Vita Chiesa

Come far capire la Messa ai ragazzi

di Graziella Teta

«I fanciulli battezzati, che ancora non hanno ricevuto con i sacramenti della Confermazione e dell’Eucarestia la piena iniziazione cristiana, o che da poco sono stati ammessi alla santa Comunione, richiedono un interessamento tutto particolare da parte della Chiesa. Infatti, le attuali condizioni di vita nelle quali i fanciulli crescono, non sono le più favorevoli per il loro profitto spirituale. Anche gli stessi genitori si dimostrano, non di rado, ben poco fedeli all’impegno assunto nel Battesimo di impartire ai figli un’educazione cristiana». Sembra scritto oggi, se non vi fosse quel termine vetusto – «fanciulli» – a rivelare che il testo risale a qualche decennio fa, esattamente 36 anni. È tratto dall’introduzione del «Direttorio per le messe dei fanciulli», emesso dalla Sacra Congregazione per il Culto Divino il 1° novembre 1973.

Già allora si avvertiva, da una parte, l’impegno della Chiesa che «non vuol lasciare i fanciulli abbandonati a se stessi», imitando il suo Maestro che «abbracciava i piccoli e li benediceva», lasciando che venissero a Lui (Marco 10, 13-16) e, dall’altra parte, la preoccupazione per la particolare difficoltà che l’azione educativa della Chiesa incontra verso i fanciulli, «perché le celebrazioni liturgiche, specialmente quelle eucaristiche, non possono esercitare su di essi tutta l’influenza della loro innata efficacia pedagogica». Nonostante l’introduzione (con il Concilio Vaticano II) della lingua madre, le parole e i segni – si legge ancora nell’introduzione – non sono stati sufficientemente adattati alla capacità comprensiva dei fanciulli. Lacuna che sarà colmata, appunto, dal Direttorio per le messe dei fanciulli.

Per fare il punto sulla situazione attuale, Azione Cattolica dei Ragazzi ha organizzato un seminario di studio nazionale intitolato significativamente «Anche noi celebriamo!», con sottotitolo «L’educazione liturgica dei ragazzi negli itinerari di iniziazione cristiana» (Pisa, Aula Magna del Seminario Santa Caterina, 21 e 22 Febbraio prossimi). Rivolto a responsabili Acr diocesani, educatori e animatori, l’incontro si interrogherà in particolare su come coinvolgere e far vivere pienamente la celebrazione eucaristica ai giovanissimi.

Spiega Giorgio Nacci, dell’Ufficio centrale Acr: «Questo è il nostro secondo seminario di studio nazionale; il precedente – dello scorso novembre a Napoli – era imperniato sulla sfida educativa, tra libertà e disciplina. L’incontro stavolta avrà un taglio più catechistico-pastorale, con l’intento di indagare ed approfondire il rapporto tra i ragazzi (dai 4 ai 14 anni) e la liturgia. L’iniziativa nasce da un bisogno che emerge dal nostro impegno quotidiano nelle diocesi: occorre riflettere insieme sullo spazio che l’educazione alla liturgia ha all’interno dei nostri percorsi formativi, su come i ragazzi devono essere aiutati a partecipare pienamente alla liturgia, in particolare all’eucaristia domenicale».

Il seminario propone due percorsi, paralleli e comunicanti: il primo teologico-liturgico «Ragazzi che vivono e celebrano l’Eucarestia da protagonisti. Fondamenti per un’educazione liturgica», il secondo di taglio più pastorale «Formati alla scuola di una partecipazione attiva e consapevole. Buone prassi per un’educazione liturgica».

Tema non semplice, quello del rapporto tra ragazzi ed Eucarestia, ammette Giorgio Nacci: «L’Eucarestia, momento culmine dell’incontro con Cristo, è per “gli adulti nella fede”: non solo per i “grandi” di età anagrafica ma soprattutto adulti per maturazione e consapevolezza». I piccoli sembrerebbero esclusi. Ma non è così. E qui vale rileggere la confortante riflessione offerta dal Direttorio prima citato: «È vero che anche nella loro vita quotidiana i fanciulli non sempre né tutto comprendono delle loro relazioni ed esperienza con gli adulti, senza che si dimostrino per questo infastiditi o tediati: parrebbe quindi che neanche in fatto di liturgia sia il caso di pretendere che tutto e sempre sia per essi intellegibile e chiaro». Il passo successivo qual è? «L’educazione alla liturgia – risponde Nacci – inserita nel cammino formativo cristiano dei ragazzi, che trova senz’altro fondamentali riferimenti e utili indicazioni nel Direttorio per le messe dei fanciulli, che prevede una scelta adatta dei canti e delle preghiere, per favorire la comprensione nei giovanissimi. Per aiutarli a capire, e quindi ad esserne consapevoli, che cosa stiamo celebrando durante la messa, che cosa stiamo vivendo, ossia il mistero dell’amore di Cristo per noi».

