Italia

Dall’obiezione di coscienza al servizio civile, convegno a Firenze

Perché un convegno a 40 anni dall’approvazione della prima legge sull’obiezione di coscienza al servizio militare? Anzitutto per fare memoria. Di quello che c’è stato prima del 1972: per non dimenticare, cioè, le lotte che i singoli giovani hanno promosso per vedere riconosciuto legalmente un diritto per il quale avevano accettato di andare perfino in galera. Ma anche per ricordare quello che c’è stato dopo il 1972: la legge promulgata il 15 dicembre di quell’anno si rivelò ben presto nel suo impianto punitivo e foriero di ulteriori motivi di frizioni e contrasti tra chi guardava con sospetto chi «deviava» dalla strada che percorreva obbligatoriamente la gran parte dei giovani e chi invece proclamava una visione diversa della società e dei rapporti tra i singoli e i popoli. Una legge, quella del ’72, inadeguata a governare un fenomeno che, fino alla fine della leva obbligatoria, ha coinvolto quasi un milione di giovani e che tuttavia il Parlamento ha faticato per quasi tre lustri prima di poter riformare. A dire il vero, ci aveva provato nel 1992, ma l’allora Capo dello Stato Cossiga non promulgò la nuova legge dando ascolto, così, più alle pressioni della lobby militare-conservatrice che alle richieste della società civile. Fu solo nel 1998, infatti, che obiettori ed enti videro approvata una nuova legge che finalmente riconosceva l’obiezione come diritto soggettivo e inseriva appieno e con una propria specificità il servizio civile nel quadro della difesa della patria.

Perché Firenze? Perché il capoluogo toscano è stato uno dei teatri in cui si è svolta parte di questa storia pluridecennale. Basterebbe pensare agli anni ’60 del secolo scorso e ai nomi di Giorgio La Pira, Ernesto Balducci, Lorenzo Milani, Giuseppe Gozzini, Fabrizio Fabbrini. Persone che, non a caso, hanno tutte in comune, oltre alla fede cristiana, l’essere passati dalle aule dei tribunali proprio per il loro schierarsi a favore degli obiettori di coscienza (i primi tre) o per aver osato (gli altri due) obiettare alla famosa «cartolina precetto» col quale lo Stato ti chiamava a prendere le armi. E non a caso tutto ciò accadeva negli anni della «Pacem in terris» di Papa Giovanni, che definiva la guerra una cosa «fuori dalla ragione», e del Concilio Vaticano II che invitava a pensare alla pace con una «mentalità completamente nuova».

Ma il convegno vuole anche guardare avanti e al futuro del servizio civile, che negli ultimissimi anni sta vivendo una crisi profonda. Il servizio civile nato nel 2001 su base volontaria ha ereditato il testimone di un’esperienza di grande partecipazione da parte dei giovani: se in dieci anni quasi 300mila giovani (in gran parte donne) hanno scelto di servire per un anno la propria comunità nei diversi progetti di assistenza, educazione, protezione civile, promozione culturale e ambientale, in Italia e all’estero, vuol dire che c’è in giro una gran voglia di impegnarsi, di sporcarsi le mani, di costruire veramente quella «res publica» che è cosa di tutti. E che questa voglia ce l’abbiano i giovani è motivo di grande speranza. Sta allo Stato, alle istituzioni, alla politica, allora, decidere se questi quarant’anni debbano finire qui oppure se il modello di partecipazione, formazione, solidarietà che i giovani e gli enti hanno costruito abbia un futuro e possa continuare a dare il proprio contributo alla crescita del nostro Paese. Insomma, per continuare a coniugare la pace con la solidarietà.

*Caritas Italiana

Il programma del convegno

Si tiene a Firenze, il 15 e 16 dicembre il convegno a 40 anni dal riconoscimento legale dell’obiezione di coscienza al servizio militare – 1972-2012 «Avrei (ancora) un’obiezione! Dal carcere al servizio civile. Percorsi per una difesa civile, non armata, nonviolenta», promosso da Movimento Nonviolento e Cnesc (Coordinamento nazionale enti servizio civile) in collaborazione con altre realtà.Sabato 15 dicembre, Palazzo Vecchio, Salone dei Cinquecento (ore 10-13), Dall’obiezione di coscienza al servizio civile nazionaleMatteo Renzi, Sindaco di Firenze, Giovanni Pasqualetti, Paola Paduano, Sam Biesemans, Luca Orsoni. A seguire il video Pietro Pinna «La mia obiezione» e gli interventi di Nicola Labanca (L’obiezione di coscienza al servizio militare: una storia italiana), Mao Valpiana (Il contributo dell’obiezione di coscienza alla promozione della pace e della giustizia sociale), Licio Palazzini (Il contributo del servizio civile degli obiettori di coscienza al protagonismo dei giovani). Quindi, testimonianze di obiettori di ieri e volontari di oggi e le conclusioni affidate al ministro per la cooperazione Andrea Riccardi. Flash mob: «Le vie del Servizio Civile» e «Mettiamoci la faccia» (a cura dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII e della Crescit).

Nel pomeriggio, al Convitto della Calza, Sala Pontevecchio (ore 15-19)La storia dell’obiezione di coscienza al servizio militare in Italia (Sergio Albesano), L’obiezione di coscienza al servizio militare in Europa e nel Mediterraneo (Sam Biesemans, Jean Fabre, Luca Buzzi), Le sfide dell’obiezione di coscienza al modello di difesa (Nanni Salio, Massimo Paolicelli, Nicola Lapenta), I giovani nel servizio civile e nel servizio civile nazionale (Francesco Spagnolo, Silvia Conforti). A seguire le testimonianze di Matteo Soccio, Alberto Trevisan, Piercarlo Racca, Mario Pizzola, Sandro Gozzo, Lorenzo Porta, Maurizio Corticelli, Nicola Canestrini.

Maria Teresa Capecchi parlerà dell’impegno per la riforma legislativa, Sandra Bettio del ruolo delle associazioni e degli enti e Samuele Filippini di Un servizio senza confini. Alle, 21, al Convitto della Calza, Sala Pontevecchio, proiezione di «Non uccidere (Tu ne tueras point)» di Claude Autant-Lara (1961); introduce Goffredo Fofi.

Domenica 16 dicembre, al Teatro della Pergola, (ore 10-13), L’ambizione: il servizio civile per tutti, con interventi di Daniele Lugli e Diego CiprianiPasquale Pugliese e Primo Di Blasio.

Per informazioni: tel. 347 8896220 (CNESC) – tel. 045 8009803 (Movimento Nonviolento); email: convegno40anni@cnesc.it