Toscana

CONSIGLIO REGIONALE, IL DIBATTITO SULLE PROPOSTE DI RIDUZIONE DEI CONSIGLIERI

“E’ opportuno che il Consiglio, quest’oggi, ponga un punto fermo sulla scelta del ‘range’ entro cui operare la riduzione di consiglieri ed assessori. Una decisione finale compresa nell’intervallo 50-55 consiglieri e 8-10 assessori costituirebbe, a mio avviso, un risultato di grande spessore e di grande rilevanza per la credibilità dell’impegno assunto il 27 giugno 2007”. Così Marco Remaschi, presidente della commissione speciale per l’attuazione dell’ordine del giorno consiliare del 27 giugno 2007, ha concluso la sua relazione all’aula sull’attività svolta. Sono proposte avanzate “a titolo del tutto personale”, dopo aver svolto “l’impegno notarile della rendicontazione” del lavoro fatto. Remaschi ha inoltre sottolineato “l’opportunità, che per altri è una necessità e per altri ancora l’inevitabilità” di una correzione della legge elettorale vigente, che “presenta delle discrasie rispetto alla volontà popolare, al bisogno di stabilità e governabilità, alla rappresentanza effettiva dei territori, allorquando è chiamata a produrre un’assemblea così ridotta nel numero di componenti”. Il presidente ha infine invitato la Giunta ad una “valutazione dettagliata dei processi economici finanziari” che le iniziative legislative sulla riorganizzazione degli enti producono, dal momento che la commissione, nel corso dei suoi lavori, ha avuto difficoltà a percepire l’ “esatta quantificazione della riduzione dei costi previsti”. Remaschi ha inoltre invitato l’esecutivo a monitorare, con una relazione trimestrale al Consiglio, la riduzione degli incarichi e delle consulenze esterne rispetto agli impegni assunti, “per garantire il proseguimento di questa azione meritevole di riconoscimento”. Il presidente della commissione ha ricordato che nei tre mesi circa di lavoro, a cadenza quasi settimanale (undici sedute, di cui quattro con rappresentanti della Giunta ed una con il comitato di cittadini sostenitori di un referendum sulla legge elettorale) è stato svolto un lavoro “utile per la definizione delle proposte e la successiva formazione delle scelte” e “positivo per la conoscenza del quadro di massima entro cui andare ad incanalare i processi decisionali di merito”. “Non è poco, credetemi – ha commentato – specie alla luce dell’imprevedibile forte condizionamento che i lavori della commissione hanno dovuto subire per l’inaspettato evento elettorale”. In questo quadro, il relatore ha ricordato la presentazione, da parte del gruppo di FI-Pdl un documento dettagliato di proposte sui quattro punti al centro dell’ordine del giorno del 27 giugno 2007 e l’enunciazione a grandi linee della proposta del Pd sulla riduzione di consiglieri ed assessori e sulla legge elettorale. “Avviata la discussione, adesso occorre procedere speditamente, senza fretta o affanno. Discutiamo ancora su tutto, ma poi apriamo un’altra fase non di dibattito ulteriore, ma operativa. Direi quasi alternativa, che sviluppi la discussione, dia obiettivi nel massimo della trasparenza. Tra i costi della politica ci stanno anche le discussioni inconcludenti”. Così il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini. È un lavoro di stretta competenza del Consiglio, ha aggiunto, che deve portare a termine l’opera contenuta nell’ordine del giorno che ha dato origine alla commissione. Il vero punto, è la domanda di riduzione. Una domanda fortissima che sta ovunque e nella quale si fa poca o nulla distinzione tra le varie voci di spesa dell’ente”. “Voglio porre una domanda: il problema più grosso – ha continuato Martini – sono i 65 consiglieri o i 58 parlamentari? Per me, per la Toscana sono i 58 parlamentari ma come mai non sono un problema per nessuno?”. Secondo il governatore, Giunta e Consiglio devono darsi un “percorso limpido e condiviso. Si può tornare a 50 consiglieri e tra 6 e 9 assessori, ma ci sono priorità obbligatorie: elezione diretta del presidente, governabilità intesa come premio di maggioranza adeguato, equilibrio di poteri tra Giunta e Consiglio, statuto dell’opposizione che consenta di avere un elemento di garanzia”. In materia di legge elettorale, per il governatore, è “sbagliato accostare la legge nazionale a quella della Toscana. Le due cose non sono parenti anche se hanno similitudini”. Martini ha quindi detto di “non essere un amante delle preferenze: chi lo è può sfogarsi con i 5mila altri esponenti che si scelgono tramite queste”. In questo senso, il governatore propone di “evitare reciprocamente eccessi: non è vero che tutto è pronto, che la Giunta ha già predisposte e avviato linee guida”. “Non abbiamo presentato misure palliative. Abbiamo avviato un percorso, apriamo una seconda fase, discutiamo ancora su tutto, consulenze, costi della comunicazione, consigli di amministrazione. Poi andiamo avanti. Io propongo – ha continuato Martini – di guardare alle esperienze più virtuose e rigorose delle altre regioni. Se siamo d’accordo, adottiamole”. Da qui l’altra proposta del governatore toscano: “Allegare al Dpef che approveremo a luglio un documento che contenga un’ ulteriore fase corale di discussione. Poi questa fase deve mutare. Occorre individuare all’interno della maggioranza un punto di condivisione, di sintesi per poi tornare in Consiglio”.Martini ha quindi concluso ricordando all’Aula un paradosso: “Siamo nell’occhio del ciclone perché abbiamo sviluppato e avviato una discussione e perché facciamo fatica a portarla a termine. Nel resto del Paese questa discussione non si fa neppure. Questo mi dice che la Toscana è una terra particolarmente esigente”. (cs)