Il percorso prosegue, sottolinea Nacci, dalla messa per i ragazzi alla celebrazione eucaristica comunitaria, da vivere pienamente insieme, grandi e piccoli. E qui Giorgio osserva: «Forse occorrerebbe anche mettere un po’ d’ordine nella “creatività liturgica” nelle celebrazioni, a volte eccessiva, che distrae dal cuore dell’evento, senza però cadere nel freddo formalismo. In altre parole, la celebrazione, nel modo in cui la liturgia ci chiede di celebrarla, è già simbolicamente ricca così com’è: piuttosto, deve essere curata (nelle letture, nei canti e nelle preghiere all’unisono, nelle pause di silenzio) in modo da favorire la partecipazione piena dell’assemblea. Tutto dovrebbe essere armonico, per far cogliere la bellezza dell’incontro con il mistero di Dio. Infatti, il modo più efficace per aiutare i ragazzi a comprendere ciò che celebrano è vivere l’esperienza di una comunità cristiana che sa ben celebrare, che sa vivere in maniera “adulta” ciò che celebrano. La trasmissione della fede è sempre opera di tutta la comunità, ed è garanzia di un percorso educativo di qualità».

Tornando ai ragazzi, Giorgio Nacci, 25 anni, laureando in Scienze Pedagogiche all’Università degli Studi di Lecce, offre la sua esperienza di cinque anni come responsabile Acr per la diocesi di Brindisi-Ostuni. «Con i ragazzi di prima comunione, 8-10 anni, celebriamo una messa per i fanciulli, secondo il formulario del Direttorio, che i ragazzi vivono a loro misura; una volta al mese, anche con le famiglie, per poi partecipare tutti insieme a quella comunitaria della domenica. L’Acr crede nel “protagonismo” dei ragazzi, nonostante la complessità della situazione educativa attuale. Se non è facile coinvolgere i ragazzi, è ancora più difficile coinvolgere i genitori. Questa nostra iniziativa, comunque, non di rado è occasione di riscoperta della fede degli adulti, spesso lontani da questa realtà. Quanto ai ragazzi, se “provocati” nel modo giusto, ossia mettendosi alla loro altezza, facendosi piccoli, come Gesù, in una prospettiva vera di abbandono, riescono a sorprenderci, rivelando una commozione sincera di fronte all’Incontro che sperimentano. Noi educatori abbiamo spesso aspettative elevate, che forse talvolta vanno deluse, ma non dobbiamo mai dimenticare di riconoscere che opera lo Spirito di Dio, capace di far comprendere anche ai piccoli che Dio ci ama, è nostro compagno di strada per attraversare la vita».

Allora, per «generare alla fede», conclude Nacci, «è compito di tutta la comunità cristiana, non solo degli educatori e dei genitori, svelare ai più piccoli la bellezza di una vita eucaristica, vissuta con lo stesso amore spezzato per gli altri così come ha fatto il Signore, anche al di fuori della celebrazione, rafforzando la capacità di testimonianza. E ugualmente va offerta ai ragazzi (anche se non “capiscono” tutto, anche se non credono fino in fondo) l’occasione di testimoniare riguardo alle esperienze formative ed educative che vivono».

Obiettivo: una partecipazione consapevoleGià il Concilio Vaticano II, nella Costituzione sulla sacra liturgia, aveva parlato della necessità di un adattamento della liturgia alle diverse assemblee; nel successivo primo sinodo dei Vescovi (Roma, 1967) si cominciò a studiare con maggior attenzione il problema di rendere più facile la partecipazione dei fanciulli alla liturgia.

