Lettere in redazione

«Coraggio laico» contro il Concordato

Leggevo in questi giorni che c’è stata un’iniziativa dei giovani socialisti durante il concerto del 1° maggio a Roma consistente in una raccolta di firme per l’abolizione del Concordato, e con la contemporanea distribuzione di volantini sulla pseudo giornata del «Coraggio laico». Cosa c’entra essere laici con l’abolizione del Concordato? Cosa c’entra l’attacco alla Chiesa con una manifestazione che è laica e che è all’insegna del «Più Famiglia», slogan che non è scritto nel Concordato ma di cui è intrisa la nostra Costituzione italiana?

La sinistra di un tempo aveva certamente maggiore rispetto e minore livore verso la Chiesa e l’identità del popolo italiano rispetto a questi giovani che hanno poco di laico e molto di fondamentalisti e di intolleranti.

Come stupirsi poi se in un clima così avvelenato si infiltrano frange estremiste che addirittura minacciano i vertici della Chiesa italiana? Non sarebbe meglio che certe forze politiche concentrassero le loro attenzioni verso le vere emergenze della società? È grottesco che certi leader politici utilizzino costantemente i media per attaccare la Chiesa e ridicolizzare il suo magistero e poi si allarmino se arrivano le minacce a mons. Bagnasco o altri… generalmente chi semina vento raccoglie tempesta!Michele FerrariCarrara

«Stato laico non significa nulla: è una contraddizione in termini», spiegò bene Giorgio La Pira nell’intervento alla Costituente dell’11 marzo 1947 (che cito dalla sua successiva rielaborazione in «Architettura di uno Stato democratico»). «Laico, nell’accezione dell’on Nenni – proseguiva La Pira– significa… stato che opera come se la persona umana non avesse una essenziale orientazione religiosa e come se le comunità religiose non fossero elementi essenziali del corpo sociale». Il che non vuol dire, precisò, che noi vogliamo uno «stato confessionale», cioè «nel quale dalla professione di una fede derivano conseguenze giuridiche». Non lo vogliamo né laico, né confessionale, ma semplicemente basato su «quel grande principio della libertà delle coscienze che è un principio essenziale del cristianesimo». Anche perché, aggiunse La Pira, uno stato «laico» come lo intendeva Nenni era paradossalmente uno «stato religioso a suo modo», perché dava «un certo giudizio di valore sulla natura umana… e a questo giudizio» conformava «i suoi ordinamenti».

Così chi oggi chiede l’abolizione del Concordato ripropone concezioni ormai datate, sconfitte dalla storia. Anzi, con il tempo si è capito che era giusto regolare con «intese» anche i rapporti con altre comunità religiose, come saggiamente prevedeva la Costituzione all’art. 8. E dopo quelle con Valdesi, Assemblee di Dio, Avventisti, Comunità Ebraicche, Battisti e Luterani, concluse nel decennio 1984-1995, lo scorso 4 aprile ne sono state firmate altre. adesso in attesa di ratifica parlamentare, tra cui quelle con Induisti, Buddisti e Testimoni di Geova (quest’ultima ha fatto anche molto discutere).

Quanto al clima velenoso contro il presidente dei vescovi italiani basterebbe citare l’emendamento proposto pochi giorni fa a Strasburgo da tre europarlamentari, Vittorio Agnoletto e Giusto Catania di Rifondazione Comunista e Monica Frassoni dei Verdi: «il presidente dei vescovi italiani ha comparato un progetto di legge – si leggeva nella risoluzione, poi fatta ritirare – che conferisce una serie limitata di diritti alle coppie omosessuali a una licenza a commettere atti di incesto di pedofilia». E qui i casi sono due: o i tre europarlamentari (strapagati con i nostri soldi, peraltro) hanno parlato senza documentarsi (sul nostro sito abbiamo pubblicato integralmente la sbobinatura del testo incriminato), basandosi solo sui sentito dire, oppure mentono sapendo di mentire.

Claudio Turrini