Opinioni & Commenti

Da Francesco d’Assisi a Francesco di Roma

In una lettera ai fedeli i vescovi lombardi hanno riassunto molto bene la grave situazione dell’Italia e del mondo di oggi: «La questione sociale che la crisi economica ha portato con forza in primo piano; il bisogno di sforzi intensi per costruire cammini di pace che mettano fine alle tante violenze in atto; il bisogno di ritrovare sapienza e virtù per essere veramente donne e uomini maturi e generatori di vita».Il Santo di Assisi, con la sua vita e la sua morte, ci insegna ancora oggi cosa sia veramente la fraternità, la povertà come scelta di semplicità e di vita condivisa con chi è nel bisogno, il personale impegno e la radicale testimonianza di pace e di riconciliazione con Dio, con tutti gli esseri viventi.

Ad Assisi e dintorni possiamo «fare il pieno di Francesco», illuminati ed estasiati dall’arte e dalle meraviglie del Creato: il complesso del Sacro Convento e delle tre Basiliche, l’Eremo delle carceri destinato alla cura dei poveri e dei lebbrosi, San Damiano dove una voce gli disse: «Francesco, va’ e ripara la mia casa…», il «tugurio» di Rivotorto ed ancora La Foresta dove Francesco giunse nel 1225, e scrisse l’immortale Cantico delle Creature, ed infine la Porziuncola dove il santo morì, sulla nuda terra, nella notte tra il 3 e 4 ottobre 1226.

E ad Assisi (e non solo) è impossibile non pensare, non «desiderare» l’altro Francesco di oggi, che nella sua prima enciclica, confessa d’aver «preso il suo nome come guida e come ispirazione nel momento dell’elezione a Vescovo di Roma».

«Credo che Francesco – continua il Papa – sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. Egli manifesta un’attenzione particolare verso la creazione di Dio e verso i più poveri e abbandonati. Era un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità, in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso».Non posso non ricordare quanto Francesco (Papa) disse il 4 ottobre 2013, nella Sala della Spoliazione ad Assisi: «Tutti dobbiamo andare per la strada di Gesù, diversamente diventeremmo cristiani di pasticceria! Tanti di voi sono stati spogliati da questo mondo selvaggio, che non dà lavoro, che non aiuta, cui non importa se ci sono bambini che muoiono di fame, non importa se tante famiglie non hanno da mangiare, non hanno la dignità di portare pane a casa; non importa che tanta gente debba fuggire dalla schiavitù, dalla fame, cercando la libertà. Con quanto dolore, tante volte, vediamo che trovano la morte».

In coerenza col suo «nuovo» nome, Francesco (Papa) continua a spingerci «in uscita» con audacia, verso le periferie esistenziali, dove maggiori e più scandalosi sono i diritti negati ai nostri fratelli esclusi, così come continuamente ci ricorda la «cultura dello scarto» che non risparmia nessuno, finendo per generare violenza e morte, spiazzandoci tutti, mettendo a difesa della sua casa un cordone di guardie svizzere speciale: clochards, senza fissa dimora, mendicanti, persone ignorate e rifiutate da tutti. Che benefico pugno nello stomaco per tutti noi che ci gloriamo del nome di Cristo. E non risparmia nemmeno i «grandi». Ne ha dato ampia prova nel suo recente viaggio a Cuba e negli Stati Uniti.

Come Francesco d’Assisi, anche Francesco di Roma non ha paura di «fare confusione», convinto com’è che la nostra fede è sempre rivoluzionaria. Anche per questo, ripetiamo anche noi: «Laudato si’ mi Signore».