Si trattava non tanto «di comporre un rito con peculiarità tutte sue, quanto piuttosto di conservare o abbreviare o tralasciare alcuni elementi, e di fare una scelta dei testi più adatti». In seguito alla pubblicazione di «Principi e Norme per l’uso del Messale Romano» nel 1969 la Congregazione per il culto divino cominciò a preparare, con la collaborazione di esperti di varie nazioni, uno speciale «Direttorio per le messe dei fanciulli», quale supplemento a Principi e Norme del messale stesso (lasciando alle Conferenze Episcopali o ai singoli Vescovi la facoltà di alcuni adattamenti).

Sono tre i capitoli del Direttorio (pubblicato nel 1973): «Come guidare i fanciulli verso la celebrazione eucaristica», «Messe per gli adulti, presenti anche i fanciulli», «Messe per i fanciulli con la partecipazione di alcuni adulti» (Uffici e ministeri nella celebrazione; Luogo e tempo della celebrazione; Preparazione della celebrazione; Il canto e la musica; I gesti; Elementi visivi; Il silenzio; Le parti della Messa).

Attualissime le finalità del Direttorio, espresse nel primo capitolo: «La partecipazione alle azioni liturgiche, nelle quali i fedeli riuniti celebrano il mistero pasquale, è un fatto di così grande importanza, che senza di esso sarebbe impensabile un vita pienamente cristiana; è naturale quindi che da un obiettivo così fondamentale non possa prescindere la formazione cristiana dei fanciulli. La Chiesa, che battezza i bambini, fiduciosa nei doni che in questo sacramento si ricevono, deve far sì che i battezzati crescano nella comunione con Cristo e con i fratelli; segno e pegno insieme di questa comunione è la partecipazione alla mensa eucaristica, a cui i fanciulli vengono preparati, e più intensamente formati, a rendersi conto del suo significato».

Doverosa, quindi, la catechesi eucaristica per i piccoli, volta soprattutto alla loro «partecipazione attiva, consapevole e vera», perché anch’essi facciano della loro vita quotidiana una risposta sempre più autentica al Vangelo.

(Il Direttorio e documenti collegati sono disponibili su: www.chiesacattolica.it).

«Anche noi celebriamo!»A Pisa si confrontano esperti di liturgia e catechesi«Anche noi celebriamo! L’educazione liturgica dei ragazzi negli itinerari di iniziazione cristiana». Si intitola così il seminario di studio dell’Acr (Azione Cattolica dei Ragazzi) che si svolge questo fine settimana nell’Aula Magna del Seminario di S. Caterina, Pisa. L’incontro si apre sabato 21 febbraio, alle 16, con i saluti dell’Arcivescovo di Pisa Giovanni Paolo Benotto e di Dario Caturegli, presidente diocesano dell’Azione Cattolica di Pisa, e Mauro Garuglieri, delegato regionale.

Prima giornata di studi dedicata al tema «Ragazzi che vivono e celebrano l’Eucarestia da protagonisti. Fondamenti per un’educazione liturgica». Ne parleranno, dopo l’introduzione di don Dino Pirri (Assistente centrale Acr), autorevoli relatori: don Domenico Falco (Direttore Ufficio Liturgico Nazionale) su «La comunità celebra il giorno del Signore»; Andrea Grillo (professore ordinario di Teologia Sacramentaria, Facoltà Teologica del Pontificio Ateneo S. Anselmo) interviene su «La capacità educativa dell’anno liturgico»; seguito da don Enrico Mazza (docente di Storia della liturgia all’Università Cattolica di Milano) su «La partecipazione attiva dei fanciulli all’Eucarestia». Seguirà il dibattito.

La seconda giornata di seminario, domenica 22, inizierà alle 8,30 con la celebrazione eucaristica nella chiesa di S. Caterina. Tema centrale: «Formati alla scuola di una partecipazione attiva e consapevole. Buone prassi per un’educazione liturgica», modera Teresa Borrelli, consigliere nazionale Acr. Gli interventi saranno a cura di don Guido Benzi (Direttore Ufficio Catechistico Nazionale), «La Parola di Dio nella formazione umana e liturgica dei ragazzi», e di Giorgio Nacci (Ufficio centrale Acr) che parlerà su «L’educazione liturgica nel cammino formativo Acr». Dopo il dibattito finale, alle 12 le conclusioni saranno affidate a Mirko Campoli (Responsabile nazionale Acr).