Vita Chiesa
Congresso Eucaristico, un fiume di carità
Il dono più prezioso. Dopo aver sottolineato che la Chiesa ha sempre considerato l’Eucaristia come il dono più prezioso di cui è stata arricchita, il card. Re ha dedicato la parte centrale dell’omelia al momento attuale e al sentimento religioso che lo connota. Ha infatti rilevato che di fronte alla crisi di fede in Dio che il mondo sta attraversando, l’Eucaristia rappresenta un punto nodale, capace di dare risposta alle aspirazioni profonde del cuore umano e alle grandi sfide presenti nella società odierna. Ha poi messo in luce che l’Eucaristia contiene il nucleo essenziale della risposta cristiana a quanti nel nostro tempo, affascinati dalle capacità creative e dalle mirabili conquiste dell’intelligenza umana, tendono a dimenticare il Creatore e ad illudersi di avere nelle proprie mani anche il proprio destino. La risposta a questo distacco viene nella fede cristiana dall’annuncio dell’Eucarestia come persona viva: è Cristo stesso che si fa nostro nutrimento spirituale e che si fa compagno di viaggio nel cammino della nostra vita, indicandoci la strada e trasmettendoci luce, forza, energia e conforto.
Uno slancio sociale. La verità che la Chiesa non si stanca mai di riaffermare è che l’Eucaristia è il grande motore della vita cristiana, ha proseguito il cardinale. Essa è incoraggiamento a rifare il tessuto cristiano della società e ad educare alla vita buona’ del Vangelo; essa è punto di partenza per la auspicata nuova evangelizzazione, capace di innervare di contenuti evangelici lo stile dei comportamenti, la cultura che ci circonda e l’intera vita. C’è grande bisogno di una nuova edificazione della famiglia e della società sulla roccia della fede in Dio. Il cardinale ha voluto insistere particolarmente su questo aspetto pubblico, sociale dello slancio che i credenti ricevono dal sacramento. Ha infatti aggiunto che l’incontro con Cristo nell’Eucaristia non si esaurisce nel nostro intimo, ma ci spinge alla testimonianza e alla solidarietà con gli altri. Mentre infatti ci unisce a Cristo, l’Eucaristia ci apre agli altri. Essa è stata sempre una grande scuola di attenzione agli altri, di amore fraterno, di solidarietà e di giustizia per rinnovare il mondo in Cristo, nostro Redentore. Così, ha poi notato, attorno al mistero eucaristico si è sempre sviluppato il servizio della carità verso il prossimo. Dall’Eucaristia è sgorgato nei secoli un immenso fiume di carità e di opere sociali.
Bisogno di un colpo d’ala. Avviandosi alla conclusione, il Legato pontificio ha poi messo in luce che anche per la società di oggi, segnata da tanto egoismo, da speculazioni sfrenate, da tensioni e contrasti, da violenze, l’Eucaristia è richiamo all’apertura verso gli altri, al saper amare, al saper perdonare. Il sacramento eucaristico possiede quindi una sua intima forza che si traduce in servizio al bene comune e per il contributo che i cristiani devono apportare alla vita sociale e politica, che oggi ha bisogno più che mai di un colpo d’ala, che porti ad un reale rinnovamento nell’onestà, nella rettitudine morale, nella giustizia e nella solidarietà.
Non è una forzatura. Di questa connotazione sociale del sacramento eucaristico ha poi ampiamente trattato lo storico Andrea Riccardi, con una relazione dal titolo Eucaristia e storia di una nazione, che ha ripercorso i 150 anni dell’Unità d’Italia, rileggendoli con la particolare prospettiva dell’influsso che la fede cristiana ha avuto sulla vita del popolo italiano. Aprendo la sua riflessione, Riccardi ha posto una questione: L’Eucaristia è realtà intima della Chiesa. L’Italia dei 150 anni è invece una vicenda storico-politica. Metterle insieme non è una forzatura? Soprattutto perché lo Stato italiano nasce all’insegna della laicità, contrapposto al papato, con una politica di laicizzazione della società, attuata da leggi che riducono drasticamente la presenza della Chiesa. La risposta deriva dalla constatazione che non fu il rito cattolico a battezzare lo Stato, anche se lo Statuto del Regno dichiarava il cattolicesimo religione ufficiale. Eppure il legame tra l’Eucaristia e la nazione italiana ha trovato secondo Riccardi numerosi riscontri e conferme. Così, ha ricordato, negli anni tra il 1861 e il fascismo, più saggio apparve ai governanti riconoscere il cattolicesimo come religione degli italiani, ma ridurne lo spazio sociale, comprimendolo nel culto, quasi fosse una cappellania della società.
Un grande fattore di italianità. Il perché di quest’accettazione sofferta da parte delle autorità civili della presenza della Chiesa fu dovuta ha poi spiegato a un dato incontrovertibile: Il cattolicesimo segnava tradizionalmente l’orizzonte quotidiano degli italiani, che accorrevano in massa ai riti della Chiesa. Era un grande fattore d’italianità. Manzoni lo aveva detto nel Marzo 1821′ (pubblicato nel 1848): la gente italiana è una d’arme, di lingua, d’altare,/di memorie, di sangue e di cor’. Non c’era unità di sangue né d’arme. L’Italia non era una’ linguisticamente. All’Unità, 600 mila parlavano italiano su 25 milioni. Ne seguì l’unificazione linguistica con il gran ruolo dell’istruzione elementare obbligatoria. Parrocchia, scuola e carabinieri sono tre presenze sul territorio. Dopo il 1861 tanti sentivano di appartenere a un ambiente locale, non all’Italia: una heimat tra le cento città e i diecimila campanili. Il cattolicesimo (l’altare per Manzoni) invece univa tutti.
Sentimento forte e profondo. A cosa si riferisce Riccardi quando parla di questa unione tra il cattolicesimo vissuto e il senso nazionale? La risposta deriva da un’ulteriore constatazione storica: Tra Ottocento e Novecento, la storia del sentimento religioso registra un’ammirazione-adorazione tra il popolo. Lo si vede a Napoli nel 1891, decaduta capitale del Sud, al primo Congresso eucaristico nazionale: manifestazione pubblica a cui sembra parteciparono quasi 100 mila persone. L’Eucaristia, da fatto intimo celebrato nelle chiese, aggrega in piazza il popolo cattolico. Questo sentimento così forte, intimo e profondo al tempo stesso da determinare un comportamento pubblico, connoterà da lì in avanti tutta la storia italiana, fino ai nostri giorni. Ha affermato ancora Riccardi: L’Eucaristia, sacramento intimo, ha una dinamica che spinge fuori dai templi. C’è un legame tra Eucaristia e dimensione sociale della Chiesa. De Lubac parla di aspetti sociali del dogma. I congressi eucaristici, dalla nascita in Francia nel 1881, manifestano l’idea di estendere il regno sociale’ di Cristo nel mondo, celebrando l’umanità e la presenza eucaristica di Cristo.
La fonte della vitalità. Negli ultimi decenni ha riconosciuto lo storico molto è cambiato nell’ethos popolare. Ma c’è una dimensione spirituale della storia. Sarebbe tragico ignorarla oggi, dopo che tanti valori si sono consumati. Questa dimensione spirituale della storia spiega come, nonostante i limiti, il mondo del cattolicesimo italiano sia una risorsa per il futuro. È tanto mescolato alla storia e alla quotidianità del Paese, ma la sua vitalità sta in altre fonti. E questa fonte, la principale, è l’Eucaristia.