Opinioni & Commenti

Da Roma a Firenze, più famiglia e più Repubblica

di Savino Pezzotta

Da molti anni sono uso a frequentare manifestazioni, ma l’esperienza che ho vissuto il 12 maggio in Piazza San Giovanni la ritengo unica e da serbare nel cuore.

Il Family day è stata una giornata gioiosa, allegra, seria, impegnata e soprattutto mite. In quella piazza si sono date appuntamento le famiglie italiane per testimoniare il loro impegno a vivere l’amorevolezza dei rapporti affettivi nella ricerca di fedeltà, continuità, fecondità e responsabilità.

Una piazza di popolo, di quel popolo minuto ed operoso che popola le nostre contrade, che si ritrova la domenica sui sacrati delle parrocchie, dei paesi, che non frequenta i salotti bene e che si accontenta dei frutti del lavoro.

In quella piazza ho incontrato la mia gente, venuta da ogni parte d’Italia con i loro cestini per il pranzo, quasi a voler fare di piazza San Giovanni una gita fuori porta.

Ho visto mamme che davano la pappa ai loro bambini, i papà che portavano sulle spalle i figli più piccoli e tenevano per mano i grandicelli. C’erano schiere di giovani che mai m’era stato dato di incontrare così numerosi in altre manifestazioni. La bellezza dei fidanzatini che con gli sguardi innamorati illuminavano la piazza. Confesso che l’«Orso Bergamasco» si è commosso.

Chi cerca di contrapporre questa piazza all’altra e di metterle sullo stesso piano compie un errore di prospettiva, manifesta un’incomprensione profonda ed ha lo sguardo offuscato e spiace che siano persone che ricoprono incarichi politici e di rappresentanza a non vedere le differenze.

La piazza delle famiglie era la piazza della mitezza, di coloro che ogni giorno faticano e che chiedono di non confondere il bello della famiglia con altro. Non una piazza contro ma positiva, tesa ad affermare valori e attenzioni. Sono stato felice di aver potuto fare il portavoce di questo popolo.

E la gioia che mi ha pervaso è stata così profonda e coinvolgente che mi ha impedito di entrare in controversia con chi nei giorni seguenti la manifestazione invece di mettersi in ascolto ha tentato di fare delle graduatorie e ha scelto la strada banale e sterile della polemica.

Oggi io mi porto nel cuore il volto di tante persone e la responsabilità di continuare un impegno sociale e culturale a favore della famiglia.

In questi giorni è in corso a Firenze un grande incontro promosso dal Governo sul tema delle politiche familiari; spero che quanto ha detto Piazza San Giovanni anche attraverso le parole dei portavoce sia recepito.

Non sarò a Firenze, non per polemica o distinguo politico, ma per il semplice fatto che il mio compito di portavoce delle associazioni è terminato. Non sono mai stato uso a confondere i ruoli e le funzioni e alla Conferenza mi sento rappresentato dal Forum delle famiglie che porterà in quella assise le speranze e le attese che le famiglie italiane hanno espresso il 12 di maggio.

Il Family Day ha però già raggiunto alcuni dei suoi obiettivi:1) introdurre nel dibattito politico la questione della famiglia sia dal punto di vista culturale e antropologico, che da quello politico sociale;2) affermare che il termine famiglia non può essere pluralizzato e che le persone diversamente conviventi vanno garantite sul piano personale e del diritto comune;3) evidenziare l’urgenza di politiche famigliari che siano la prefigurazione di un nuovo stato sociale. Queste sono affermazioni di principio che richiedono un intervento del legislatore per promuovere la famiglia fondata sul matrimonio, come previsto dagli art. 29, 30, 31 della costituzione.Spero che dall’incontro di Firenze esca la volontà del Governo ad attivare da subito, anche attraverso un confronto con le Associazioni familiari, un progetto organico di politiche per la famiglia che sia in grado di prevenire e contrastare le dinamiche di disgregazione sociale e promuovere il bene comune. Mi attendo un sistema di tassazione e tariffario che tiene conto del compito essenziale svolto dalla famiglia, come l’accompagnamento e l’educazione dei figli e che non penalizzi, ma agevoli le famiglie numerose.

Serve una politica del lavoro che aiuti il formarsi delle famiglie e che pertanto contrasti le precarietà, che concili la vita lavorativa con l’impegno familiare. Va accentuato l’impegno per la creazione di servizi per l’infanzia e una politica a favore della natalità e la promozione e protezione del diritto alla vita d’ogni essere umano dal concepimento, nella crescita, nel lavoro, fino al termine naturale. Va parimenti riconosciuto il diritto dei minori alla vita famigliare anche attraverso le adozioni nazionali e internazionali.

In definitiva spero in politiche famigliari universali, promozionali, distintive e non assistenziali. Occorre uscire dal paternalismo della tutela per entrare nel campo delle libertà sociali e dell’autopromozione. Oggi abbiamo bisogno di più famiglia e di più Repubblica e di uno stato che non limiti l’espressione delle libertà sociali.

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