Toscana

Concordia, subito al lavoro per il ripristino dell’ambiente dopo la rimozione

Tutto dovrà tornare come era prima del naufragio ed avverrà senza soluzione di continuità, come era stato prescritto dalla conferenza di servizi del 15 maggio 2012. O meglio prima si darà corso ad una serie di operazioni preliminari e poi, presumibilmente ad ottobre, partirà il piano di ripristino vero e proprio, che durerà due anni e per cui Costa Crociere dovrà affidare un incarico ad un’impresa o ad un consorzio di imprese.

“Costa dovrebbe presentare il piano entro agosto” dice Maria Sargentini, dirigente della Regione e presidente dell’Osservatorio. Il piano dovrà essere valutato dall’autorità competenti. “Intanto le operazioni preliminari sono già state previste ed autorizzate” prosegue Sargentini. Come già si sa che il monitoraggio delle acque e dell’ambiente del Giglio andrà avanti per cinque anni, ben oltre le operazioni di ripristino.

Appena la nave se ne sarà andata via, sarà subito effettuata una nuova mappatura dei fondali che sarà condotta da esperti dell’Università “La Sapienza”, gli stessi che lo stanno facendo dall’estate di due anni fa. Saranno rimossi tutti i possibili residui di cantiere e di lavorazione presenti sul fondo del mare, smantellate le undici torri del cantiere ed effettuate le prime prove per togliere i 1370 sacchi di malta cementizia che sono serviti, dopo il raddrizzamento dello scorso settembre, a creare quel ‘materasso’ su cui è stata adagiata la chiglia e la pancia della nave.

Per verificare lo stato dei sacchi l’Osservatorio ha chiesto ieri una prima ispezione attraverso uno dei ‘rov’ che già operano attorno alla nave naufragata. Sarà effettuata nei prossimi giorni. “La loro rimozione – dice ancora Sargentini – è infatti uno dei punti più delicati delle fasi di rimozione delle installazioni di cantiere preliminari al ripristino dell’ambiente marino”.

Tra le attività previste c’è anche la ripulitura di una parte del fondale dai gusci delle cozze, non autoctone, arrivate con uno dei mezzi di supporto al cantiere e che, essendo mitili di mari freddi, sono poi morti e precipitati sul fondo. L’operazione è già stata autorizzata dall’Osservatorio a marzo.