Vita Chiesa

«Diocesi in rete»: Uno scontro tra tenebre e luce agita il «digitale»

di Mauro Banchini

Ce la farà il gesuita di «Civiltà Cattolica», padre Antonio Spadaro, a trovare le fondamenta per la cyber-teologia? Riuscirà il direttore del «Sole24Ore», Gianni Riotta, a recuperare fiducia sui «nuovi media che ormai sono vecchi»?

Riusciremo, come comunità di base, a capire – come ricordato da don Domenico Pompili, portavoce dei vescovi italiani – che la rete è davvero «una seconda nostra pelle» e che davanti ai nuovi media ormai non è importante «come li stiamo utilizzando» ma «come essi ci stanno cambiando»? Sapremo accogliere la sfida digitale che, come detto da mons. Claudio Giuliodori capo dei vescovi impegnati nel settore, è anche «sfida di contenuti»? Avranno valore le preghiere delle monache sudtirolesi («Preghiamo per voi») su intenzioni («almeno una cinquantina al mese») raccolte nel sito della diocesi di Bolzano? E quei preti che utilizzano il lezionario on-line, troveranno strano baciare un «gassoso» iPad invece che un «solido» foglio di carta?

La due giorni romana («Diocesi in Rete») voluta da due uffici Cei (Comunicazioni e Informatica), è scorsa anche dentro queste domande. Direttori di uffici diocesani, suore e preti ipertecnologici, informatici e cronisti hanno convissuto nel palazzo sull’Aurelia. Dopo i convegni («Parabole Mediatiche» di otto anni fa, «Testimoni Digitali» dello scorso aprile), si è partiti con un bel confronto fra il giornalista un tempo amante del web (oggi assai più disincantato) e il gesuita che del web sta cercando di costruire addirittura una teologia specifica.

Per Gianni Riotta, il confronto è sempre quello: fra le «tenebre» e la «luce». Lui teme che saranno le prime a prevalere, ma poi ci fa sapere che ne ha discusso con un grande vecchio chiamato Carlo Maria Martini recuperando un po’ di ottimismo. Ma c’è una condizione: trovare il modo per non «inquinare l’accesso alle fonti». Se non ci riusciremo, a prevalere sarà la deriva relativistica: nessuno accetterà più una verità che non sia la sua. E finiremo con una prospettiva inquietante: «6 miliardi di blog che si odiano reciprocamente».

Tutta da leggere (www.diocesinrete.it) la relazione di padre Spadaro. «Sarà il discernimento – ha detto, interrompendo Riotta – a farci riconoscere la luce». Ed è su questa parola che ruota il discorso. «Ci sono siti sciocchi, ma esistono anche siti di una enorme serietà: dobbiamo aiutare la gente a capire quali sono le fonti attendibili». Intriganti le considerazioni del gesuita sulla natura … teologica di molte fra le parole chiave del web: «salvare», «convertire», «giustificare». Termini informatici presi in prestito dalla teologia.

Interessanti – nella due giorni conclusa con un «vademecum» – anche profili più operativi. Qualche esempio: creare siti capaci di farsi vedere anche da persone deboli; mettere in rete le parrocchie italiane, anche con mappe georeferenziate (www.parrocchiemap.it

Tre note finali. Una generale (tornando a casa tutto, purtroppo, pare molto lontano). Una economica (occorrono risorse). Una regionale (le diocesi toscane presenti a Roma non erano più di quattro o cinque).