Lettere in redazione

Condannati alla Messa! Ma è una «bufala»

Caro direttore, ho letto della decisione di un Tribunale per i minorenni che avrebbe condannato due ragazzi, autori di atti di bullismo, ad un anno di Messa. Non le sembra una decisione un po’ strana?

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Altro che strana, sarebbe davvero stravagante, se fosse vera. Anche il nostro lettore, che deve avere sospettato qualcosa, usa il condizionale. E fa bene. Eh sì, perché ancora una volta ci troviamo di fronte ad una notizia di fatto falsa. Eppure, senza nessuna verifica, si sono letti titoli del genere: «Atti di bullismo, ragazzi condannati ad un anno di messa». Ma non solo: sono scoppiate immediatamente le polemiche e sui siti internet, soprattutto, si sono sprecate le invettive contro l’imperante clericalismo e contro il bigottismo dei giudici, mentre psicologi e opinionisti hanno gridato la loro indignazione perché «la fede non si impone». E in effetti nessuno l’ha imposta. Tanto che lo stesso Tribunale chiamato in causa ha dovuto diffondere un comunicato nel quale si è precisato che la notizia «è totalmente falsa» in quanto «non sono mai state date prescrizioni di tale natura e neppure verrebbero date, afferendo alla sfera personalissima del sentimento religioso e alla sua pratica».

Gli esperti spiegano (ma lo sanno anche tutte le persone di buon senso) che l’ordinamento penale minorile è rivolto, più che alla repressione, alla educazione e al recupero dei minori che hanno infranto le regole del vivere civile. Su questa linea si è arrivati ad introdurre anche la misura della «sospensione del processo» e la «messa alla prova». Il giudice minorile, generalmente con l’accordo dell’imputato e del suo difensore, «affida il minore ai servizi sociali per lo svolgimento delle opportune attività di osservazione, trattamento e sostegno», secondo un progetto che il minore si impegna ad osservare. Decorso un anno, se la prova ha avuto esito positivo, il giudice dichiara il reato estinto. E questo è quello che è successo nel caso in questione dove i due minori, d’accordo con i loro legali, hanno presentato al giudice un programma che li impegna a frequentare una struttura gestita da religiosi «e a partecipare a tutte le attività in essa previste». La Messa non si nomina mai, anche se, si può presumere, possa rientrare in queste generiche «attività» che vanno sicuramente dal volontariato alla frequenza con profitto della scuola.

Il giudice ha ritenuto il progetto condivisibile in quanto rispondente alle esigenze educative dei minori. Ha sospeso il procedimento, incaricando i servizi sociali di controllare e poi di riferire sull’esito della prova. Se per un anno i due ragazzi osserveranno l’impegno che hanno liberamente assunto, il reato commesso sarà dichiarato estinto e non avranno altre conseguenze. In caso contrario, il procedimento penale riprenderà il suo corso. Tutto qui. Quella notizia è dunque, come si dice in gergo giornalistico, semplicemente una «bufala».

Andrea Fagioli