Toscana

CONSIGLIO REGIONALE, APPROVATA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE: SPARISCONO LE PREFERENZE

Il Consiglio regionale ha approvato ieri sera dopo un lungo dibattito la nuova legge elettorale. Le novità più caratterizzanti fra quelle previste sono il passaggio dagli attuali 50 a 65 consiglieri, l’abolizione del voto di preferenza soglie di sbarramento all’1,5% se all’interno di una coalizione (che raggiunga il 5%) e del 4% se da soli. La selezione dei candidati avverrà attraverso l’introduzione delle primarie facoltative. Hanno votato a favore i gruppi di Democratici di sinistra, Forza Italia, Alleanza nazionale, Verdi e Sdi, mentre è stato contrario il voto di Udc e Margherita e si è registrata l’astensione di Rifondazione comunista e dei Comunisti italiani. Nelle dichiarazioni di voto Luciano Ghelli, ha motivato il cambiamento di rotta del proprio partito: l’intenzione iniziale infatti era quella di votare a favore: “Non ci è piaciuto il dibattito in aula – ha spiegato – L’impressione era che tutto fosse già stato deciso, mentre forse su alcune questioni si potevano trovare soluzioni migliori”. Per Marco Carraresi (Udc) il motivo del dissenso è stata l’abolizione delle preferenze: “Sembra che ormai siano diventate sinonimo di corruzione – ha detto – In realtà, sono una possibilità che si toglie ad oltre un terzo di cittadini toscani, che nelle scorse elezioni le ha usate”. Soddisfazione per la conclusione del lavoro è stata invece espressa da Paolo Cocchi (Ds), che ha dichiarato: “Con questa legge diamo un’importante opportunità di accesso alle istituzioni a tutti i soggetti, le componenti, le voci della società civile che fino ad oggi, per un meccanismo a crescente base patrimoniale, rimanevano escluse”. A conclusione della seduta, il Consiglio ha approvato all’unanimità una mozione, presentata da Pieraldo Ciucchi (Sdi), che invita le amministrazioni locali della Toscana a prevedere nei loro Statuti la partecipazione al voto dei giovani sedicenni nelle elezioni per i quartieri e nei referendum popolari.

Ad illustrare in Aula il testo era stato il capogruppo di Alleanza nazionale, Maurizio Bianconi, che per due anni ha guidato la sottocommissione elettorale nell’ambito della commissione speciale per lo Statuto. Bianconi ha ricordato come la nuova normativa elettorale si basi su cinque punti fondamentali: “Proporzionalità, stabilità, territorialità, differenza di genere e candidature regionali”. Sono stati inseriti dei limiti alla rappresentanza proporzionale: una lista, per avere propri rappresentanti eletti, deve raggiungere almeno l’1,5 per cento dei voti nell’ambito di una coalizione. Se una lista corre al di fuori di una coalizione, invece, questo limite viene innalzato al 4 per cento. Il premio di stabilità è fissato al 55 per cento per le coalizioni che vincono con una percentuale fino al 45 per cento e al 60 per cento per le coalizioni che vincono con percentuali superiori al 45 per cento. Alla coalizione perdente viene comunque garantito il 35 per cento dei seggi. Questo affinché non ci siano né maggioranze troppo forti né minoranze troppo schiacciate.

L’aumento dei consiglieri da 50 a 65, attraverso il neccanismo di elezione introdotto, garantirà certezza di rappresentanza a tutte le province. Sono previste norme incentivanti della partecipazione femminile sia nel capolistato facoltativo, vale a dire che se si sceglie di avere due capolista invece di uno almeno una deve essere donna, sia nelle liste circoscrizionali dove è necessaria una rappresentanza di almeno un terzo. E’ stato abolito il “listino” che prevedeva l’elezione di “uomini del presidente”, in genere destinati a far parte della squadra di governo; d’ora in poi la Giunta dovrebbe essere formata da assessori tutti esterni al consiglio. E’ stato però mantenuto il voto disgiunto tra Presidente e liste. L’articolo 13, quello che abolisce il voto di preferenza, uno dei più discussi, è stato approvato, con il voto contrario del gruppo Udc e con l’astensione dell’assessore Franci. Rifiutata una proposta alternativa complessiva presentata dalla Margherita che prevedeva una parte dei seggi assegnata con collegi uninominali e i rimanenti attribuiti ricorrendo alle circoscrizioni provinciali, mantenendo per questi il voto di preferenza.

Statuto regionale, primo sì del Consiglio

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