioni?«Rifarei la scelta di nominare direttore generale Giancarlo Cecchi. È stata la scelta fondamentale per la riorganizzazione, tanto è vero che nei due anni che lui è stato qui è riuscito a raddrizzare un ente che aveva grosse difficoltà nel suo meccanismo interno di funzionamento».Rifarebbe questa nomina anche se al tempo comportò una spaccatura interna alla sua Giunta con le dimissioni di Gabriella Melighetti?«Non c’è dubbio, visti i risultati ottenuti, sono molto contento della scelta. Grazie alla gestione di Cecchi abbiamo riorganizzato e razionalizzato l’ente e di conseguenza parato i colpi del patto di stabilità».C’è qualcosa che, se potesse tornare indietro, non rifarebbe?«Dico la verità ho qualche difficoltà a ricordare una scelta di cui mi pento».Nemmeno sul Creaf, il Centro di ricerca costato oltre 20 milioni e non ancora partito?«Molti mi consigliavano di lasciar perdere, di buttare tutto nel cestino, questo però avrebbe impedito alla città di avere una possibilità di guardare al futuro con strumenti di qualità che il parco scientifico e tecnologico potrebbe garantire. È stato uno dei temi più sofferti di questi cinque anni, ma credo che la scelta giusta sia stata quella di non gettare tutto alle ortiche».A che punto siamo con questo progetto?«Apriremo il Creaf entro la fine dell’anno con la collaborazione temporanea affidata al polo scientifico di Navacchio. Ci sono già richieste di aziende con professionalità diverse che occuperanno il 50% della superficie disponibile e questo è avvenuto senza pubblicità, se non quella negativa apparsa sui giornali».Possiamo spiegare ai lettori come si trasforma la Provincia?«La Provincia di Prato rimane, con alcune funzioni cambiate e altre aggiunte. Una nuova sarà la stazione unica appaltante per i Comuni del territorio, quindi tutti gli appalti dovranno essere gestiti dai nostri dipendenti. C’è un punto interrogativo sulla formazione e lavoro, sicuramente manterremo la tutela delle strade provinciali, le scuole medie superiori, l’ambiente e tutto quello che riguarda la falda e il reticolo idraulico, la tutela del territorio, dalle questioni delle frane in montagne al rischio idrogeologico. E poi la pianificazione territoriale di area vasta.Perderemo cultura, turismo, sport, il sociale, probabilmente caccia e pesca e le funzioni di protezione civile, anche se ancora non è sicuro».Quale sarà il vertice dell’ente?«Il vertice è composto da un sindaco che diventa presidente della Provincia, che viene eletto dai sindaci dei Comuni, con un sistema di voto ponderato. E poi c’è un Consiglio provinciale composto da dieci consiglieri eletti tra i vari consiglieri comunali. Convocherò un’assemblea dove ci saranno le candidature, inizierà un vero e proprio periodo elettorale con l’indizione dei comizi a partire dal 18 agosto. Tutti lavoreranno a costo zero, salvo il sindaco presidente della Provincia che potrà scegliere tra l’appannaggio di primo cittadino o di questo nuovo incarico. Si tratta comunque di una situazione transitoria che dovrebbe protrarsi per almeno due o tre anni».Così facendo ci sarà un reale risparmio?«L’unico risparmio tangibile è che non verranno pagati i politici. Anche se voglio far notare che il costo della politica in Provincia è costato 2 euro all’anno a testa per ogni pratese».Che giudizio dà a questa riforma?«La scelta della eliminazione delle Province la ritengo comprensibile, ma doveva essere accompagnata da una riconsiderazione di tutto il sistema delle autonomie locali, dal numero dei Comuni alla riduzione delle Regioni e di tutta una serie di enti intermedi e di consorzi che sono defilati rispetto al ciclone che ha colpito le Province, ma sono una fonte di spesa notevolissima e allo stesso tempo fuori dalla vista dei cittadini».Dopo tanti anni di militanza e di impegno in politica cosa farà adesso Lamberto Gestri?«Ritornerò alla mia professione di ingegnere, in questi cinque anni non ha mai messo piede nel mio studio, tornerò a fare la mia attività».