Toscana

Decreto sicurezza, una violazione del diritto alla salute

In questi giorni il governo ha approvato il decreto sicurezza che contiene in maniera molto discutibile l’emendamento della Lega che abolisce il divieto per i medici di denunciare gli immigrati irregolari. Perché discutibile in primo luogo la scelta di un decreto legge, emesso a luglio ed oggi convertito, uno strumento che richiede situazioni di urgenza mentre invece viene usato in modo inopinato a modificare norme dell’ordinamento che non presentano queste caratteristiche di somma urgenza. In secondo luogo il decreto si presenta come uno spezzatino andando a incidere  su materie diverse dal diritto alla salute piuttosto che  il decentramento amministrativo conferendo agli amministratori locali, investiti di poteri che rischiano di scontrarsi con i ruoli dei Prefetti, responsabili della sicurezza, fino ad arrivare a incidere sulle norme di stato civile legate al matrimonio. Ancora una volta il legislatore evita di intervenire in modo organico e procede con interventi spot che in molti casi non fanno altro che stratificarsi rendendo il nostro ordinamento pesante e frammentario che ha come unico effetto l’incertezza del diritto.

Inoltre appare grave anche il contenuto degli interventi al punto che «Famiglia Cristiana» parla di norme razziali. In particolare l’inserimento da parte della Lega dell’emendamento che abolisce il divieto per i medici di denunciare gli immigrati irregolari è stato aspramente criticato dalle associazione dei medici secondo Medici Senza Frontiere viene minato il diritto alla salute.

«Siamo sconcertati per la scelta del Senato di avere consapevolmente ignorato il grido di allarme lanciato dagli ordini professionali di medici, infermieri e ostetriche e da centinaia di associazioni e rappresentanti della società civile», dichiara Kostas Moschochoritis, direttore generale di MSF Italia.

«Una scelta che sancisce la caduta del principio del segreto professionale per il personale sanitario volto a tutelare il paziente come essere umano indipendentemente da ogni altra considerazione».

Per l’esponente di Msf, la «ambiguità» conseguente all’abrogazione del divieto di denuncia e «di conseguenza, il concreto rischio di segnalazione e/o denuncia contestuale alla prestazione sanitaria creerà nell’immigrato privo di permesso di soggiorno e bisognoso di cure mediche, una reazione di paura e diffidenza in grado di ostacolarne l’accesso alle strutture sanitarie. Tutto ciò potrebbe provocare una pericolosa ‘marginalizzazione sanitarià di una fetta della popolazione straniera presente sul territorio».

Medici Senza Frontiere ha promosso insieme a SIMM, ASGI e OISG della campagna «Siamo medici e infermieri – Non siamo spie». All’appello hanno risposto anche i Medici cattolici con il suo presidente Vincenzo Saraceni che ha affermato: non denunceremo nessuno, ribadendo la contrarietà a questa norma. Il presidente dei medici cattolici, ha sottolineato. «Sono certo – dice il presidente dell’Amci – che i medici si asterranno dal denunciare gli irregolari a cui prestano cure. E anche noi daremo indicazioni in tal senso, fatta eccezione, chiaramente, per quei pazienti che si sono macchiati di gravi crimini. Ma questo vale anche per gli italiani, non solo per gli immigrati». Se, dunque, Saraceni si dice convinto che i medici italiani, nonostante l’emendamento, si asterranno dal segnalare i clandestini ai quali prestano cure, «la mia preoccupazione – spiega – è legata alla possibilità che gli irregolari non si rivolgano più al Ssn, per comprensibile paura». E su eventuali ripercussioni sulla salute della collettività, Saraceni riconosce: «Non vorrei agitare spettri, ma è chiaro che se una malattia infettiva non viene curata cresce il rischio che si diffonda. E comunque, al di là di questo aspetto, siamo preoccupati per la salute dei singoli».

All’intervento civile della società civile e degli ordini professionali hanno fatto con alcune Regioni, che ricordiamo hanno competenza diretta sui temi della salute l’assessore alla salute della Toscana, Enrico Rossi, ha invitato i medici «a non utilizzare la possibilità della denuncia», e ha parlato di «un provvedimento disumano, che va contro i principi di base della sanità pubblica e il senso di umanità». «Da parte nostra – ha spiegato Rossi – valuteremo la possibilità di intervenire con indirizzi specifici rivolti ai Pronto Soccorso e alle Asl e di studiare iniziative legislative in materia».