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Dietro l’aborto selettivo la terrificante ipotesi di annientare i bambini down

«Tutte le volte che si ammettono criteri selettivi si uccide una persona, che è il nascituro, ma si offende tutta la società, tutta l’umanità». È il commento di monsignor Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, all’aborto selettivo effettuato su una coppia di gemelle in un ospedale di Milano, e che ha portato alla soppressione del feto sano anziché di quello affetto da sindrome di Down (ma poi anche di quest’ultimo).

«Il bene della madre che si è trovata in queste circostanze (per cui noi preghiamo), il bene del figlio che ha perduto la vita (si dice per un semplice errore medico), il bene della famiglia, il bene della società, il bene comune, richiede innanzitutto – ha dichiarato monsignor Sgreccia in un’intervista a Radio Vaticana – l’accoglienza della vita. Soltanto con questo atto fondamentale da parte di tutte le persone interessate si raggiunge la vera serenità, la vera pace della coscienza e il vero bene della società». «Dobbiamo sentirci tutti sollecitati, da questo fatto e da molti altri che si ripetono di giorno in giorno – prosegue il presidente della Pontificia Accademia per la vita – a riprendere un nuovo e diverso impegno per ottenere il rispetto della vita fin dal primo momento, perché queste creature hanno la stessa dignità».

Secondo Sgreccia, «soltanto accogliendo la vita per quello che è, per il valore che ha e per il bene e che porta con sé, la società va verso il bene comune e noi dobbiamo mirare al bene comune, evitando le polemiche ma assumendo le vere responsabilità». Pratiche come l’aborto selettivo, invece, mirano alla «scomparsa dalla faccia della terra del bambino Down». «Un brutto segno», lo definisce Sgreccia, che «si sta verificando oggi nelle società più avanzate» e che «man mano dilaga sempre di più verso altri difetti» tipici di quella che Giovanni Paolo II chiamava la «cultura di morte». «La si pratica nella fecondazione artificiale, la si pratica ogni volta che si fa l’aborto, perché l’aborto è sempre selettivo», sottolinea Sgreccia: «Molte volte – aggiunge – si selezionano e i selezionati sani sono tali solo in omaggio a una non capacità, a una non volontà, a un non riconoscimento, a una non accoglienza, a delle circostanze che sono ancor più banali». Per questo, conclude il presidente della Pontificia Accademia, un «cambio di mentalità» è «urgente se vogliamo costruire una società degna di persone umane e che si sentono tutte uguali per dignità».