Chiesa Italiana

Codice Camaldoli: Zuppi (Cei), oggi “sarebbe importante una Camaldoli europea”

Uno dei problemi di oggi è "il divorzio tra cultura e politica, non solo per i cattolici": lo ha detto il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei al convegno sugli 80 anni del Codice di Camaldoli

Il cardinale Zuppi a Camaldoli

“Camaldoli vuol dire più di mille anni di storia spirituale e monastica, che parla ancora attraverso il monastero, l’eremo e persino i boschi in cui sono immersi”. Così il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha aperto il suo intervento al convegno di celebra gli 80 anni dal Codice di Camaldoli.

“Il Codice – ha detto Zuppi – ha preso il nome da questo luogo, spirituale e pieno di tanta umanità, dove non si scappa dal mondo ma si entra nelle pieghe profonde della storia”.

Il Codice, ha continuato il cardinale, “nacque in uno dei momenti più bui della lunga notte della guerra. Dobbiamo constatare che la pace non è mai un bene perpetuo neanche in Europa. Questa consapevolezza dovrebbe muoverci a responsabilità e decisioni!”.

“Pio XII chiese ai cattolici di uscire dalla loro passività e di prendere l’iniziativa – ha aggiunto -. La responsabilità è iniziativa, altrimenti ci si accontenta delle proprie ragioni o dei buoni sentimenti, diventa vano compiacimento e non umiliandosi con la vita concreta fa illudere di essere dalla parte giusta anche se si finisce fuori dalla storia! Incitò i Laureati Cattolici a passare all’azione sul piano culturale, traducendo l’insegnamento della Chiesa in un linguaggio “moderno” e comprensibile a tutti. La presenza politica, che avrebbe segnato la ricostruzione e decenni successivi, rinasceva dal grembo della cultura.

Uno dei problemi di oggi è invece proprio il divorzio tra cultura e politica, non solo per i cattolici, consumatosi negli ultimi decenni del Novecento, con il risultato di una politica epidermica, a volte ignorante, del giorno per giorno, con poche visioni, segnata da interessi modesti ma molto enfatizzati. Dovremmo diffidare di una politica così, ma spesso ne finiamo vittime, presi dall’inganno dell’agonismo digitale che non significa affatto capacità, conoscenza dei problemi, soluzione di questi. Cioè, il tradimento della politica stessa!”.

“La visione di Camaldoli aiutò a preparare quell’inchiostro con cui venne scritta la Costituzione, frutto di idealità ma anche di capacità di confronto, visione, consapevolezza dei valori della persona, la giustizia e la libertà. È requisito indispensabile quando si pensa di toccarne il testo e, aggiungo, per impostare un piano che sia nazionale e di vera resistenza e resilienza”.

“La tragedia della guerra – ha continuato – richiedeva di fondare la convivenza nazionale e internazionale su basi solide. La guerra, infatti, opera sempre distruzioni profonde, non solo materiali ma morali, azzerando ogni patrimonio di relazioni stabili, di regole condivise, di fiducia reciproca. Papa Francesco, mentre chiede la pace presto, opera per preparare un “dopo” senza la guerra. Se vuoi la pace prepara la pace!”.

“Oggi la democrazia appare infragilita e in ritirata nel mondo. Ecco un campo cui i cristiani devono applicarsi, interrogandosi su come deve essere la democrazia nel XXI secolo, vivere quell’amore politico senza il quale la politica si trasforma o si degenera. Bisogna mettere a fuoco attorno a questa emergenza così decisiva, esperienze, tradizioni, visioni, idee, risorse reali, anche se disperse. In questa prospettiva, – ha detto il cardinale – sarebbe importante una Camaldoli europea, con partecipanti da tutt’Europa, per parlare di democrazia e Europa. I padri fondatori hanno avuto coraggio, rompendo con le consolidate logiche nazionalistiche e creando una realtà mai vista né in Europa né altrove. Nella pace, bisognava rendere solidali le democrazie. Sarebbe importante che i cristiani europei tornassero a confrontarsi perché l’Europa cresca, ritrovi le sue radici e la sua anima, si doti di strumenti adeguati alle sfide”.

Le idee del Codice di Camaldoli, secondo Zuppi, “hanno camminato sulle gambe dei partiti. Oggi la situazione è molto diversa. Non ci sono partiti d’ispirazione cristiana e, più in generale, partiti organizzati di stampo novecentesco. Questo non deve certo diventare un alibi per non cercare nuovi modi di fare politica o per fare politica svincolati da principi, valori e contenuti. Se non troviamo le mediazioni necessarie chi interpreta le esigenze, le orienta e sa indicare risposte nella complessità della vita? La disaffezione dalla politica non può non interrogarci”.

Il Codice di Camaldoli, ha aggiunto il cardinale, “è diventato il simbolo della capacità di iniziativa dei cattolici per il futuro dell’Italia durante la guerra. Lo si è ricordato ogni volta che si è cercata una ‘ripartenza’: alla Costituente, agli albori degli anni Sessanta, dopo il grande cambiamento politico dei primi anni Novanta. Oggi siamo in una stagione in cui si sente il bisogno di una responsabilità civile maggiore. Per l’Italia, per l’Europa, per il mondo: tutto è incredibilmente connesso. Una ripartenza? Certo, non si può restare inerti. Non si può restare chiusi nel proprio ‘io’: bisogna avere il coraggio del noi! Fosse un “noi” che discute, diverge, ascolta, propone”.